Un figlio della guerra

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    È da tempo che gli alpini o chi vuol commemorare il centenario della Grande Guerra, mi invogliano a scrivere qualcosa che mi ricordi mio padre o forse ancora di più mio nonno. Sono figlia di Gino Boldo. Suo padre Luigi detto “Sissi”, della famiglia dei Menotti era nato nel 1885. Veniamo all’inizio del 1916. A casa mio nonno aveva lasciato 4 figli, la giovane moglie che all’epoca aveva 30 anni. Lui era a combattere sul Monte Cauriol. 

     

    Fece sapere a mia nonna che presto sarebbero stati trasferiti non so se sul Monte Grappa o a Caporetto (me lo disse, ma non lo ricordo) ed espresse il desiderio che la stessa le avesse inviato maglie e calze di lana. Forse mia nonna avrà pensato che non lo avrebbe più rivisto e pensò di portarglieli lei stessa. S’incamminò un giorno di buon’ora raccomandando alla più grande che aveva 9 anni di badare alle sorelle e al fratello (la più piccola aveva un anno e poco più). Al massimo starò via tre giorni disse e si inoltrò lungo la strada dei Pugnai. Il primo giorno arrivò in Caoria e la sera, buona gente la ospitò in una stalla. Riprese la strada la mattina presto e arrivò ai piedi del monte la sera. Trovò rifugio in una baita abbandonata, ma la neve abbondante le aveva bagnato le gonne lunghe che all’epoca tutte le donne indossavano. Dormì su un giaciglio di fieno. Finalmente il terzo giorno, dopo tante traversie, arrivò sul Cauriol dov’era il nonno. Cosa si siano detti mia nonna non me lo disse. So solo che il 22 novembre del 1916 nacque mio padre frutto dell’amore di due disperati che non aspettavano certo di ritrovarsi a guerra finita nel 1918. Per questo mio padre si è sempre definito figlio della guerra. In seguito mio padre combatté tutta la seconda guerra in Albania e in Jugoslavia. Tante volte l’ho visto piangere ricordando i compagni che aveva lasciato sul campo.

    Adriana Boldo, Lamon (Belluno)

    Sembrerebbe la trama di un film. Mi limito ad un commento di matrice biblica: forte come la morte è l’amore, dice il Cantico, e solo quest’ultimo è in grado di vincerla e consegnarci nuova vita e futuro.