Piacenza, fra storia e futuro

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    Piacenza è una città di circa 104mila abitanti, posta nell’estrema Emilia occidentale, al confine con il Piemonte, la Liguria e la Lombardia dalla quale la separa il Po. È capoluogo di una provincia di quasi 290mila abitanti: il territorio è in parte di pianura che poi si addentra nell’Appennino. L’economia è prevalentemente agricola con presenze importanti dell’industria metalmeccanica e di trasformazione dei prodotti dei campi e nel settore della logistica. La città si fregia del titolo de “la Primogenita”, riconoscimento che le riservò il re del Piemonte, Carlo Alberto, durante la prima guerra d’indipendenza: nel 1848 i piacentini furono i primi, nel maggio di quell’anno, a pronunciarsi con un plebiscito per l’unione con il regno sabaudo.

    Quando il 14 maggio 1848 una delegazione piacentina raggiunse il sovrano a Sommacampagna, presso Verona, dove era accampato con l’esercito, questi ebbe a pronunciare una frase con la quale riconosceva, a livello italiano, la primogenitura della città emiliana. Tale scelta le meritò una Medaglia d’Oro come città benemerita del Risorgimento, riconoscimento a cui si deve aggiungere una seconda Medaglia d’Oro, questa volta al Valor Militare, concessa per benemerenze acquisite durante la guerra di Liberazione.

    Quella del 1848 non è stata una scelta casuale: la città, che già aveva guadagnato un posto di rilievo nel periodo dei liberi comuni, nel Cinquecento era stata costituita dall’amministrazione pontificia in ducato, unito al gemello di Parma. Scelta in un primo tempo come sede di governo da Pierluigi Farnese, il figlio di Papa Paolo III, si ribellò al potere ducale – o meglio lo fecero alcuni esponenti della nobiltà locale – e il 10 settembre 1547 il duca venne ucciso nel corso di una sommossa. Il risultato fu che i Farnese, alla fine, riuscirono a mantenere il proprio potere, ma trasferirono la capitale a Parma e alla città da allora fu riservato un ruolo soprattutto militare.

    Questo passato ha contribuito a dare a Piacenza un aspetto esteriormente severo: conserva molti palazzi costruiti soprattutto nel Seicento e nel Settecento di rara bellezza che si manifesta negli scaloni d’onore e nei saloni del piano nobile; di queste preziosità architettoniche poco si nota nelle facciate caratterizzate da un aspetto austero. La decisione di aderire al processo risorgimentale già nel 1848 era soprattutto frutto di una profonda vitalità che si è manifestata anche a livello economico: Piacenza sul finire dell’Ottocento ha visto nascere la prima Camera del lavoro (inizialmente indicata come Borsa) d’Italia, mentre la componente imprenditoriale, sempre a livello nazionale, dava vita a strutture quali la Federazione dei Consorzi Agrari ben presto affermatasi anche con l’apporto di altre province. Anche questo è un indice di un’economia, sì agricola, ma di un’agricoltura moderna, segnata dalla cooperazione e dall’utilizzo della meccanizzazione.

    Un settore della già citata industria metalmeccanica è infatti legato alla produzione di macchine destinate al lavoro dei campi. Questo per quanto riguarda soprattutto l’Ottocento; nella seconda metà del secolo scorso questa capacità degli imprenditori piacentini ad aggiornare il proprio impegno ha portato al fiorire di una forte e moderna industria meccatronica. Piacenza è dunque una città con una storia ricca e legata alla tradizione, ma proiettata verso il futuro.

    Fausto Fiorentini