Una macchina fotografica gigantesca per immortalare le montagne
Le Dolomiti hanno segnato la generazione di contadini che il fotografo Kurt Moser ha scelto di immortalare con una tecnica fotografica antica. Personaggi, volti, sui quali le montagne hanno lasciato il loro segno. Kurt ha sempre saputo cogliere l’istante, raccontare attraverso le proprie immagini le storie che si nascondono dietro ogni viso.
Dopo le lacrime, guardare al futuro
Quaranta. Tanti sono gli anni che separano due storie. Storie di morte, distruzione, lacrime e voglia di rinascere. Quarant’anni che vanno dal Friuli all’Italia Centrale, passando per L’Aquila e l’Emilia, impastati di dolore ma anche di solidarietà e di quella spinta creativa che appartiene al genio italiano.
Simboli indelebili
Certe impressioni sono destinate a non fuggire mai dalla memoria, soprattutto quelle che viviamo in prima persona e non importa che siano fugaci o inaspettate, lasciano il segno comunque. È successo a Edolo mentre passavamo in una via laterale con pochi turisti e qualche parente dei tanti alpini che si ritrovano in quel paese tra le montagne, ogni cinque anni.
«Dateci nuovi alpini!»
Il cuore delle penne nere della Sezione di Vicenza batte forte ancora una volta dall’alto della cima del Monte Pasubio, per l’annuale pellegrinaggio, avvenuto nel primo fine settimana di settembre. Gli onori ai Caduti nei luoghi sconvolti dalla guerra e la cerimonia all’Ossario, sono stati preceduti dalla staffetta della lampada votiva per la pace, accesa il 2 settembre al santuario di Monte Berico e partita per un pellegrinaggio che ha toccato numerosi paesi del vicentino, sostando anche nei sacrari militari di Arsiero e Schio, per arrivare infine proprio sul Pasubio.
Occhio alla "libretta"
Carissimo direttore, sono Ornello Capannolo, già vice Presidente nazionale. Vorrei esprimere il rammarico che provo nel partecipare a numerose manifestazioni organizzate dall’Ana per come viene usato il cappello alpino in alcune circostanze.
Profumo d’Adunata
Era importante, era il raduno delle Penne Mozze numero 45, rientrava negli eventi del filo conduttore “Aspettando l’Adunata del Piave 2017”, c’era un oratore ufficiale che rispondeva al nome del Presidente emerito Corrado Perona e vi ha partecipato per la prima volta il vescovo della diocesi di Vittorio Veneto, territorio dove sorge il memoriale del Bosco, nella trevigiana Valle di San Daniele, Corrado Pizziolo.
Prigionieri dell'Unità d'Italia
Provengo dalla regione più piccola e più povera d’Italia, il Molise. Vivo a Pavia e sono segretario della Sezione di Pavia. Nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, di ritorno nella mia regione, una persona a me molto vicina mi disse che l’Unità d’Italia nel 1861 era stata fatta a spese dei meridionali.
La memoria conservata
Lo scorso settembre sul Monte Bernadia, sopra Tarcento (Udine), si è tenuto il 58º incontro presso il sacrario del monumento faro della Julia che ricorda la gloriosa Divisione alpina, e nel contempo custodisce le salme di cinque Caduti della Grande Guerra e di un Caduto della Campagna di Grecia. A differenza delle passate edizioni, che di norma si tengono la prima domenica di settembre, quest’anno la cerimonia ha avuto luogo la domenica seguente, per dar modo alla nostra Sezione di partecipare alla cerimonia della posa di una targa ricordo al Bosco delle penne mozze di Cison in Valmarino, assieme alla Sezione di Roma.
Ricordi di una nonna
Caro direttore, prima di tutto la ringrazio per avermi spedito i numeri che mi mancavano del vostro giornale, non vedo l’ora di leggerlo e rileggerlo perché le sue pagine mi riempiono di orgoglio.
Una preziosa sostenitrice
Sono passati quattro anni da quando mio marito Enzio è “andato avanti”, quattro anni molto dolorosi e vuoti della sua presenza e del suo sorriso. Assieme a lui partecipavo alle varie manifestazioni e progetti che il gruppo degli alpini di Vigonza organizzava con entusiasmo.
Una richiesta per Costalovara
Buongiorno direttore, volevo passare qualche giorno a Costalovara purtroppo però non sono ammessi i cani. Lo so che per molti sarà un problema stupido, ma a mio parere questa è una negatività, un “non segno” di civiltà. Credevo che l’accoglienza degli “amici pelosi” fosse ormai un chiaro segnale di civiltà, ma a Costalovara non la pensano così! Grazie.
Per gli eroi del Tomba
Uno scenario con colpo d’occhio meraviglioso, suggestioni forti, amor di Patria, spirito europeo, non sono certo mancati nei partecipanti al 57º pellegrinaggio al Monte Tomba, per l’occasione pavesato a festa. Con l’impegno di oltre 80 volontari, il gruppo alpini di Cavaso del Tomba ha ospitato domenica 4 settembre l’annuale ricordo dei fatti d’arme del 1917-1918. Non va dimenticato che sul Tomba e nel vicinissimo Monfenera persero la vita in molti, combattendo per resistere agli attacchi austro-tedeschi, venti giorni dopo Caporetto.