Ho deciso di scriverle in merito ad alcuni commenti particolarmente severi rivolti ai giovani contenuti negli ultimi numeri de L’Alpino. Vorrei lanciare un messaggio per difendere i giovani, i loro ideali e la loro ricettività verso il passaggio di testimone generazionale.
Il problema non è che i giovani non ci capiscano: siamo noi adulti (io per primo) a dover essere più bravi a trovare le vie per arrivare a loro ed aggiornare il nostro linguaggio per comunicare “il reale” attraverso i canali virtuali. Ma soprattutto serve a noi adulti più coraggio e smettere, usando la scusa del relativismo culturale, di indietreggiare dalle nostre responsabilità ma ricominciare a dire chiaramente cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Come possiamo quindi accusare i giovani “di poca ricettività e differenti ideali”? Come possiamo quindi colpevolizzarli di essere degli scansafatiche e come poter parlare loro dei differenti ideali? È stato il mio mitico nonno alpino reduce di Russia, Leonelli Diotalevio, classe 1921, artigliere della divisione Julia ad avvicinarmi fin da bambino al cappello alpino e soprattutto insegnarmi, con il suo esempio, i valori che contraddistinguono gli alpini. Proprio per l’obiettivo di raggiungere i giovani, il nonno si è aperto alle nuove tecnologie ed abbiamo creato una pagina su Facebook che raggiunge alpini ed amici degli alpini di tutte le età ed ovviamente soprattutto i giovani anche oltre i confini nazionali. Ed è incredibile la risposta entusiastica da parte dei tanti bocia e giovani che gli chiedono di continuare a raccontare le sue testimonianze.
Massimo Toschi
Diceva un grande padre della Chiesa che i giovani sono come i cani da lepre. Corrono solo se sentono l’odore della selvaggina. Dove la selvaggina, fuori metafora, è la passione e la sincerità che viene dal cuore per le cose che meritano di essere tramandate.