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venerdì, 11 Luglio 2025

Avanti insieme con coraggio

Cari alpini, come prima cosa un sincero grazie per avermi voluto confermare con un ampio consenso, per un secondo mandato alla guida della nostra amata Associazione. Sarò il presidente di tutti, convinto come sono che all’interno di una grande famiglia, come è la nostra, il confronto e il dibattito siano uno strumento utile e costruttivo con l’attenzione che debbono prevalere il rispetto reciproco e l’interesse per il bene dell’Ana.

L'amore di una vita

Bormio, 26 febbraio, a Santa Caterina Valfurva ore 8 del mattino: una massa multicolore costituita da 250 atleti di scialpinismo si accinge ad affrontare la partenza con una salita ripida che li porterà in alto e oltre per 15 km. 

Un atto di umana pietà

Scrivo in merito alla fucilazione dei quattro alpini a Cercivento nel 1916, per esprimere una posizione non so se minoritaria, ma certamente controcorrente e probabilmente scomoda rispetto a quella che va ormai per la maggiore.

Alla casa della memoria

Arrivo alla Baita Cecchin assieme all’amico Sergio Casarotto. Gli altri, Angelo Brazzale, Luca Sanson e Vittorio Brunello, sono indietro, forse ancora scossi dalla “volata” che ho fatto con il fuoristrada sulla dissestata via che porta a Passo Stretto per arrivare in tempo, oppure rallentati dalle evidenti tracce di neve che ancora c’erano sul sentiero che porta alla Baita, nonostante il grande lavoro di spalatura fatto dagli alpini di Marostica per preparare l’evento. È sempre bello tornare a casa, tra i miei alpini all’Ortigara. 

Questione di forma

Non ho avuto l’onore di portare il cappello alpino (come avrei peraltro voluto), ma sono comunque orgoglioso di far parte della famiglia alpina come socio aggregato. Frequento le occasioni di incontro del Gruppo e della Sezione dove sono stato accolto, nove anni fa, con grande simpatia ed affetto e dove ho trovato dei veri amici. Mi permetto di scrivere solo per rilevare quella che ritengo una piccola indelicatezza da parte dell’Associazione, per quanto riguarda la tessera degli amici degli alpini. 

MALATO D’INFINITO – Don gnocchi e le virtù

Concepito dall’autrice come una summa delle virtù del Beato, il libro ripercorre la vita del fondatore della Pro Juventute sul modello delle sette virtù, teologali e cardinali. Un modo inedito per rileggere l’umana avventura del “papà dei mutilatini” insieme a ciò che ha saputo incarnare e comunicare sul sentiero di un Amore unico e totale. Un contenitore di brani, riflessioni, pubbliche e private, attraverso cui don Gnocchi, prototipo senza tempo di uomo, sacerdote e alpino, continua a dar voce alla propria idea di virtù, qui illustrata mediante le sue parole, le opere e le testimonianze di chi lo ha conosciuto di persona, arricchite dalla prefazione del cardinale Tettamanzi. Il libro contiene inoltre un “QR code” per approfondimenti multimediali che vanno dalla proclamazione della beatificazione a dichiarazioni, lettere e documentari di colui che ha speso tutta la vita a servizio dei bisognosi e dei più fragili. Indispensabile per comprendere meglio la sua vita di fede e il suo rapporto con Cristo. Un modello per tutti gli educatori.

Gesti d’alpino

Gli alpini del Gruppo di Loano sono stati indaffarati alcuni mesi per prepararsi ad accogliere al meglio il parterre del Premio Alpino dell’anno. Nelle edicole di Loano, vestita di tricolori, i giornali hanno dato ampio spazio all’evento e alla storia delle penne nere. Quella di quest’anno è la 42ª edizione; leggendo i nomi dei premiati succedutisi nel tempo si trovano alpini noti, come il Presidente nazionale Nando Caprioli, e altri conosciuti per lo più in ambito sezionale. Tutti quanti hanno rappresentato più che degnamente l’Associazione Nazionale Alpini, i suoi valori, la sua riservatezza nel fare, la prontezza nell’accorrere dopo le calamità naturali, ma soprattutto il supporto quotidiano e gratuito alle amministrazioni locali e alla gente.

IL CONTADINO CHE CONOBBE BATTISTI

Gli autori, dopo aver custodito per anni il diario del nonno materno, hanno deciso in occasione del centenario della Grande Guerra, di raccontare la storia unica e particolare di Albino, un soldato austro-ungarico, tratteggiando la saga della sua famiglia. Albino riceve sul finire della propria vita una lettera inaspettata e non voluta, che lo riporterà a rivivere e rileggere la propria storia. Sotto una forma romanzata, questo libro raccoglie la vita reale del protagonista, proponendo attraverso il suo diario uno scorcio sulla prima guerra mondiale, un po’ trascurato dalla trattazione storica, largamente divulgata. Per non dimenticare quei soldati di lingua italiana che hanno combattuto sotto un’uniforme straniera. Per non dimenticare le piccole storie e vicende che hanno caratterizzato la vita di ognuno di loro. Per non dimenticare che la guerra non è mai una soluzione.

Valori sì, ma non contro qualcuno

È una giornata stizzosa quella che fa da cornice all’Assemblea 2016 dell’Ana. L’acqua che viene giù senza creanza non consente divagazioni. Meglio andare dentro e andarci il prima possibile. Ed è lì dentro che l’acquazzone diventa metafora per fare uno spot sulle acque cristalline dei valori e per lavare qualche panno sporco di famiglia. A tener banco è l’etica, senza la quale anche gli alpini rischiano di omologarsi a certo andazzo che si vede in giro, dentro e fuori dalla politica e dal mondo degli affari.

IL MORMORIO DEL PIAVE

Il Coro Ana di Oderzo racconta e si racconta attraverso testi e immagini di luoghi ormai entrati nella memoria. Un lavoro chiaro, piacevolmente impaginato, quasi una moderna pagina di diario con tanto di spartiti sui canti della Grande Guerra, foto a colori e d’epoca, con lo scopo di valorizzare meglio il canto degli alpini e della tradizione popolare presente sul territorio. Una pubblicazione voluta in occasione del centenario che oltre a testimoniarne i posti e gli avvenimenti vuole offrire uno spunto per la riacquisizione del repertorio canoro di quegli anni mediante esibizioni dal vivo che coinvolgono tutti gli abitanti nei dintorni del “rumoroso” Piave.

Di legno e di corda

Esattamente cent’anni fa, il 12 luglio 1916, sotto le mura del Castello del Buonconsiglio a Trento, allora provincia imperiale e regia del basso Tirolo, prendeva forma il mito di Cesare Battisti. Sì, perché quei tragici scatti fotografici ritraenti il martirio di Battisti, dal processo alla forca, fecero in pochissimo tempo il giro del mondo suscitando sdegno e orrore persino fra la stessa popolazione austriaca.

Risplende il sole!

Come ogni anno una teoria di cappelli alpini risale con passi diversi la strada che porta al rifugio Contrin al Bertagnolli, nell’Alta Val di Fassa. È una massa multicolore che si immerge nel mare verde di boschi e pascoli, che ripropone un evento per certi versi bello quanto l’Adunata, e forse di più perché qui si fondono assieme la gioia del ritrovarsi, con il piacere della fatica per l’escursione. 

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