Divisione partigiana Garibaldi

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    In merito all’articolo pubblicato sul nostro giornale L’Alpino di agosto-settembre, trovo giusto quanto detto circa la Divisione Partigiana Garibaldi che nel 1945, dopo l’8 settembre si è unita alle formazioni partigiane della resistenza di Tito. Ma una premessa è doverosa: bisogna precisare che la Bandiera della Garibaldi era il Tricolore con al centro una vistosa stella rossa simbolo del comunismo. Purtroppo la storia continua. 

     

    Il capo di alcuni reparti della Garibaldi, comandante Bianco, chiamato colonnello Krieger, ha firmato con gli sloveni, per ordine di Togliatti, un accordo di “cooperazione” che prevedeva un aiuto concreto alle formazioni partigiane slave. Avvenne così l’aiuto dato ai “titini” ad occupare per 45 giorni Trieste e a “deportare” nelle “zone carsiche” migliaia tra militari e cittadini apertamente anticomunisti. La guerra partigiana della Garibaldi è continuata in tutto il Friuli e in particolare in Carnia con tutti gli episodi noti che si sono svolti.

    Carmelo Raccuia, Carbonera (Treviso)

    Personalmente sono convinto che certe pagine della storia andrebbero lette tenendo conto dell’aspetto umano di chi ne è stato protagonista. Non dimentichiamo che parliamo di soldati che, dopo l’8 settembre vissero momenti di vero sbando e che avevano l’unico obiettivo di salvare la pelle e tornarsene alle loro case. Questo li spinse talvolta a fare non delle scelte ideologiche, ma a percorrere le uniche strade che consentivano loro di sopravvivere. È una mia opinione personale, ma penso sempre più spesso che dietro i fatti della guerra, prima ancora dei fatti e delle strategie, ci sono uomini, con le loro grandezze ed anche fragilità.