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mercoledì, 9 Luglio 2025

Sulla coralità alpina

Ho letto con estremo interesse e molta attenzione l’articolo “Cantare sempre, cantare ancora” riguardante i canti alpini, i Cori e le loro problematiche, apparso sul numero di dicembre de L’Alpino e sinceramente me lo aspettavo che prima poi l’Ana attraverso i suoi bravi Maestri di corali e il suo più celebre armonizzatore Maestro Bepi de Marzi, aprisse un dibattito serio sulla musica alpina e la sua naturale evoluzione. 

Fare famiglia

Egregio direttore, sono il maestro del Coro gruppo alpini di Melzo, Sezione di Milano. Ho potuto leggere solo in questi giorni il numero 11/2015 de L’Alpino e vorrei ringraziare per “Cantare ancora, cantare sempre”. 

Vestito di nuovo

Oggi ho ricevuto L’Alpino. Sono un alpino del 2º/’40. Da 53 anni sono iscritto al Gruppo di Borgo Casale (Vicenza). Vi faccio i miei complimenti per la nuova veste de L’Alpino. È meraviglioso. Ultimamente lo guardavo solo di sfuggita. Oggi l’ho letto con molto interesse. Continuate così. Vi ringrazio.

Giovanni Gecchele 

Resta il nome

Tra il 26 e il 27 gennaio 1942 i resti dell’8ª Armata italiana, cui apparteneva anche il Corpo d’Armata alpino, affrontarono uno dei più cruenti e decisivi episodi della sfortunata Campagna di Russia. Dopo aver marciato per almeno 250 km i nostri soldati si trovarono a dover sfondare e superare il nodo strategico di Nikolajewka, fortemente difeso dai russi.

Cerimonia a Basovizza

L’Associazione Nazionale Alpini ha partecipato al “Giorno del ricordo”, istituito dal Parlamento in memoria delle vittime delle foibe e celebrato il 10 febbraio di ogni anno. La Messa alla grande foiba di Basovizza (Trieste), sul carso triestino, è stata officiata dall’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi alla presenza delle altre Associazioni combattentistiche, dal Comitato per i martiri delle foibe e dalle associazioni legate al mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati. 

Quali repertori per i cori Ana?

Non posso che rallegrarmi per la felice idea di organizzare un convegno per il canto alpino, annunciato su L’Alpino di dicembre 2015. Concordo con i dubbi espressi all’inizio dell’articolo: “Canti degli alpini, sugli alpini o canti di montagna?”.

Alpini di ieri, alpini di oggi

Scrivo per proporre una riflessione riguardo alla lettera dell’amico Edoardo Pezzutti pubblicata sul numero di novembre. Condivido la prima parte, sulla toccante cerimonia di Cargnacco, mentre la seconda parte mi lascia piuttosto perplesso. 

Il noi prima del nostro io

«Forse perché, in questo periodo, guardo alle cose di questo mondo con occhio meno intransigente e più indulgente, rimango colpito nel sentire, talvolta, alcune affermazioni, ben lontane dall’amicizia e dalla fraternità, che dovrebbero regnare tra noi alpini. Tant’è che, mentre spolveravo il cappello, che, tutti, con orgoglio, indossiamo, mi è sembrato prendesse voce per parlarmi e dirmi che è ora che si adotti sempre il sereno confronto. ‘Est modus in rebus’, mi ha sussurrato, ‘perché io provo disappunto nel sentir dire certe cose sotto la mia ombra’».

Il cammino senza fine di don Carlo

«Don Carlo, tutti gli alpini anche quelli che non sanno pregare, pregano per te». Qualche giorno prima di morire, don Carlo Gnocchi ricevette la visita di Giuseppe Novello che nell’andarsene, fece con la mano un cenno, come una carezza disegnata nell’aria e accompagnata da queste parole. Una sentenza vera che ogni alpino avrebbe sottoscritto. Lo conobbero e lo amarono fin dall’Albania quando partì volontario come cappellano della Julia per portare Dio in guerra. 

Ce n'era proprio bisogno

Caro don Bruno, le scrivo per ringraziare un gruppo di persone di Oliveto di Imperia per avere regalato a mia madre, Elisabetta Beraldi, un momento di forte commozione che forse aspettava da 70 anni. Nel 1941 il suo unico fratello, Rodolfo, partì come tenente del battaglione Pieve di Teco per la Russia. Non tornò più.

Bravi!

Cari amici della redazione, bella la veste grafica e come sempre eccellenti i contenuti. Bravi!

Alberto Tofful 

Ingiuste accuse

Caro direttore, mi riferisco all’articolo “Pellegrinaggio a Milovice” pubblicato sul numero di gennaio 2016, articolo che ha suscitato in me stupore e disappunto per alcune omissioni che vi ho potuto riscontrare. In particolare, la descrizione dell’evento non fa alcun cenno al ruolo svolto dall’Associazione che ho l’onore di presiedere, in quanto si è limitata a segnalare che il “console Filippo Imbalzano ha scoperto una targa commemorativa…”.

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