Una geniale intuizione

    0
    95

    Tra le carte e i documenti che riposano al Museo del Risorgimento di Milano alla voce Giuseppe Domenico Perrucchetti, l’argomento “alpini” non è trattato come ci aspetteremmo. Infatti per il Generale la formazione delle Compagnie alpine fu vista come una logica conseguenza dei suoi studi sulla geografia militare, sul controllo dei confini e sulla difesa nazionale. Sopra a queste carte Perrucchetti spenderà l’intera sua vita con energia, passione, ardimento, correggendole nel tempo, rivedendole, aggiungendo nuove osservazioni avanguardistiche e pubblicandole in diverse opere. Con un tratto frenetico (aveva una pessima grafia!) racconta la sua amarezza per non essere stato del tutto compreso. Molti dei suoi studi, infatti, vennero relegati a pubblicazioni accademiche, più teoriche che pratiche, suscitando riluttanza, invidie o indifferenza. Gli eventi però, smentiranno i suoi detrattori dandogli ragione. In quel raccoglitore polveroso c’è un mondo intrecciato di autentica passione, quello di un uomo temerario, molto polemico ma geniale che meriterebbe di essere studiato nella sua totalità. Il fatto d’essere ricordato come il “papà degli alpini” è solo un aspetto di un intelletto lungimirante e senza tempo.

     

    Lo studio

    «Io vorrei suddivisa la zona alpina in tanti reparti, ciascuno dei quali dovrebbe, a seconda delle esigenze della difesa, comprendere una o più vallate ed essere, per così dire, a cavallo di una delle linee d’operazioni che valichino le Alpi. Le forze reclutate in ciascun riparto, formerebbero l’unità difensiva. Ciascuna unità difensiva sarebbe ordinata su d’una legione o battaglione, formato da un numero variabile di compagnie. Si avrebbero così tante unità difensive organizzate quante sono le porte d’Italia che conviene guardare e tali unità difensive potrebbero venire raggruppate sotto comandi speciali a due a tre a quattro vallate rispettivamente così situate da formare sistema e prestarsi mutuo appoggio per azioni collettive o combattere; e questi comandi a loro volta sarebbero raggruppati in modo da costituire una regolare gerarchia su ciascuna frontiera, incaricata di preparare in pace tutto quello che nella rispettiva zona alpina potrà tornare utile in guerra».

    Le considerazioni finali

    «Il solo passo che da noi si è fatto con criterio rispondente alle locali condizioni del suolo, fu l’istituzione degli alpini, ordinati territorialmente. Rammento le diffidenze che erano sorte contro la prima proposta di reclutamento territoriale nelle alpi per le truppe alpine. Allora, presso di noi da molti, non si apprezzava il valore morale di quella molla che, basata sugli affetti domestici, elettrizza il coscritto, felice di poter rivedere ogni domenica – in compenso del buon valore spiegato – la propria madre e i propri cari. Quante fenomenali prove di spirito di corpo, di allenamento, di velocità di marcia non hanno poi dato, per virtù di questa molla, i nostri alpini! Eppure, alla mia prima idea, fu con bonario sorriso risposto: col reclutamento territoriale non potrete che ottenere delle compagnie di contrabbandieri senza disciplina!».

    Necrologio apparso sul “Corriere della Sera” il 6 ottobre 1916

    È un lutto per gli Alpini che gli debbono la vita, è un lutto per l’Esercito, è un lutto che sarà sentito per il paese anche fuori dalla nostra famiglia militare. Poiché il paese molto deve al gen. Giuseppe Perrucchetti; gli si deve – si può dirlo con tutta sicurezza – le basi di quegli studi di quei progetti e di quelle opere che, lentamente, attraverso una evoluzione faticosa di continuo attraversata da ostacoli e da ostilità di ogni sorta, hanno preparato l’Esercito al gran cimento attuale. Migliaia di ufficiali, generazioni intere, sono uscite dalla sua scuola, sono stati foggiati da lui per la guerra (…). Non fu facile impresa la creazione degli Alpini: l’idea fu combattuta fin da principio anche dal gen. Pianell che, imbevuto di principi rigidissimi, non aveva soverchia fiducia nella scioltezza e nella larghezza di criteri che dovevano informare la composizione, l’istruzione, la disciplina, i metodi tattici del nuovo Corpo. Egli si rappresentava le Compagnie Alpine come corpi irregolari: compagnie di contrabbandieri, ebbe a definirle quando lesse il primo progetto del Perrucchetti, e lo disapprovò. Ma Perrucchetti tanto lavorò, tanto insistette che in poco tempo le prime Compagnie alpine furono create: nel giro di brevi anni la Francia creava i suoi Chasseurs alpins, seguita più tardi dall’Austria.