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mercoledì, 30 Luglio 2025

“Eravamo una famiglia, non solo soldati…”

Silenzio al Sacrario del Colle di Nava. In piedi, uno accanto all’altro, gli ultimi reduci della gloriosa Divisione Cuneense rendono omaggio al generale Emilio Battisti e ai Caduti fra i quali volle riposare per sempre. Le loro mani salgono lentamente alle tese dei cappelli, nel fisico il peso degli anni, nelle parole tanta voglia di raccontare. Narrano della ritirata, della prigionia, accennano alle sofferenze che hanno patito nell’animo e nel corpo, e sono tutti d’accordo quando qualcuno di loro dice che laggiù “non ci siamo persi d’animo perché non eravamo solo dei soldati, eravamo una famiglia”. Ed essere a Nava, in fondo, è come partecipare ad un incontro di famiglia a cui non si vuole mancare.

Anche in Romania, la solidarietà alpina

Anche quest’anno si è concluso il campo scuola di una settimana a Slanic Prahova organizzato dagli alpini di Bucarest in collaborazione con il centro Don Orione e la Migrantes.

Una mamma sui cingolati

Caporal maggiore scelto Alessandra Burrascano, nessuno le aveva mai detto: ma chi te lo fa fare di andare militare… Forse qualcuno sì, certamente non la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto nella scelta.

Storia di cinque Croci e due eroi

Questa è la storia di cinque croci, su altrettante bellissime vette delle Dolomiti bellunesi, e di due eroi, uccisi dalla montagna che era la loro palestra di coraggio e generosità. La storia comincia quando tre alpini della Julia – Giorgio Dal Pos, Renato Sartor, Gino Barazza e un amico degli alpini, Giorgio Ottavia, tutti iscritti alla sezione di Conegliano, da sempre amanti delle montagne che circondano San Vito di Cadore, decidono di donare una croce alle cinque vette più amate: il superbo Pelmo, l’Antelao “re delle Dolomiti”, il Sorapis e il Marcora che non sono da meno e infine il Bel Pra, nel gruppo delle Marmarole.

Lettera al mio campione

Gentile direttore e sua redazione, sono l’alpino Giacomo Gruarin del gruppo di Bagnarola-Ramuscello (Pordenone). Negli anni 1991-92 ho svolto il servizio militare nella fanfara della brigata alpina Julia a Udine. Fortunatamente, oltre ad essere alpino, sono anche il papà di due splendidi bambini: Pietro di 7 e Francesco di 1 anno. Ho voluto spedirvi la foto che mi ritrae con i miei due bimbi e scrivervi questa lettera come mi ero promesso lo scorso anno. Il 6 gennaio, dopo solo 26 settimane di una difficilissima gravidanza per cercare di salvare mamma e bambino, i medici dell’ospedale di Udine intervengono d’urgenza e fanno nascere cento giorni prima del previsto il nostro piccolo Francesco di soli 572 grammi!

Tutti insieme da mezzo mondo

Festa di colori e di popoli doveva essere, festa di colori e popoli è stata. Il torneo multietnico di calcio a 5, organizzato dagli alpini nell’ambito delle celebrazioni per il 50° del gruppo “Vincenzo Periz” di Settecà, ha visto trionfare la Costa d’Avorio. Ma, alla fine, hanno vinto un po’ tutti. Accantonati distinguo religiosi, superate le differenze sul colore della pelle, archiviate vecchie ruggini, una decina di nazionalità si sono affrontate sotto il solleone, tra i cori e le danze dei tifosi e gli sguardi divertiti degli stessi organizzatori.

All’ammainabandiera in ciabatte

Sono stato richiamato ad un comportamento più corretto per aver partecipato all’ammainabandiera in ciabatte. Questo è successo a Finale Emilia al termine di una giornata di lavoro come volontario P.C. ANA. A 68 anni sinceramente la cosa non mi ha fatto piacere.

Sempre pronte a lavorare e sopportarci…

Le donne degli alpini: come definirle fuori dalla retorica? Sì, perché è passato un secolo e mezzo da quando Giuseppe Mazzini le definì “L’Angelo della Famiglia” e da allora la storia ha fatto passi da gigante. Loro, le donne, sono passate da eroine risorgimentali a coraggiose portatrici nella Grande Guerra, da staffette partigiane nel secondo conflitto mondiale a madri, sorelle e spose di alpini che in tempo di pace hanno continuato a portare la penna nera come un distintivo d’onore mai sbiadito. Oggi alcune di loro portano la penna sul cappello in caserma. Nell’ANA le donne sono presenza attiva, non solo nella Protezione Civile, ma anche nella vita quotidiana del Gruppo.

L’orgoglio Triveneto

Più che un raduno, a Feltre è stata una imponente Adunata, perché gli alpini del 3° raggruppamento hanno dimostrato tutta la loro forza, la loro unità, il loro orgoglio. Ore di sfilata a ranghi stretti attraverso la città fino oltre le mura, in una scenografia naturale che esaltava la loro marcia arricchita da tanti colori e momenti. A far da apripista agli alpini c’erano i simboli e i sindaci delle città del Feltrino e del Veneto, delle associazioni d’Arma e cittadine di questa terra ricca di tradizione e di storia; tutti hanno voluto essere presenti per attestare partecipazione a questo importante evento di penne nere che si è presto trasformato in una grande festa cui hanno preso parte anche tantissimi cittadini.

Grazie per L’Alpino!

Grazie!! È arrivato! Il mio primo giornale L’Alpino è arrivato! Sono figlia e mamma di alpini e volevo il mio giornale personale, da leggere tutto, gustarmelo e ora sono ufficialmente “amica degli alpini”.

Le donne della solidarietà

Tuta gialla, un accenno di trucco, piglio deciso e stessa determinazione dei loro colleghi. È una presenza attiva e spesso silenziosa quella delle donne della Protezione Civile ANA. I numeri dicono che sono un piccolo esercito: quest’anno sono 1.567, il 10% circa di tutta la forza.

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