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Novant’anni di storia e un suggello d’amicizia con una delle città più alpine d’Italia nell’anno del 140° anniversario delle Truppe alpine. Questo è stato il filo conduttore della 47ª adunata sezionale di Vicenza. Vicenza è l’unico Comune italiano che al posto di un proprio gonfalone può fregiarsi della bandiera nazionale con lo stemma della municipalità inserito al centro.

Piacenza, fra storia e futuro

Piacenza è una città di circa 104mila abitanti, posta nell’estrema Emilia occidentale, al confine con il Piemonte, la Liguria e la Lombardia dalla quale la separa il Po. È capoluogo di una provincia di quasi 290mila abitanti: il territorio è in parte di pianura che poi si addentra nell’Appennino. L’economia è prevalentemente agricola con presenze importanti dell’industria metalmeccanica e di trasformazione dei prodotti dei campi e nel settore della logistica. La città si fregia del titolo de “la Primogenita”, riconoscimento che le riservò il re del Piemonte, Carlo Alberto, durante la prima guerra d’indipendenza: nel 1848 i piacentini furono i primi, nel maggio di quell’anno, a pronunciarsi con un plebiscito per l’unione con il regno sabaudo.

Mi ricollego a quanto scrive l’amico alpino e reduce di Russia Albino Porro su L’Alpino di ottobre. Ripristinare il servizio della leva obbligatoria non solo significherebbe ridare equità sociale e unitarietà di fronte alla Patria ed agli obblighi verso di essa, ma dare anche ed innanzitutto a molti giovani la possibilità di fare un’esperienza unica e importante per il loro futuro, anziché venire annoverati nella percentuale di disoccupati.

Per l’Italia, con la gente

Storia davvero singolare e affascinante, quella degli alpini. Il Corpo indubbiamente più amato e rispettato al Mondo, 140 anni fa ebbe un’origine quasi clandestina grazie ad alcuni articoli inseriti in quel Regio Decreto con i quali il generale Ricotti Magnani, ministro della Guerra, su suggerimento del capitano Perrucchetti - che, a sua volta, aveva mutuato l’idea da uno studio del col. Ricci - diede vita alle prime compagnie territoriali sulle Alpi. L’idea semplice e geniale era quella di affidare la difesa dei settori alpini ai valligiani che li abitavano, che li conoscevano palmo a palmo e che li avrebbero difesi con la tenacia di chi protegge la propria casa.

A Kusk I Bad I Sabah, in provincia di Herat, è stata inaugurata una scuola pubblica realizzata dal Provincial Reconstruction Team (PRT) - CIMIC Detachment, l’unità del contingente italiano che assiste le autorità afgane nel processo di sviluppo e transizione della provincia. L’opera, del valore complessivo di 115mila euro, è costituita da otto aule completamente equipaggiate di banchi, cattedre e lavagne e permetterà a oltre 300 bambine e bambini del villaggio di frequentare le classi primarie e medie inferiori.

Quest’anno il raduno riveste particolare importanza per la ricorrenza del 70° anniversario di Quota Cividale e sarà coronato dall’inaugurazione di un monumento all’8° Alpini a Cividale.

Dopo la grande partecipazione alle adunate dei quattro Raggruppamenti un’ulteriore dimostrazione della vitalità dell’Associazione è venuta dall’assemblea annuale dei presidenti delle Sezioni in Italia tenuta al Centro Congressi delle Stelline, in corso Magenta a Milano. Erano presenti 79 su 81 presidenti e due presidenti di sezioni all’estero, Germania e Balcanica-Carpatica-Danubiana. In apertura il presidente nazionale Corrado Perona, arrivato il giorno prima dalla visita alle Sezioni in Australia, ha portato il saluto di quegli alpini lontani, ma vicini al cuore di tutti.

Alpino nel cuore

Nel 2010 ho aderito alla richiesta di un amico che mi chiedeva di aiutarlo a rivolgere un appello, attraverso l’Informatore che dirigevo all’epoca, a tutti gli alpini del nostro Comune allo scopo di creare un Gruppo locale. Ho aderito volentieri all’iniziativa anche per l’affetto che ho sempre nutrito nei confronti degli alpini, sia perché numerosi nel mio ambito familiare, sia per la conoscenza delle loro gesta.

La commemorazione del 4 Novembre al sacrario militare di Redipuglia è un appuntamento d’obbligo della nostra storia contemporanea perché rappresenta il sacrificio del popolo italiano nel travagliato cammino dell’unità nazionale. In questo che è il più grande cimitero militare d’Italia giungono ogni anno le massime autorità a rendere omaggio ai centomila Caduti nella prima guerra mondiale che qui sono raccolti e, per estensione, agli altri cinquecentomila e a quelli del secondo conflitto.

Vicini ai nostri marò

Tra poco sarà Natale. Un tempo, quando l’innocenza accompagnava i primi passi dell’esistenza, eravamo soliti mettere i nostri sogni dentro una letterina da consegnare al Bambin Gesù. Per lo più erano promesse d’essere migliori, spesso accompagnate da qualche timida richiesta, avanzata tra le tante frustrazioni di una vita in salita. Diventati grandi, anche l’innocenza s’è pian piano sfilacciata, ma i sogni hanno continuato a farsi largo popolando di speranze il nostro quotidiano.

San Benedetto dei Marsi (L’Aquila) e i suoi cittadini hanno partecipato numerosi al raduno sezionale degli alpini organizzato dal gruppo “Morroni” in collaborazione con la sezione Abruzzi. L’appuntamento è stato arricchito da un convegno su “Don Gnocchi e la solidarietà alpina”, disposto in collaborazione con l’Amministrazione comunale e allietato dal coro di Isola del Gran Sasso. Erano presenti il sindaco Paolo Di Cesare, il presidente della sezione Abruzzi Giovanni Natale e il vescovo dei Marsi, mons. Pietro Santoro.

Noi ci siamo!

Accanto a me, sull’aereo che mi portava in Australia dove avrei incontrato i presidenti di quelle Sezioni, c’era un giovane lombardo che mi ha raccontato di aver lasciato l’Italia per andare a cercare lavoro in questo paese a 24 ore di volo da casa. Aveva il visto d’ingresso, sperava poi nella fortuna. Secondo i dati forniti dal presidente delle associazioni italiane costituite nel Western Australia solo quest’anno sono arrivati migliaia di giovani italiani, molti con il visto turistico ma in effetti per rimanere.

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