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domenica, 6 Luglio 2025

Una scuola in Eritrea

Il gruppo ANA di Barbianello (Pavia) ha raccolto 1.210 euro per la scuola eritrea di padre Protasio, consegnando la somma al gruppo di Tonco (Asti), (che si è fatto promotore della costruzione di una scuola a Massaua, n.d.r.). Barbianello ha 700 abitanti ma ha dato una concreta lezione alpina. Mi auguro che altri gruppi seguano l'esempio degli alpini pavesi.

Pier Giorgio Canavero Tonco (AT)

Ho già pubblicato tempo fa il tuo appassionato appoggio all'iniziativa di padre Protasio a favore dei nipoti dei nostri ascari eritrei. Conosco bene l'alpino Pozzi, capogruppo di Barbianello e so di quali slanci altruistici è capace.

Il filmato su don Gnocchi

La sera del 29 novembre ho visto in tv il filmato su don Gnocchi. In esso comparivano lunghe capigliature impensabili a quei tempi, cappelli alpini sformati, un alpino con le mostrine rosse, nessuna cura delle uniformi. Improbabile la scena di un generale che in trincea dava ordini al capitano e alla truppa. Una serie di amenità che lascia sconcertati.

Lorenzo Ferro Tavagnacco (UD)

Le amenità cui lei accenna non si fermano qui: ben altre mi sono state fatte notare da altri quattro lettori. Ma il numero dei protestatari finisce qui: segno che o gli alpini hanno cambiato canale o hanno giudicato per quel che vale il filmato. Personalmente mi associo a voi rilevando che la regista avrebbe fatto bene a consultarsi con qualche Ufficiale alpino ben preparato per evitare tanti madornali errori che hanno immiserito lo sceneggiato.

Quell'inno polacco, dalla terra italiana

Al mio rientro da Luino, desidero raccontare un episodio comune a polacchi e italiani. Più di duecento anni fa, dopo lo smembramento della Polonia tra Austria, Prussia e Russia, migliaia di soldati polacchi emigrarono in Lombardia per preparare la liberazione della propria Patria. Il generale Henryk Dabrowski concluse un accordo con la neonata repubblica Cisalpina e subito 20.000 polacchi furono pronti per la lotta. Vestiti con l'uniforme polacca, portavano sulle spalline il vostro Tricolore. Napoleone controfirmò l'accordo. Il loro inno fu scritto, a Reggio Emilia, dal tenente Giuseppe Wybicki; esso fu cantato per la prima volta il 3 maggio 1798 e oggi è l'inno nazionale polacco, nato in Italia. I legionari combatterono su vari campi di battaglia italiani e nel 1806 liberarono la prima città polacca, Poznan, sotto la guida del generale Dabrowski.

Henrik Skrzypinski Bydgoszcz (Polonia)

Capo delegazione dei Carpaziani al XIX Congresso IFMS di Luino Su richiesta del presidente di Luino Sergio Bottinelli, cui era indirizzata, pubblichiamo questa lettera scritta in buon italiano dal presidente dell'associazione carpaziani polacchi iscritta all'IFMS. La pubblichiamo volentieri perché dimostra come i polacchi abbiano sempre guardato con simpatia all'Italia con la quale nel XIX secolo hanno condiviso lotte e sacrifici per raggiungere l'unità e l'indipendenza. E fa piacere che nel loro inno nazionale compaiano le parole: Marcia, Dabrowski, dalla terra italiana alla Polonia; sotto la tua guida riuniremo il nostro popolo .

Quella canzone stonata

Moglie di un alpino, non manco
mai alle manifestazioni dell'ANA.
A Trieste ho colto una nota stonata:
l'esecuzione durante la sfilata
di una sezione della canzone Bella
ciao . Anche alcuni triestini che mi
erano accanto hanno sottolineato
come la canzone fosse inopportuna,
avendo Trieste sofferto per colpa
degli uni e degli altri. Al di là del
fatto che l'ANA è di tutti.

Giusy Asperti Treviglio (BS)

Bella ciao è una canzone assunta
come emblema dai partigiani. Concordo
sul fatto che sia stato inopportuno
eseguirla durante la nostra sfilata;
questo, non solo per il risvolto
politico che alcune frange partigiane
hanno voluto darle, ma anche perché
il suo ritmo mal si adatta al nostro
passo che è lento e solenne, ottimamente
scandito, invece, dal
Trentatré.

La bandiera dell'Edolo

Anche l'Edolo è stato sciolto perciò mi chiedo: perché inviare la Bandiera a Roma, in un dimenticatoio? Perché non donarla al comune di Edolo?Sicuramente tra le montagne e tra i suoi soldati la Bandiera rimarrebbe viva e non dimenticata in qualche angolo a far polvere.

Peter Calvetti Malonno (BS)

La tua idea si scontra con una tradizione centenaria che vuole che le Bandiere di guerra siano conservate nel Vittoriano, a Roma, oggi rimesso totalmente a nuovo anche per il deciso intervento dell'ANA. Ti assicuro che non è un dimenticatoio e che anche la Bandiera del 18º rgt., che ha avuto vita breve, vi sarà conservata con tutti gli o­nori.

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