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giovedì, 10 Luglio 2025

Vivere la guerra

Qualche tempo fa sono stato onorato della visita del nostro Presidente della Sezione di Brescia al quale ho avuto il piacere di mostrare la mia tessera di iscrizione all’Ana dal 1944. Non è un merito speciale ma io considero il tesseramento una goccia di solidarietà alpina, e con la goccia si fanno i ruscelli ecc.

Parola di giovane

Al Centro Papa Giovanni XXIII di Belluno si è sentita una musica nuova. Interpreti e protagonisti sono stati quattro giovani, Leonora, Tommaso, Nicola e Alessandro, guidati magistralmente da Bruno Fasani che come un maestro d’orchestra ha dettato i tempi, stimolando un dialogo aperto e genuino.

La parola del bene

È l’Opera di un santo. Sognata, voluta e realizzata da don Gnocchi per assicurare cure, riabilitazione e integrazione sociale a mutilatini e poliomielitici. Un’Opera di carità, nata nei giorni più drammatici della ritirata di Russia. Scrisse in quell’inferno bianco al cugino Mario: «Sogno, dopo la guerra, di potermi dedicare per sempre ad un’opera di carità, quale che sia, o meglio quale Dio me la vorrà indicare.

Ciao Franco

Leggendo l’editoriale di marzo la spina che ho nel cuore punge, le lacrime scendono lungo i rivoli dell’età. Come dite voi, Franco è “andato avanti”: marito, padre, uomo e alpino esemplare. 

Verso la santità

È il 17 agosto 1979. Sperandio Aldeni, artigiano ed elettricista, è al lavoro come tutte le mattine. Quel giorno si trova ad Orsenigo, in provincia di Como (oggi Lecco), a pochi passi dallo stabilimento della Cartotecnica. Intorno alle ore 16, entra nella cabina di trasformazione da 15 mila volt per collegare l’interruttore primario alla linea che arriva dall’Enel. 

Una geniale intuizione

Tra le carte e i documenti che riposano al Museo del Risorgimento di Milano alla voce Giuseppe Domenico Perrucchetti, l’argomento “alpini” non è trattato come ci aspetteremmo. Infatti per il Generale la formazione delle Compagnie alpine fu vista come una logica conseguenza dei suoi studi sulla geografia militare, sul controllo dei confini e sulla difesa nazionale. Sopra a queste carte Perrucchetti spenderà l’intera sua vita con energia, passione, ardimento, correggendole nel tempo, rivedendole, aggiungendo nuove osservazioni avanguardistiche e pubblicandole in diverse opere. Con un tratto frenetico (aveva una pessima grafia!) racconta la sua amarezza per non essere stato del tutto compreso. Molti dei suoi studi, infatti, vennero relegati a pubblicazioni accademiche, più teoriche che pratiche, suscitando riluttanza, invidie o indifferenza. Gli eventi però, smentiranno i suoi detrattori dandogli ragione. In quel raccoglitore polveroso c’è un mondo intrecciato di autentica passione, quello di un uomo temerario, molto polemico ma geniale che meriterebbe di essere studiato nella sua totalità. Il fatto d’essere ricordato come il “papà degli alpini” è solo un aspetto di un intelletto lungimirante e senza tempo.

Padre Mario Picech

Sono purtroppo non alpino col cappello, ma cuore alpino, classe 1956. Grazie per lo spessore morale di tutta la rivista, sempre interessante; grazie, in particolare per il bell’articolo e testimonianza su padre Mario Picech, segno che la stirpe dei santi e dei profeti non si è smarrita, ma è presente, silenziosa e viva, in mezzo a noi.

Andrea Carlo Lanza, Mondovì

Aprite le porte

Grandi novità quest’anno alla ventesima edizione del Cisa. Per la prima volta nella sua storia, il Convegno Itinerante della Stampa Alpina, tenutosi nei giorni del 2 e 3 aprile a Belluno, ha visto la partecipazione di noi ragazzi: Tommaso Anselmi di Treviso, Alessandro Marcomini e Nicola Vazza entrambi di Belluno ed io, chiamati a contribuire attivamente al dibattito nato attorno al tema “L’Ana e i giovani, loro speranze e attese”.

All’inferno e ritorno

«L’altra sera, una chiara e fredda sera invernale spazzata dal vento, i miei piccoli, gli orfani dei miei alpini, dormivano tutti naufragati nei grandi letti bianchi della casa austera e serena da poco preparata per loro. Dormivano il loro sonno di seta, popolato di corse spensierate al paesello alpestre, nella grande casa ancora tutta da scoprire. E nell’oscurità frusciante di innocenti pensieri e di sogni ridenti, tornai a vedere gli occhi desti e trafiggenti dei miei morti. Lente e stanche le palpebre del sonno scendevano su di essi. I miei morti, finalmente, riposavano in pace».

Incontriamoci

In qualità di iscritto all’Ana consulto con molto piacere e attenzione la nostra rivista periodica L’Alpino apprezzandone e condividendone le motivazioni, lo spirito e le finalità.

Difendiamo i nostri valori

Il mondo è continuamente “in divenire” e la velocità dei cambiamenti è così rapida che non si fa tempo a metabolizzare le novità perché già superate dal nuovo che avanza. 

Quarant'anni dopo

Sono passati quarant’anni, ma sembra solo ieri, quando il Friuli conobbe, col terribile terremoto, uno dei momenti più dolorosi della sua storia. Una prima scossa a maggio. Poi tante scosse, come un singhiozzo continuo che scuoteva il petto della terra. Le chiamavano di assestamento e la gente imparò a conviverci convinta che il peggio fosse passato.

NELL'ULTIMA SETTIMANA