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sabato, 27 Aprile 2024

Tanti ricordi e molti fatti

Ho letto L’Alpino di ottobre con la tua bellissima relazione su “Operazione asilo Sorriso a Rossosch” – 20 anni in amicizia”: bravo, bravissimo! Sei efficace e mi hai coinvolto profondamente in quei ricordi. Ho rivissuto ogni fase, fin dal primo approccio con Morozov 1990, quando con Caprioli e Grossi verificammo, in un breve blitz esplorativo, la completa agibilità dell’asta del Don già occupata dal nostro Corpo d’armata Alpino, da Karabut a Nowa Kalitwa, che ovviamente era per me la zona più toccante e pregna di ricordi incredibili, ma accaduti.

LE TRECENTO ORE A NORD DI QATTARA

Nel 70° anniversario della battaglia di El Alamein e nel 20° della morte di Paolo Caccia Dominioni la libreria militare ripresenta, a 40 anni dalla prima edizione, questa raccolta di memorie di oltre 40 combattenti dell’epica battaglia. Il libro fa memoria di coloro che caddero e patirono dopo essersi battuti con eroismo contro un nemico immensamente più potente, e di Paolo Caccia Dominioni, splendido uomo e soldato che, per lunghi anni dopo il conflitto, tornò nel deserto di El Alamein alla ricerca delle salme dei Caduti di tutti gli eserciti, e a cui dobbiamo il progetto e la costruzione del Sacrario, a loro tutela e custodia.

49 SFUMATURE IN GRIGIO VERDE

Quarant’anni di servizio militare, dal tempo dell’Accademia al congedo. E, in mezzo, la vita in 49 “sfumature in grigio verde”, tanti sono i racconti autobiografici del generale degli Alpini Villi Lenzini. Non ci si annoia, nella lettura, anche perché la prosa è molto fluida, effervescente ed i racconti sono divertenti, a volte amari, spesso critici e pungenti. Ma, come nota Toni Capuozzo nella sua bella prefazione, i suoi suggerimenti sono fatti per costruire e non per distruggere. A Lenzini non vanno certi politici che non hanno il senso dello Stato e non ha timore a scriverlo; ha un grande senso dell’onore e del dovere, del sacrificio e del rispetto e ama la sua vita con le stellette. Non ha rimpianti, ricordi sì, tanti.

Come spendere i nostri soldi

Carissimo don Bruno, mi permetto di darle del tu, sono un vecchio A.S.C. del 1940, ed iscritto all’ANA da molti anni; ho visto e sentito l’opinione di tanti presidenti... sono un romagnolo e amo molto la mia terra natia, sono infatti iscritto al gruppo alpini di Forlì, leggo sempre il nostro giornale, partecipo frequentemente ai nostri ritrovi, vado fiero di essere un alpino... parlo dei mesi passati nel Corpo con tanta nostalgia...

Gli strumenti della modernità

La guerra sui social network continua quotidianamente senza esclusione di colpi per nessuno. Ma c’è un limite a tutto dettato dalla ragione del buon senso per un utilizzo serio. È anche vero che la natura umana è limitata e sempre più incuriosita verso le novità ma, come dice giustamente Lei, ci vuole il senso della misura per tenere sotto controllo certi fenomeni.

LA GUERRA DI MINE

La tecnica di “scavare” sotto i piedi del nemico per farlo crollare è stata sfruttata dal III secolo a.C. in avanti, anche se è diventata una componente importante nella guerra moderna, con l’impiego degli esplosivi. Va tuttavia detto che, per rilevanti che siano stati gli episodi sui due fronti, occidentale e orientale, non hanno in alcun caso costituito elemento determinante per le sorti del conflitto. Questo interessante volume, scritto dal generale del Genio aeronautico Basilio Di Martino documenta questa guerra sotterranea costata migliaia di vite.

Educare il cuore

Gentile Direttore, mi permetto di scriverle per comunicarle con entusiasmo quanto hanno fatto gli alpini per il paesino di cui sono parroco. In data 9 novembre, infatti, nella piccola chiesa parrocchiale, il coro sezionale ANA “Monte Saccarello” ha tenuto un bellissimo concerto-spettacolo in ricordo dei caduti di Oliveto. Durante il concerto, l’esecuzione di brani tratti dal repertorio alpino relativo alla guerra di Libia e alle due guerre mondiali, si è alternato alla lettura di testimonianze originali (lettere di guerra e pagine di Rigoni Stern).

Un uomo maiuscolo

Caro Bruno, leggendo la lettera “Capitano quaquaraqua” su L’Alpino di novembre, mi sono sentito in dovere di scrivere quello che è successo a me. Alpino del 1°/69, btg. Saluzzo, 4ª Compagnia, caserma Fiore, borgo San Dalmazzo (da Bra e da Torino).

Ritrovarsi

Correva l'anno 1956, il 22 marzo entrammo per la prima volta alla Cesare Battisti di Merano: destinazione 36ª batteria, gruppo Vestone. L'aria era ancora inquinata dall'ultimo conflitto mondiale e, conseguenza fisiologica, i nostri superiori non erano molto malleabili. Per loro la guerra non era finita! Erano tempi così... molto duri. Noi abbiamo sempre detto “Signorsì”.

In breve – gennaio 2014

Notizie in breve.

Graize per la foto di Gian Luigi

Nella ricerca entusiastica di commilitoni del 40° corso ACS ad Aosta nella caserma Cesare Battisti, in occasione dei 40 anni dal congedo sono, anzi siamo riusciti a contattare molti compagni ed abbiamo formato squadra nello scambio di foto, di ricordi, e siamo riusciti a dare dei nomi ai volti delle foto, nomi magari scritti sul retro...

Alleviare le sofferenze

Caro Direttore, scusami il tu, ma sono un giornalista anch’io, nonché molto amico del tuo predecessore Vittorio Brunello. Ti disturbo per chiederti un po’ di spazio per questo scritto a favore degli alpini del gruppo di Campese di Bassano del Grappa, alcuni dei quali sono sempre disposti a dare una mano alla nostra Associazione Oncologica San Bassiano Onlus di Bassano del Grappa.

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