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domenica, 17 Agosto 2025

Savona: “150 volte Italia”, premiato Corrado Perona

In occasione delle celebrazioni delle giornate dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, il presidente della Provincia di Savona Angelo Vaccarezza ha consegnato, il 4 novembre scorso, il premio “150 volte Italia. Premio Presidenza della Provincia di Savona - Impegno sociale” al nostro presidente nazionale Corrado Perona. Il premio “150 volte Italia” è articolato in più sezioni e viene assegnato, ogni anno, a chi si è contraddistinto nei vari ambiti promuovendo e testimoniando i valori e le tradizioni che onorano l’Italia e gli italiani nel mondo.

Sfogliando i nostri giornali

La nostra stampa.

L’assedio più lungo della storia

Nell’autunno di settant’anni fa Leningrado era circondata da Sud e da Nord da 31 Divisioni tedesche e dai loro alleati finlandesi. Quella morsa mortale durò 900 giorni, dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio del ’44 e costò alla città – la seconda dell’Unione Sovietica – atroci sofferenze e un milione e mezzo di morti. Fu il più lungo assedio della storia. Quando venne liberata dall’Armata Rossa, l'astro di Hitler era ormai in declino e le sorti della Germania erano segnate: l’esercito tedesco aveva mancato la conquista di Mosca, aveva subito l’onta della sconfitta a Stalingrado e le battaglie ad El Alamein avevano portato alla cacciata di Rommel dal teatro nord-africano.

Vodka mattutina? No, grazie!

Dal Giornale di Vicenza di domenica 30 ottobre 2011, pag. 14 – “Ubriaca in classe, si sente male e viene ricoverata”. Come poi hanno spiegato “avevano fatto colazione con birra, vodka e grappa. Ma non essendo alpini di provata esperienza non hanno retto”. Io non so quanti alpini conosca il cronista, che al mattino fanno colazione con birra, vodka. Io di sicuro conosco personalmente decine di alpini che si prodigano nella Protezione civile, che si impegnano nelle zone terremotate, nelle zone alluvionate, ecc. Le penne nere che si sono impegnate, proprio un anno fa in molte zone del Veneto, non credo fossero “alcolisti”. 

Pierantonio Bellin - Noventa Vicentina

Albino Porro: dalla Francia alla Russia, e poi con i partigiani nell’Astigiano

Albino Porro ha 93 anni. È nato il 1° marzo 1918 ad Asti e ha trascorso gli anni più belli della sua gioventù sotto le armi. Fu chiamato al servizio militare nel marzo 1939, nel 3° Alpini, battaglione “Fenestrelle”, con sede a Pinerolo.

NOSTRI MUSEI: Bergamo – Cent’anni di storia, di uomini e cose

La sede della sezione di Bergamo si è arricchita del nuovo museo alpino, inaugurato il 9 settembre in occasione del 90° anniversario di fondazione alla presenza del presidente nazionale Corrado Perona. “L’idea si è sviluppata poco per volta, abbiamo cominciato prima a chiedere ai gruppi alpini, poi abbiamo esteso l’appello a quanti avessero oggetti e documenti da donare”, spiega il presidente del museo Antonio Arnoldi.

La lezione del C.T. Fabio Capello

Nella terza domenica di settembre Udine ha ospitato una manifestazione che è la maggiore vetrina dei prodotti dell’artigianato e dell’agro-gastronomico del Friuli, invitando Fabio Capello ad inaugurare la kermesse. In piazza Libertà si è svolta l’apertura con le note della fanfara della Julia e qualcuno ha provato a far indossare il cappello alpino al commissario tecnico; ecco cosa scrive il Gazzettino nell’edizione di Udine: “Forse la politica dovrebbe essere più semplice o perlomeno più attenta al quotidiano. Prendete ad esempio la questione dell’appartenenza o meno dell’Isontino al Friuli, tanto cara ai fautori dell’influenza triestina. Arriva un personaggio come il CT della nazionale inglese di calcio, Fabio Capello, nato a Pieris, e i dubbi sono risolti: si sente friulano fino al midollo, senza retorica, ma con emozione. Non si mette il cappello da alpino, inflazionato ormai sulle teste di Zico e del papa, si mostra rispettoso, ma lui l’alpino non l’ha fatto: urlo liberatorio per quanti sono stanchi di stereotipi”. Una bella lezione di correttezza.

Roberto Toffoletti, Udine

“Sporadici fatti d’arme”, ma fu un inferno

Negli atlanti storici il nome di Pljevlja è difficile trovarlo. Tutt'al più si saprà che è una ridente cittadina dell'alto Montenegro circondata da dolci colline e dalla lunga tradizione guerriera. Eppure, settant'anni or sono fu una bolgia infernale in cui si combattè per vincere o morire, senza alcuna regola tradizionale, ma una feroce e insidiosa guerriglia operata da forze che non avrebbero dato scampo né a prigionieri né a feriti. “C'era da rimpiangere – scriverà il compianto Vitaliano Peduzzi – l'onestà della guerra di Albania...”.

Gli alpini nella storia d’Italia (10ª puntata)

La Campagna di Russia: nella sacca del Don

Nella notte del 22 giugno 1941 le truppe della Wehrmacht attaccano l’Unione Sovietica con tre gruppi di armate, che puntano sulle direttrici di Leningrado, Mosca e Kiev. Mussolini vuole assolutamente partecipare a quella che considera la “guerra santa” contro il bolscevismo e, dopo molte insistenze diplomatiche, ottiene la partecipazione del Corpo di Spedizione italiano in Russia (CSIR), forte di 60mila uomini. Nei mesi successivi le condizioni internazionali mutano drasticamente: la facile e rapida penetrazione nelle steppe sovietiche, immaginata da Hitler come un autonomo successo tedesco, è stata frenata dalla resistenza dell’Armata Rossa, e ora è la Germania a chiedere con insistenza la cooperazione italiana.

C’erano anche gli alpini e la Julia

In attesa di essere ricevuto nel mio Comune, ho potuto sfogliare una rivista dal titolo “La Protezione Civile Italiana” n. 5 giugno 2011 ed a pagina 90 trovo: “Friuli, 35 anni fa la terra trema”, che tratta di un convegno presso il Castello di Udine su quella catastrofe. Poiché partecipai come alpino in congedo della sezione ANA di Modena alla ricostruzione, ho letto con particolare interesse quello scritto. Meraviglia e amarezza: non vengono citati né l’ANA, né la Julia e gli alpini alle armi. E dire che erano presenti prefetti, presidenti, onorevoli, professori. Siamo proprio “alla frutta”, ormai.

Alfonso Pasquali, Fanano (MO)

Commodoro… o no?

Una precisazione su una parola che appare in un articolo di Cesare Lavizzari su L’Alpino di ottobre. La parola è “commodoro”. La sua spiegazione è in parte giusta, nel senso che è un eufemismo che si dà ai diportisti, precisamente al presidente di un yacht club, e non solo nel Mediterraneo, ma bensì in tutti gli yacht club del mondo. Ma il vero significato della parola è un altro, cioè nelle marine militari, USA e britannica, corrisponde ad un grado temporaneo che viene conferito ad un ufficiale superiore, capitano di vascello, con funzioni di comando di una squadra navale.

Osvaldo Monti - Gruppo “Francesco Bona” ANMI

Dova sta la democrazia?

È la prima volta che scrivo a un giornale. Il motivo che mi ha spinto a tale decisione è che vorrei comunicare con l’alpino Federico Valle (lettera al direttore, Val Susa, mese di settembre) per porgli un quesito che da tempo mi pongo. Premesso che da tanto non seguo le beghe nazionali perché è sempre difficile sapere dove sta la ragione e dove iniziano i vari interessi di bottega, la mia domanda è: le varie decisioni che lo Stato, le Regioni, le Province o i Comuni prendono, possono essere giuste, sbagliate, condivise o no, comunque sia è più che giusto che non tutti siano d’accordo con le decisioni prese e dire perché. Questa è democrazia. Quando la gente spacca tutto, fa danni enormi, strumentalizza bambini nei cortei e vuole imporre le decisioni con la forza, dove sta la democrazia?

A. Tosato

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