Non posso che rallegrarmi per la felice idea di organizzare un convegno per il canto alpino, annunciato su L’Alpino di dicembre 2015. Concordo con i dubbi espressi all’inizio dell’articolo: “Canti degli alpini, sugli alpini o canti di montagna?”.
Raccolgo da tempo canti popolari o tradizionali o folcloristici o di autore noto, astenendomi dall’attribuirne definizioni assolute. Indagando poi sulla loro storia, son costretto a registrare imprecisioni, titoli abusivamente modificati, testi errati, e interessate confusioni fra “compositore”, armonizzatore”, “trascrittore” e “autore delle parole”. Ritenendo che il convegno sarà a carico dell’Ana, suggerisco di chiarire subito i dubbi anzidetti, optando senza indugio per una scelta precisa: “Canti degli Alpini”. Gli alpini (il Corpo degli Alpini) hanno un patrimonio musicale tale (e sovente sconosciuto, come gli Inni dei Reparti) da meritare d’essere valorizzato senza contaminazioni proprio da chi, per logica, vocazione e Statuto, ne detiene il compito di custodia. E chi, meglio del Centro Studi Ana, ha l’autorevolezza di fare un lavoro serio? Senza dimenticare che sono gli alpini i soli titolari del diritto di vedere celebrate la loro storia e le loro tradizioni. Ne trarranno beneficio i molti cori che si qualificano come “alpini” o “di alpini”, che per confusione sull’argomento oggidì manifestano stanchezza.
Art. da montagna Alberto Masino
La chiarezza che tu reclami è molto importante, ma direi che dobbiamo stare attenti a non mettere troppi recinti ai nostri cori. Gli alpini hanno la loro “letteratura”, ma sono anche amanti della montagna e non sono per nulla invidiosi se qualcuno ha scritto su di loro canzoni straordinarie. Far chiarezza è fondamentale, ma senza diventare… fondamentalisti.