COMO Monteolimpino nel ricordo di Teresio Olivelli

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    Il gruppo alpini di Monteolimpino ha voluto ricordare la figura e il sacrificio del tenente di artiglieria alpina, Teresio Olivelli, a sessant’anni dalla morte in un lager nazista, la cui medaglia d’Oro orna il vessillo della sezione di Como. In collaborazione con il parroco don Tullio Salvetti si è svolta una celebrazione rievocativa voluta e realizzata dal capogruppo Emanuele Roncoroni e dai suoi collaboratori per sostenere la causa di beatificazione del martire, al momento in fase di stallo presso la Congregazione delle Cause dei Santi.

    Un pubblico numeroso ha assistito alla lettura di brevi cenni della vita di Olivelli, alternati a brani di musica sacra eseguiti dalle giovani soprano Ilaria Taroni e Yuriko o­nishi, accompagnate dal flauto del maestro Carlo Moretti, figlio di un alpino comasco e dal maestro d’organo Angelo Rubini di Roncole di Busseto, che iniziò la sua carriera proprio nella chiesuola dove operò in età giovanile Giuseppe Verdi. Olivelli fu uomo schietto e coraggioso, protagonista dell’attivismo dell’Azione Cattolica; nel periodo universitario aderì al fascismo e, pur con molti dubbi, ne accettò l’impegno bellico partendo volontario per la Russia.

    Una prova dura, vissuta con una grande carica di umanità che lo segnò nelle carni e nello spirito e lo portò a staccarsi dal fascismo per prendere parte attiva alla Resistenza. Catturato l’otto settembre del 1943, evase ed entrò a far parte delle Fiamme Verdi. È di quegli anni l’impresa editoriale Il ribelle, strumento di propaganda antifascista e di diffusione dei principi di libertà come impegno anche religioso. Scrisse la preghiera Signore facci liberi più nota come La preghiera del ribelle . Arrestato il 27 aprile del 1944, iniziò un lungo calvario di sofferenze; nove mesi in cui fu deportato in varie località da Fossoli a Bolzano, da Flossenburg sino a Hersbruck. Mentre assisteva un moribondo venne colpito senza pietà da uno dei suoi aguzzini; un episodio che ricorda da vicino quello di padre Kolbe.

    Avvertendo prossima la sua ora donò i suoi abiti a un detenuto. Spirò il giorno dopo le percosse, il 12 gennaio 1945. Bene hanno fatto gli alpini di Monteolimpino a ricordarne la figura: essa, a buon diritto, si affianca al già beatificato don Pollo, cappellano alpino di Vercelli e al beatificando don Gnocchi la cui presentazione appare superflua. Una terna di alpini che già canta in Cielo le lodi del Signore.

    Samantha Panzeri