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Mi scrive un artigliere da montagna, di cui ometto il nome: «Penso che gli alpini del Nord che hanno combattuto e sono morti, tra i quali anche mio nonno, se è vero che esiste un al di là, non riusciranno a darsi pace nel sapere d’essere morti per questo modello di Patria che, a distanza di sessantasette anni non è ancora unita in nulla, né culturalmente, né economicamente e neanche quando c’è da fare sacrifici. E sono sicuro che se avessero potuto scegliere, visto come sono andate le cose, avrebbero combattuto per lasciarci una Padania libera e non un Nord schiavo di governi romani».

Napoli e gli alpini

Che c’entra Napoli con gli alpini? Questa domanda me la sono sentita strillare in faccia da una donna che, per farsi meglio notare, si sbracciava da una delle transenne laterali che delimitavano il percorso della sfilata di una delle nostre più recenti, magnifiche Adunate nazionali. Quella donna è certamente espressione tipica di una mentalità razzista con pruriti di secessione che negli ultimi tempi va sempre più diffondendosi. Mortificato, anzi offeso, rispondo. Il decreto che sancì la nascita delle Compagnie alpine fu firmato il 15 ottobre 1872 da Vittorio Emanuele II a Napoli.

Per celebrare i 140 anni di fondazione del Corpo, il Comando delle Truppe Alpine ha promosso e curato l’apertura di due nuove vie alpinistiche e la realizzazione di una via ferrata. L’impresa è stata presentata a Bolzano al Circolo Unificato dell’Esercito, dal vice comandante delle Truppe alpine gen. D. Fausto Macor.

CIAU PAIS

“Ciau pais” è un viaggio autentico nella memoria storica, 34 racconti di alpini della sezione Valsesiana che in gioventù hanno vissuto sul campo le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale, in Francia, sul fronte greco-albanese, in Russia. I documenti sono stati raccolti da Aldo Lanfranchini con l’aiuto di Anna Martinoli e Marinella Mora Ferrari e con la collaborazione di dieci comuni valsesiani. Il lavoro è presentato in un dvd, corredato da un volume, ed è stato prodotto in occasione del 90° di fondazione della Sezione.
La guerra: in cartolina, nelle stampe, nei dipinti, nei distintivi. E poi la storia di un formidabile apparato di propaganda che mistificava il combattente e identificava il nemico con la barbarie e il male assoluto. Una guerra mediatica non meno devastante di quella combattuta nelle trincee, vissuta dalla popolazione frastornata dai proclami, alimentata dalle industrie che producevano armi sempre più sofisticate e combattuta sulla carta dai migliori grafici dei due fronti, impegnati a raccontare singoli episodi in cartoline, mistificando eroismi e vittorie.
Un volume di 196 pagine a colori edito da Susalibri racconta per immagini sei decenni di storia della Taurinense, una delle grandi Unità dell’Esercito, costituita a Torino il 15 aprile 1952. Oltre cinquecento fotografie tratte dagli archivi della brigata corredano il testo di Gianni Oliva, esperto di storia delle Truppe alpine, il quale ricostruisce la genesi della brigata piemontese e gli sviluppi che l’hanno portata a diventare protagonista in Italia e all’estero.

In breve – ottobre 2012

Notizie in breve.

Il rispetto della diversità

Ho ricevuto la pubblicazione del numero agosto/settembre della rivista L’Alpino che come al solito ho letto prima di tutta l’altra corrispondenza. Già da qualche tempo avevo appreso del suo nuovo e prestigioso incarico di direttore responsabile della rivista, sono certo che la sua qualificata competenza potrà dare ancor più risalto a questo strumento di collegamento con tutta la famiglia alpina.

E noi con voi

La fanfara suonava, gli ospiti continuavano ad arrivare, sembrava una festa ma non lo era: non ci può essere allegria per chi parte per una terra lontana, diversa in tutto, ancora piena di insidie. Perché questa missione in Afghanistan dell’intera brigata alpina Taurinense, ormai iniziata, ha vecchie e nuove incognite, a rischio anche per chi è preparato, ben addestrato, ben equipaggiato. Nell’ampio piazzale della caserma Monte Grappa le tribune sono ormai zeppe di invitati, con il sindaco Fassino, il presidente della Regione Cota, il procuratore generale Caselli, senatori, deputati.

Un grande alpino, un amico, se n’è andato. Nelson Cenci è morto lo scorso 3 settembre, aveva 93 anni. Il giorno dei funerali, concelebrati da don Agostino Plebani, da mons. Angelo Bazzari, dal cappellano militare e dal colognese don Endrio, era come essere ad una piccola Adunata. Il feretro è stato portato a spalla dagli alpini del 7° nella chiesa di Cologne tra due ali di folla.

La bella Adunata della sezione di Marostica, svolta nell’anno del 60° del gruppo di Lusiana, ha suggellato il gemellaggio tra la sezione locale e la sezione Germania, che proprio quest’anno celebra il suo 40° di fondazione. Ma è stata anche l’occasione per far incontrare i presidenti delle Sezioni europee, per parlare degli alpini all’estero e del loro futuro.

Ci siamo incontrati a Costalovara con tutti gli amici che operano nell’editoria alpina, ma non l’abbiamo fatto per diventare giornalisti. Per fare quello bastano le officine dei media, che sfornano “operai” specializzati di altissimo livello. Ci siamo incontrati per crescere come cittadini e per far crescere la coscienza del Paese in un momento difficile.

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