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sabato, 5 Luglio 2025

Milano abbraccia gli alpini

Parlare della Messa in Duomo è raccontare una cerimonia che da 61 anni permette a migliaia di alpini di ritrovarsi la seconda domenica di dicembre. Quanti ne ho conosciuti in tutti questi anni: da Peppino Prisco che iniziò l’evento in ricordo dei suoi commilitoni del battaglione L’Aquila, ai tanti presidenti nazionali e sezionali. Oramai non conto più quante volte vi ho partecipato. In 52 anni di iscrizione all’Ana, penso di averne perse poche. Si iniziò nel Civico Tempio di San Sebastiano di via Torino, chiesa di proprietà del Comune di Milano, poi ci spostammo nella chiesa di San Carlo e infine in Duomo. 

Figli della Smalp

Forse per la prima volta dissento da un tuo intervento, nella risposta data ad Alfredo Favretto nel numero di novembre con la frase “Ostentare i gradi come se fossero medaglie”. Chi sfila con la Smalp sa che per l’Associazione bisognerebbe sfilare con la propria Sezione, il fatto è che mentre per quasi tutti gli alpini il far parte di una Sezione corrisponde in linea di massima anche con la zona di reclutamento e i reparti dove si è prestato il proprio servizio di naja (ad esempio i milanesi e i lombardi erano tutti del 5º), noi che abbiamo fatto la Smalp arrivavamo da tutte le parti d’Italia per poi essere destinati e sparpagliati in reparti diversi.

Le trentatré cartoline

A volte in famiglia lo inducevano a rievocare le atrocità della guerra, l’esasperazione della trincea, gli assalti alla baionetta. La madre era sgomenta, ma voleva lo stesso sapere. «Ma Sandro, no te avaré mia copà qualche cristian quando che te eri in guera?» «Mama, mi no lo so, ma piutosto che lu m’avesse copà mi, l’è meio che mi abia copà lu!». La madre stravedeva per questo suo ultimo figlio maschio, per la sua allegria, le battute sempre pronte, la capacità di essere ottimista anche contro tutte le evidenze. 

Giovani di valore

Mi trovavo al Politecnico di Milano e passando a fianco di una delle grandi aule, in cui giusto 50 anni fa ero entrato da studente per la prima volta, sento una musica che non tardo a collegare ad un canto della prima guerra mondiale. Resto sorpreso ma penso a qualche proiezione extrascolastica su qualche tema storico e continuo la passeggiata. Dopo un po’ ripasso più vicino e questa volta riconosco distintamente le note di “Ta pum” che però si interrompono per riprendere qualche istante dopo.

Il gioco da tavolo “Ta-pum”

Vorrei segnalare un gioco per ragazzi dal titolo “Ta-Pum”. Questa è la recensione su internet: “L’edizione italiana si chiama Ta-Pum! (2-5 giocatori, 30 minuti) ed è edita da Oliphante a cui faccio i miei complimenti per aver scelto di pubblicare in Italia questo gioco. 

I tre volti dell'Ana

Ho letto attentamente il suo editoriale de L’Alpino di novembre condividendo la rappresentazione dei tre volti della nostra Associazione. Un’analisi più che realistica che mi ha colpito soprattutto per quanto espresso nel secondo e terzo volto. Credo che il secondo volto sia in effetti la vera e lucente immagine che dobbiamo diffondere sul territorio. I Gruppi con i loro alpini e amici associati si caratterizzano con le specificità del proprio vissuto sul proprio territorio; sono portatori degli entusiasmi, dei ricordi, delle storie, condivise anche con le famiglie sia nelle ricorrenti feste che nella vita quotidiana. Insieme si affrontano le contrapposizioni, le diversità di pensiero ma uniti nel ricercare le soluzioni che consolidino l’appartenenza e l’amicizia nel cammino associativo.

Scritti con la divisa

Siamo con un artigliere alpino, ma questo ha radici nella bassa pianura veronese, precisamente a Isola della Scala, posta a circa 30 metri sul livello del mare, una terra fertile voltata e rivoltata nel corso dei secoli. Luigi fa parte di quel mondo, di una numerosa famiglia contadina: papà, mamma, Lucia, Riccardo, Teresa, Angelo, Luigino, Guglielmo, Annamaria e Paola. Gente austera come la vita di campagna dove il fiato occorre tutto alla fatica, dove da sempre sono i contadini a svegliare il sole e non viceversa. Gente che pratica i doveri prima dei diritti e quando arriva il tempo del servizio militare mugugna ma non fa storie. 

Di questi tempi

Leggo che il 9 giugno 2018, tre settimane dopo la nostra Adunata, Trento ospiterà l’orgoglio omosessuale, conosco bene l’idioma anglosassone, ma mi piace utilizzare termini della nostra lingua (per estesa corrige il gay-pride). Ora, sia ben chiaro che io non ho assolutamente nulla contro qualsiasi orientamento sessuale delle persone, ognuno nell’ambito delle proprie mura domestiche, nel rispetto della persona, è libero di fare quello che preferisce, anche se non ho mai capito e mai capirò la necessità di un raduno, questa voglia e desiderio di esibire per le strade di una città l’essere omosessuale; se ti ritieni uguale perché devi manifestare in modo così evidente e volgare? 

Solidarietà spirituale

Quando qualche visitatore dell’antica Chiesa di San Sebastiano vuole fare un selfie con noi, alpini di vigilanza, oppure si meravigliano di trovarci lì e vogliono sapere di più della nostra presenza, noi ci meravigliamo, ma forse hanno ragione è giusto che sappiano. Non è nostro ruolo, non è comune che degli alpini Ana, che normalmente vedono impegnati in commemorazioni militari, in attività di Protezione Civile, di solidarietà e in feste varie, si dedichino ad attività di volontariato culturale. 

La qualità degli uomini

Leggo sempre le lettere dei lettori pubblicate su L’Alpino. La maggior parte delle quali sono altamente condivisibili e alcune anche toccano il cuore di noi veci. Qualche volta però ci casca dentro qualche nota stonata come quella del signore di Buriasco che, giustamente, fa l’elogio delle truppe di professionisti condito però con il dispregio di noi che, “sprovveduti”, secondo lui, si lavorava ottusamente solo di Garand e Srcm. 

Una precisazione sulla “Garibaldi”

Ho letto la lettera di Carmelo Raccuia sulla Divisione partigiana italiana “Garibaldi” pubblicata su L’Alpino di novembre e mi corre l’obbligo, quale componente di tale Divisione di fare una precisazione in proposito, per verità storica e per rispetto della memoria dei miei commilitoni che hanno lasciato la vita in Jugoslavia e di quelli già “andati avanti”. Le formazioni “Garibaldi” del citato comandante Bianco o colonnello Krieger erano cosa del tutto diversa dalla nostra Divisione partigiana italiana che ha avuto al comando prima il gen. Oxilia, poi il gen. Vivalda e infine il col. Carlo Ravnich, già comandante del Gruppo artiglieria alpina Aosta di cui ho fatto parte. 

Monumento vivente

Centinaia di alpini e sostenitori hanno fatto da cornice, a Brescia, alla cerimonia della posa della prima pietra della Nuova Scuola Nikolajewka, un grande edificio su tre piani, che si affiancherà a quello omonimo esistente, che già ospita persone con disabilità fisiche gravi e gravissime. Una cerimonia solennizzata dalla presenza del Presidente nazionale, Sebastiano Favero, affiancato dai presidenti delle tre Sezioni bresciane, Brescia, Salò e Vallecamonica (Turrini, Micoli e Sala) e da quella del sindaco di Brescia, on. Emilio Del Bono e dai rappresentanti di Regione, Provincia e Ats.

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