Per gli eroi del Tomba

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    Uno scenario con colpo d’occhio meraviglioso, suggestioni forti, amor di Patria, spirito europeo, non sono certo mancati nei partecipanti al 57º pellegrinaggio al Monte Tomba, per l’occasione pavesato a festa. Con l’impegno di oltre 80 volontari, il gruppo alpini di Cavaso del Tomba ha ospitato domenica 4 settembre l’annuale ricordo dei fatti d’arme del 1917-1918. Non va dimenticato che sul Tomba e nel vicinissimo Monfenera persero la vita in molti, combattendo per resistere agli attacchi austro-tedeschi, venti giorni dopo Caporetto. 

    Soprattutto nella battaglia d’arresto del novembredicembre 1917 non mancarono atti di autentico eroismo che portarono al conferimento di ben due Medaglie d’Oro – al capitano Alfredo Di Cocco, artigliere alpino di Popoli (Pescara) e all’aspirante ufficiale alpino Antonio Ciamarra di Napoli – e due Medaglie d’Argento, al sten. Nino Oxilia, artigliere di Torino e al sten. Giorgio Romani di Teramo, fante. Furono le prime medaglie al Valor Militare concesse per la difesa del massiccio del Grappa. Gli alti comandi avversari avevano giustamente intuito che il Tomba, con le sue modeste quote, rappresentava la strada più agevole per aggirare le linee difensive italiane e giungere a Bassano, per poi dilagare in tutto il Veneto.

    Ecco perché il Tomba, il Palon, i Solaroli, il Valderoa, lo Spinoncia furono presi d’assalto per settimane, finché, finalmente, la pressione austriaca non si esaurì. Perfino Rommel partecipò agli attacchi, con il suo reparto del Baden-Württemberg ed ebbe modo di apprendere a sue spese quanto fosse efficace l’artiglieria italiana: «Spara tremendamente bene», scrisse nel suo libro di memorie.

    Nell’organizzazione della manifestazione non è stato trascurato alcun particolare. Il risultato è stata la perfetta riuscita di una cerimonia che da quest’anno entra, con buona ragione, tra quelle che l’Associazione riconosce a valenza nazionale. Nell’edizione del 2017, in concomitanza col primo Centenario della Grande Guerra, sarà presente il Labaro dell’Ana, che si fregia di 216 Medaglie d’Oro al Valor Militare. Era quindi scontata la presenza del Presidente nazionale Sebastiano Favero. Con lui Giuseppe Rugolo, Presidente della Sezione di Bassano del Grappa.

    Non sono mancate numerose delegazioni straniere, in rappresentanza di quelle nazioni che cento anni fa, proprio sul Tomba, si erano tanto ferocemente combattute. In particolare sono state accolte con calore le delegazioni di Austria, Germania e Ungheria, che sfoggiavano le loro sgargianti divise. Presenti anche tantissimi vessilli sezionali, i gagliardetti di Gruppo e i labari di altre associazioni d’Arma (fanti e artiglieri soprattutto), vari sindaci e molta folla, favorita dal bel tempo. Non è mancato un pizzico di commozione, in tutti, quando è stato benedetto il nuovo vessillo della Sezione di Bassano, dato che la madrina è stata la signora Renata Virago, vedova dell’alpino Graziano, da pochi giorni “andato avanti”, che al Tomba ha sempre prestato attenzioni in tutti i modi.

    Dopo i saluti e i ringraziamenti di rito di Loris Ceccato, Capogruppo di Cavaso, il Presidente Rugolo ha stimolato il pubblico chiedendosi: «Perché siamo qui? Perché ce lo chiede la nostra coscienza di alpini, di fanti, di bersaglieri e di tutti quelli che qui hanno combattuto. Ce lo chiede la nostra terra ‘genitrice’. Da essa ossia da humus deriva uomo e l’uomo (alpino) ha sempre ‘marcato’ il proprio territorio, con una presenza attiva, costante e amorevole. E l’uomo deve ricordare, se non vuole smarrire la sua identità e i suoi valori fondanti».

    Il Presidente Favero, dopo aver ribadito che dal 2017 la cerimonia del Tomba avrà valenza nazionale per decisione del Consiglio Direttivo Nazionale, ha voluto ricordare la presenza e l’opera degli alpini anche nelle recenti, tristissime circostanze del terremoto in Centro Italia.

    «Le strutture della Protezione Civile sono in buona parte strutture dell’Ana, per cui non manca e non mancherà il loro apporto, nei momenti di bisogno. È un segnale forte, di riconoscenza e fratellanza verso chi ha bisogno di aiuto. Come non mancheranno senso di accoglienza e di integrazione, ma partendo dal concetto che per conoscere gli altri, bisogna prima conoscere se stessi».

    Gianni Idrio

    idriog@tiscali.it