Fabrizio, sacerdote alpino
Ricordo ancora quando a servire allo spaccio della caserma Huber a Bolzano c’era un simpatico giovanotto veneto sempre allegro e spiritoso, con una battuta buona per tutti. Giovanotto che ci aveva addirittura suonato con la tromba il Silenzio fuori ordinanza la sera prima del nostro congedo… Ora a 18 anni di distanza sei diventato parroco! Quale gioia!
Riflessioni sulla strage di Nizza
Vorrei riproporre un pensiero di S.E. mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara: «Intervengo sull’orrenda vicenda della strage di Nizza per dire, insieme alla mia più grande vicinanza a tutte le vittime e ai loro familiari, alcune parole che sento dalla gente, la quale si sente profondamente smarrita e abbandonata.
L'amico è…
Acqua e vino, nobili bevande. Si narra che solo “Uno” riuscì a trasformare la prima in seconda. Quando invece gli uomini comuni mescolarono acqua e vino ne risultò un intruglio innominabile e rifiutato dai più.
La naja ci ha fatto alpini
Intanto mi permetta di farle i complimenti per la rivista L’Alpino, veramente ben fatta. Poiché Stato e politici non sono minimamente interessati a mantenere il Corpo degli alpini, credo sia un problema, quello della prosecuzione delle tradizioni del Corpo, di cui debba occuparsi direttamente l’Ana.
Cuore alpino in Ortigara
“L’Ortigara è bella ma scomoda. Ma l’anno prossimo tornerò!”. Così chiudevo il mio racconto lo scorso anno, e così è stato. Come ai bei tempi: sveglia ore 4, adunata ore 4.45, partenza ore 5 con il mio Capogruppo adottivo Angelo Brazzale e con Luca Sanson, oramai divenuti compagni inseparabili nelle nostre scarpinate. Arriviamo ad Asiago alle 6, come previsto, e ci mettiamo a disposizione dei Presidenti di Asiago, Enzo Biasia, e di Marostica, Giovanni Sbalchiero, per il trasporto in quota del personale.
Grazie alla terra Giuliana
Gorizia, un raduno festoso, protetto da un tempo favorevole, finalmente senza il fastidio dei trabiccoli e dell’ineducazione di chi li conduce e li usa. La città è stata una piccola Berlino. Il muro che divideva la città, protetto da torri armate di mitragliatrici, separava l’abitato goriziano rimasto italiano, dai quartieri periferici e dalla stazione della ferrovia Transalpina.
Montagna di gioia
Sulle montagne di Laste c’è un’ultima malga prima del cielo. Il sentiero che la raggiunge sale gradualmente tra splendidi boschi di abete e larice, sotto lo sguardo delle cattedrali di roccia dolomitiche. Ai 1.868 metri di Col delle Casiere la montagna è in festa per l’alpino Diego Dorigo, uno degli ultimi pastori della valle, vincitore del 36º Premio fedeltà alla montagna.
Lavoro per maestri di vita
Lavoro per maestri di vita A settembre si tirano le somme dei nostri incontri estivi, quelli che potremmo chiamare, senza forzature, gli appuntamenti con la storia. Adamello, Ortigara, Contrin, Monte Piana, Pasubio, Monte Grappa, Col di Lana, Monte Tomba… Per molti si tratta di nomi sconosciuti, per tanti altri punti topografici e niente più. Primo Levi diceva che la memoria dovrebbe essere il segnalibro dentro la storia.
Premiato il lavoro in quota
Gli alpini di Azzano San Paolo (Bergamo) sono uomini di poche parole, con tanta volontà e un grande cuore alpino. Da anni portano avanti l’iniziativa del Premio Ifms, acronimo di Federazione Internazionale dei Soldati di Montagna, per far capire da sempre l’importanza di chi opera per il mantenimento dei ricordi, la storia, i sacrifici, la dedizione e il lavoro di chi tiene viva la memoria in ossequio all’etica alpina.
Una vita da montanara
Sono una spiga prossima alla falce, avendo la verde età di 93 anni, tutti vissuti alla rigida regola alpina: figlia di un alpino della guerra 1915-1918, sorella di due alpini (uno deceduto nel lager tedesco nel 1944), sposa di un alpino che fece 8 anni di naja, madre di due alpini e nonna di altri due.
La prassi ha le sue regole
Quando i miei figli, influenzati da luoghi comuni troppo semplicistici, trovavano qualcosa da ridire sugli immigrati, rammentavo loro che non avevano alcun merito per essere nati nel Veneto opulento e in un’Italia democratica.
Un figlio della guerra
È da tempo che gli alpini o chi vuol commemorare il centenario della Grande Guerra, mi invogliano a scrivere qualcosa che mi ricordi mio padre o forse ancora di più mio nonno. Sono figlia di Gino Boldo. Suo padre Luigi detto “Sissi”, della famiglia dei Menotti era nato nel 1885. Veniamo all’inizio del 1916. A casa mio nonno aveva lasciato 4 figli, la giovane moglie che all’epoca aveva 30 anni. Lui era a combattere sul Monte Cauriol.