Graize per la foto di Gian Luigi

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    Nella ricerca entusiastica di commilitoni del 40° corso ACS ad Aosta nella caserma Cesare Battisti, in occasione dei 40 anni dal congedo sono, anzi siamo riusciti a contattare molti compagni ed abbiamo formato squadra nello scambio di foto, di ricordi, e siamo riusciti a dare dei nomi ai volti delle foto, nomi magari scritti sul retro…

    Tra le varie e-mail ricevute, la lettera di Maria, moglie di un alpino andato avanti. Con il nodo in gola e con una lacrima, io e mia moglie, nel leggerla ci siamo dati un bacio per l’entusiasmo, l’amore e il bellissimo regalo per il messaggio di alpinità ricevuto. Eccola: «A pagina 48 del n.9/2013 de “L’Alpino”, nella rubrica “Chi si riconosce? Incontriamoci”, è pubblicata una fotografia che mi ha dato un colpo al cuore. L’alpino in piedi, occhiali scuri e mani in tasca, potrebbe essere mio marito, purtroppo andato avanti il 19 febbraio 2007: più guardo la foto, più i dubbi sull’identità si fanno residui. L’ho conosciuto dopo il servizio militare e so che aveva frequentato il corso ACS ad Aosta nel 1973: per trent’anni, tutti gli anni felici di un amore che adesso è solo nostalgia, mi aveva promesso che m’avrebbe portata lassù, a rivivere le speranze e a ritrovare il coraggio d’allora. ‘Mi metterò d’impegno per ritrovare i miei commilitoni e faremo una festa bellissima’, diceva ogni volta. Ma la vita è andata per conto suo, ci ha riservato impensabili dolori, ha dissolto tanti sogni e da quando lui è con il Signore delle Cime, io penso a tutto ciò che poteva essere e non è stato. Leggo sempre “L’Alpino” e in particolare la rubrica “Alpino chiama Alpino” come se qualcosa mi dicesse che prima o poi avrei trovato una traccia per arrivare ai suoi compagni di naja, cioè alla sua gioventù, ai suoi ricordi che sono diventati i miei, alla sua fibra che è rimasta in me. Scusate se l’ho fatta un po’ lunga, ma era per dirvi grazie di avermelo riportato anche se solo con un flash, sullo sfondo delle montagne, del cielo e dei suoi momenti belli. Il suo nome: Gian Luigi Galli, classe 1946, comasco. Era andato a militare dopo la laurea in ingegneria; il suo cappello alpino è con lui per sempre».

    Valerio Zago – Soave (Verona)

    Sembra una bella storia di Natale, se non fosse per l’epilogo triste. Ma anche la vicinanza dei compagni di Corso può diventare una goccia d’acqua preziosa nelle fatiche del vivere.