La benedizione del Papa
Pregiatissimo signor Sebastiano Favero, è pervenuta al Santo Padre Francesco la stimata lettera del 21 dicembre scorso, a cui Ella ha unito, in devoto omaggio, anche a nome di codesta Associazione Nazionale Alpini, una pubblicazione intitolata Libro Verde della Solidarietà. Sua santità, a mio mezzo, desidera manifestarLe cordiale gratitudine per il dono e per i sentimenti di filiale venerazione che hanno suggerito il premuroso gesto e, mentre invoca l’effusione dei favori celesti di grazia, di serenità e di pace, imparte volentieri a Lei, all’intera Associazione ed ai familiari di ciascuno l’implorata benedizione apostolica. Con sensi di distinta stima
Mons. Paolo Borgia
Questione di buonsenso
Durante il funerale di un amico alpino è capitata una spiacevole situazione. All’inizio della funzione come segno di rispetto sono state restaurate due semplici ma significative tradizioni, abbiamo trasportato a spalla il feretro sino all’interno della chiesa e ci siamo disposti in quattro agli angoli del medesimo, in una sorta di picchetto d’onore.
Il grazie di Max
Mi permetto di disturbarvi per formulare all’Associazione tutta i miei e di Paola più sinceri ed affettuosi auguri per un felice e sereno Natale ed un prosperoso 2017. Vi ringrazio per quanto impegno avete messo per sostenerci e starci accanto sin dal primo momento con tutto il vostro sincero affetto e ricordo bene quante vostre cartoline da tutte le sedi del mondo ci sono pervenute anche durante il periodo in cui eravamo associati alle carceri indiane. Se fosse possibile, sarebbe per me un enorme piacere diffondere a tutti i soci e le loro care famiglie il mio augurio, nell’attesa di potervi abbracciare tutti e dimostrarvi la mia personale ed umile riconoscenza. Con profondo affetto vostro Max.
Massimiliano Latorre
Scosse e neve
Lo spiegamento di forze nel tentativo di portare soccorso alla popolazione e alleviare i disagi causati dall’eccezionale concomitanza dello sciame sismico e del maltempo è imponente. Dallo scorso 18 gennaio la Colonna mobile della Protezione Civile Ana è impegnata nell’assistenza alla popolazione nella provincia di Teramo. I volontari delle Sezioni Ana di Treviso, Padova, Bergamo, Como, Varese, Massa Carrara e Firenze sono all’opera a Castellalto e a Basciano che a causa delle abbondanti nevicate sono rimasti isolati. «Grazie alpini - ha ripetuto il sindaco di Castellalto Vincenzo Di Marco - perché non ci fate sentire soli».
Scrivere di montagna
La cerimonia solenne di premiazione di “Parole attorno al fuoco”, il premio nazionale per un racconto sul tema “La montagna: le sue storie, le sue genti, i suoi soldati, i suoi problemi di ieri e di oggi”, giunto alla 22ª edizione, si è svolto in pompa magna a Treviso nello splendido museo di Santa Caterina, alla presenza di oltre 200 invitati.
Ricordate e raccontate
Senza il sacrificio della Julia e della Cuneense, senza Kopanki e Nowo Postojalovka, la Tridentina non sarebbe passata a Nikolajewka quel 26 gennaio di 74 anni fa. Era un martedì ma nessuno se lo ricordava. In pochi conoscevano i nomi dei villaggi, per i soldati fu semplicemente Russia e per coloro che caddero prigionieri, Siberia. «Ricordate e raccontate» erano le parole che il generale Reverberi ripeteva ai soldati usciti vivi dal terribile inferno bianco.
I resti dell'alpino Parodi
Circa 25 anni fa da giovane carabiniere, mi ritrovai a prestare servizio in una piccola stazione dell’arma. Un giorno arrivò una lettera dal Ministero della Difesa. Sul Don durante gli scavi per la posa di un oleodotto furono trovati i resti dell’alpino Parodi. I poveri resti finalmente riposavano in un ossario dei Caduti.
Il capitello restaurato
Ci sono molte persone che parlano di collaborazione, ci sono persone che si lamentano perché le cose non vengono fatte e ce ne sono altre, come quelle del Gruppo di Lago, che agiscono. A Revine Lago c’era, c’è e, per grazia ricevuta, ci sarà ancora per anni, un capitello che sorge in via Guglielmo Marconi, noto come il capitello di San Paolo.
Perché la storia insegni
Nei giorni scorsi abbiamo ricordato, nelle nostre Sezioni, il dramma della ritirata di Russia e il pedaggio di morte che hanno pagato gli alpini che si sono trovati in quello scenario. Ricordare è per noi un dovere morale, ma prima ancora è un dovere che abbiamo verso le nuove generazioni. Non tanto o non solo per informarle di ciò che è accaduto, ma soprattutto per educarle a frequentare la storia. Essa ci insegna che le vicende dolorose della guerra non sono mai incidenti di percorso. Sono piuttosto il frutto logico di fattori economici, sociali, culturali e politici, che si intrecciano tra loro creando barriere di ostilità e di inimicizia che finiscono per accendere le micce delle polveriere, ben rifornite in tempo di pace.
Il valore della libertà
Ti scrivo per chiederti di aiutarmi a capire il senso (o il nonsenso) di un certo giornalismo di oggi. Finora non ci sono riuscito, neanche affidandomi un paio di volte tempo addietro a un quotidiano di primaria importanza. Non ho avuto risposta e me ne sono fatto una ragione: troppe lettere pervengono al direttore oppure alcune non sono riscontrabili. L’argomento che ti propongo non è di carattere alpino, ma riguarda anche ogni alpino che, come me, vorrebbe capire alcuni fatti del nostro mondo, non da addetto ai lavori ma da semplice lettore.
Un parere sulla naja
Un sottile veleno scivola silenzioso sulle pagine del tuo giornale. Si tratta del ventilato ripristino della leva obbligatoria anticipata da qualche sprovveduto nostalgico. Io ho fatto parecchia naja e mi ricordo degli anni ’90 quando la maggioranza dell’opinione pubblica, parteggiava per il reclutamento volontario.
L’importanza culturale degli alpini d’Italia
Ogni inverno, nelle piazze delle città d’Europa si possono ascoltare i canti dei cori natalizi. Anche le città del Nord Italia seguono questa tradizione, ma con un risvolto diverso. I cantori sostituiscono il costume natalizio con il segno distintivo degli alpini: il cappello. Sono soldati reclutati nei villaggi delle Alpi. E il repertorio di questi cori è diverso. Le canzoni di Natale sono sostituite da cante che raccontano la crudeltà della guerra. Questi canti alpini - e i soldati che li cantano - sono diventati parte dell’eredità culturale del Paese.