Buon senso e testa
Sono un alpino del terremoto, di quelli che, senza gradi, da maggio 1976 ad aprile 1977 hanno fatto la loro parte con il cappello nel Friuli martoriato. A poca distanza da Gemona, ove alcuni coetanei amici alpini hanno vissuto esperienze terribili. Ti scrivo per dirti che seguo la nostra rivista sempre con grande interesse, anche se a volte la rubrica delle lettere, quella che credo in assoluto più letta assieme a quelle delle ricerche/rimpatriate, deve dare spazio a stantie polemiche.
Alpini di cuore
L’abbraccio della gente e delle penne nere ai vincitori del 43º Premio “L’alpino dell’anno”, ha portato, come ha ricordato il Presidente della Sezione di Savona Emilio Patrone, «una folata d’aria pulita, sana, che tutti vorremmo assaporare più spesso, colma di serenità di principi e di amore per la nostra terra». Il significato del riconoscimento è proprio quello di poter condividere con la gente quei gesti di umana solidarietà, spesso definiti eroici, ma che in realtà sono semplicemente naturali per chi li ha compiuti. A testimoniare che i valori, i doveri, l’amore per il prossimo esistono ancora. «Credetemi - aggiunge Patrone - far parte della giuria del Premio non è cosa semplice: si leggono e rileggono più volte le motivazioni e si vorrebbe premiare tutti, perché tutti meritano le nostre attenzioni e sono uomini particolari».
Anche per gli alpini vivere è cambiare
Da sempre c’è un motto intorno al quale tento di scandire la mia esistenza: “Vivere è cambiare”. Mi aveva colpito fin da giovane, quando per caso mi ero avvicinato alla figura di John Henry Newmann, docente ad Oxford, finissimo teologo e poeta, poi passato alla Chiesa cattolica e divenuto cardinale. C’è un proverbio che dice che il sasso che rotola non fa muschio. Ma non è questo il senso del motto.
Onore e fratellanza
Il 32º Congresso dell’International Federation of Mountain Soldiers (Ifms) si è svolto a settembre oltreoceano, a Clayton negli Stati Uniti, una tranquilla città situata lungo il fiume San Lorenzo, al confine con il Canada e vicino alla base militare di Fort Drum, ove risiede la 10th Mountain Division – la Divisione dei soldati di montagna americani – e la relativa scuola di formazione. All’incontro erano presenti sette delle undici nazioni federate: Austria, Francia, Germania, Italia, Slovenia, Spagna e gli Stati Uniti, nazione ospitante.
L’avvenire dei nostri giovani
C’è un’unica volta che il termine sacro è citato dalla nostra Costituzione ed è quello relativo al dovere che ogni cittadino deve compiere nei confronti della Patria prestando servizio militare. Il concetto di dovere è venuto meno, è andato via quando il qualunquismo, edonismo, l’individualismo, il menefreghismo si sono affermati culturalmente suffragati da una classe politica che ha legiferato sulla “sospensione” della naja. Sospensione in Italia significa eliminazione.
Divisione partigiana Garibaldi
In merito all’articolo pubblicato sul nostro giornale L’Alpino di agosto-settembre, trovo giusto quanto detto circa la Divisione Partigiana Garibaldi che nel 1945, dopo l’8 settembre si è unita alle formazioni partigiane della resistenza di Tito. Ma una premessa è doverosa: bisogna precisare che la Bandiera della Garibaldi era il Tricolore con al centro una vistosa stella rossa simbolo del comunismo. Purtroppo la storia continua.
Non generalizziamo
Ho letto la lettera di Luigi Di Meglio su L’Alpino di agosto-settembre e non ho saputo tacermi. Il ragionamento che lui fa è coerente per chi, nella vita, ha cercato il posto sicuro (ed essere dipendente statale ne è la massima espressione), ma lontano da chi è alpino. Sono un Capogruppo Ana della Sezione di Colico (sergente del Susa), figlio di un reduce di Russia del Morbegno; ho vissuto lavorando, per 40 anni, nei cantieri di mezzo mondo e credo che sei mesi di servizio per la Patria, chiamatelo militare o civile, equivarrebbero, per me, ad una “vaccinazione contro l’apatia” dei giovani odierni.
Onori per ogni soldato
L’Associazione “Military Historical Center” di Udine, presieduta dal ten. Roberto Machella, in collaborazione con le Associazioni d’Arma della Regione Friuli Venezia Giulia e del Gruppo di coordinamento “Albo d’Oro”, che ha sede presso la Sezione Ana di Udine, ha omaggiato i 529.025 soldati Caduti, dando prova di riconoscenza per il tributo di sangue dato da tutte le famiglie italiane per la Patria.
Errata corrige
Nel numero di settembre de L’Alpino la cronaca del pellegrinaggio sul Cimone, da me scritta, si conclude con questa frase: “Una cerimonia semplice in memoria di quei giovani di un secolo fa che morirono su questo Monte, tra loro anche Antonio Bergamas, il figlio di Maria, la donna che simbolicamente scelse la salma del Milite Ignoto ad Aquileia nel 1921”.
La nostra Italia
Lo so, è impossibile, anche tecnicamente, un ritorno alla lira. Quello che non mi va è il continuo ricorso al nostro debito pubblico per scusare la cessione della nostra sovranità all’asse franco-tedesco. In fin dei conti siamo un Paese solido, l’anno scorso abbiamo avuto un surplus commerciale enorme, siamo la terza nazione europea manifatturiera (prima dell’euro eravamo la seconda), abbiamo sempre pagato fior di interessi, abbiamo sborsato decine di miliardi per rimborsare le banche franco-tedesche creditrici di Grecia e Spagna, soprattutto abbiamo in giro per il mondo migliaia di nostri ragazzi che versano il sangue per questi che poi ci deridono.
Nessuna distinzione di grado
Nel numero di agosto-settembre, sotto il titolo “scuole alpine”, ha esortato gli alpini a sfilare tutti assieme senza distinzione di grado, evitando campanilismi inutili e fuori luogo. Anch’io sono uscito dalla Scuola Militare Alpina di Aosta e condivido in pieno il suo pensiero perché quello che oggi ci accomuna è lo spirito alpino e quello che ci distingue è il nostro simbolo: il cappello alpino.
L’ironia come arma
Sono rimasto sorpreso dal tono della risposta alla lettera di Alberto Baldani, “Il finto alpino” (numero di agosto-settembre 2017). Da te mi sarei aspettato ben altro, non il commento ironico che ho letto. Ci rendiamo conto? Uno, presunto amico degli alpini, pensa di avere il diritto di indossare il cappello alpino perché alle adunate o alle feste ci sono ambulanti che li vendono.