Tutti insieme da mezzo mondo

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    Festa di colori e di popoli doveva essere, festa di colori e popoli è stata. Il torneo multietnico di calcio a 5, organizzato dagli alpini nell’ambito delle celebrazioni per il 50° del gruppo “Vincenzo Periz” di Settecà, ha visto trionfare la Costa d’Avorio. Ma, alla fine, hanno vinto un po’ tutti. Accantonati distinguo religiosi, superate le differenze sul colore della pelle, archiviate vecchie ruggini, una decina di nazionalità si sono affrontate sotto il solleone, tra i cori e le danze dei tifosi e gli sguardi divertiti degli stessi organizzatori.

     

    Hanno giocato anche i Vicenza Lions, la rappresentativa dei militari della Ederle, peraltro classificatasi al terzo posto. E così, tra una partita e l’altra, americani, africani, cinesi e italiani si sono uniti sotto i gazebo in un unico melting pot, mentre i figli dei giocatori e degli spettatori improvvisavano brevi palleggi in mezzo al campo di calcio. Forse per la prima volta nella loro storia le penne nere hanno organizzato una manifestazione nella quale cappelli alpini non se ne vedevano molti. «Oggi non ci sono attori di primo o secondo piano.

    Abbiamo voluto portare il mondo in un campo di calcio alla periferia di Vicenza, e ci siamo riusciti», spiegano stanchi ma soddisfatti gli organizzatori Gianni Rizzetto e Luciano Cherobin, rispettivamente capogruppo di Settecà e consigliere sezionale. «Non ringrazieremo mai abbastanza gli alpini che sono riusciti a fare tutto questo e anche gli americani che vi hanno partecipato.

    Da oggi tutte queste comunità sono un po’ più vicine tra loro in una città come Vicenza che da sempre è accogliente e solidale », commentano all’unisono il tunisino Mejri Habib e Ousmane Condè, presidente dell’Unione Immigrati; mentre il marocchino Zakaria Elmohajir e l’algerino Hadda Abdennour sperano che l’evento possa ripetersi anche l’anno prossimo: «L’integrazione passa anche per un torneo di calcio e aiuta soprattutto a vincere le paure e le diffidenze reciproche » dicono. «Si lotta contro il razzismo anche così.

    Da giovane alpino sono contento che l’ANA sia promotrice di iniziative come questa. In un mondo globalizzato non ci si può soffermare sulle differenze di pelle o di religione» chiosa Stefano Barcarolo, che sorride nonostante il suo Val Leogra abbia appena incassato due gol dagli statunitensi. Insomma, l’immagine del presidente sezionale Giuseppe Galvanin, che consegna la coppa ai vincitori circondato da una piccola folla di ivoriani festanti sigla la conclusione di una giornata che, a chiusura della manifestazione, il consigliere nazionale Antonio Munari definisce come «un importante passo sulla strada dell’amicizia e della solidarietà reciproca sotto la fratellanza del cappello alpino».

    Federico Murzio