Vorrei aiutarvi ad aiutare

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    Mi chiamo Laura, ho 21 anni e studio all’Università di Torino. Vi scrivo semplicemente per ringraziare gli alpini per il bellissimo evento che organizzano ogni anno: il ritrovo dei Babbi Natale! Purtroppo non ho mai partecipato direttamente, ma sono molto vicina all’evento per una doppia ragione. In primis, anche io sono stata ricoverata al Regina Margherita quando avevo 12 anni, per un brutto male. Restai in ospedale nel periodo natalizio, e fu davvero un momento buio che ricordo con timore ma anche con l’orgoglio silenzioso di chi ce l’ha fatta.

    So qual è il clima tra le corsie dell’ospedale e non smetterò mai di ringraziare tutti coloro che ogni giorno provano a sollevare il morale di bimbi e famiglie. In secondo luogo, anche se per certi versi comprendo l’opposizione dei “veci”, ho avuto la grande fortuna di partecipare alla mininaja nel 2011, al fianco di istruttori del 3° Rgt. Alpini. È stata una svolta nella mia vita, che mi ha fatto di nuovo credere in me stessa, mettendomi alla prova con realtà che non conoscevo. Sono grata a Voi Alpini per ciò che, direttamente o indirettamente, mi avete dato e date ogni giorno alla società. Sono le gocce che, riunite insieme, creano il mare. L’immensa stima che ho di voi alpini risiede non solo nel mio percorso di studi, ma nella quotidianità: la presenza, e non solo nelle emergenze (come in questo evento), è forte ed un occhio attento la riconosce. Quindi ancora grazie, anche da parte di quei ragazzi che non possono ringraziarVi come ora faccio io. Spero, un giorno, di far parte di questa Associazione e di aiutarvi ad aiutare le persone. Con affetto.

    Laura

    Risponde il capo redattore Giangaspare Basile.

    Questa la lettera ci è pervenuta dopo la festa di Natale organizzata dalla sezione di Torino a favore del reparto pediatrico dell’ospedale Regina Margherita (ne scriviamo nelle pagine delle Sezioni). Laura racconta che i giorni della mininaja le hanno cambiato la vita. Dopo la laurea in Scienze Strategiche vuole aiutare gli alpini ad aiutare gli altri, partecipando alle attività della nostra Protezione Civile, “tanto per cominciare…”. Ha dunque perfettamente interpretato lo spirito e i valori che gli alpini chiamano semplicemente alpinità. A conclusione delle tre settimane al 3° Alpini, a Pinerolo, le è stato dato un cappello che qualche “vecio” – ammette Laura – guarda con diffidenza, anche se a darglielo è stato l’Esercito. Eppure ha tutto – tranne le stellette – per dichiararsi alpina: l’orgoglio di aver affrontato giorni durissimi e aver vinto, la disponibilità di mettersi al servizio degli altri, la comprensione e il rispetto per i “veci”, la gioia nel dire ‘grazie Alpini, voglio essere una di voi’. I suoi genitori la assecondano, anche nella scelta della facoltà universitaria, singolare per una ragazza: “Scienze Strategiche? Voglio restare vicina al mondo militare…”, dice con naturalezza. Viene da pensare a quanto è stato tolto a migliaia di giovani – in termini di conoscenza dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità e responsabilità – con la sospensione della leva; a quanto potrebbero apprendere svolgendo un servizio militare, pur breve e volontario, che li renderebbe responsabili e maturi, preparati ad affrontare le difficoltà della vita. L’esperienza di Laura è comune a tantissimi giovani che gli istruttori alpini hanno accolto in caserma, concordi nel ricordare quei giorni duri ma esaltanti, inquadrati, comandati, faticando in montagna, aiutati a fare gruppo. E a crescere.