Come spendere i nostri soldi

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    Carissimo don Bruno, mi permetto di darle del tu, sono un vecchio A.S.C. del 1940, ed iscritto all’ANA da molti anni; ho visto e sentito l’opinione di tanti presidenti… sono un romagnolo e amo molto la mia terra natia, sono infatti iscritto al gruppo alpini di Forlì, leggo sempre il nostro giornale, partecipo frequentemente ai nostri ritrovi, vado fiero di essere un alpino… parlo dei mesi passati nel Corpo con tanta nostalgia…

    Mi dispiace di non vederti più in televisione come opinionista, perché mi piacevi molto, i tuoi interventi erano sani e precisi e, come dice il detto, “‘pane al pane, vino al vino”. Ti scrivo perché vorrei da te una tua opinione fuori dal coro, una tua opinione su una questione che mi sta molto a cuore; ringraziamo innanzi tutto Nardo per l’idea di costruire un asilo a Rossosch, per l’amicizia e la fratellanza che ci lega al popolo russo, in ricordo dei nostri cari alpini defunti in quelle gelide terre. Senza però una croce, una preghiera e, per la mia piccola visione, è troppo anche un nome. Voglio però spiegarmi meglio, non sono idealista, ma bensì realista. La Russia è la terza potenza al mondo, molto più ricca di noi, 1/4 dell’Italia è comprata dai russi, specialmente qui in riviera, noi italiani compriamo nei discount, aspettiamo le offerte nei supermercati, viviamo dopo anni di lavoro con una piccola pensione, mentre i russi che vengono qua in Italia, possono permettersi di andare nelle boutique e spendono un sacco di soldi, è anche grazie a loro che la nostra riviera si è un po’ sollevata dalla crisi… che ancora incombe nel nostro paese. Quindi caro don Bruno l’economia del paese è veramente al crollo… leggo il giornale e spesso trovo scritto: “Se lo stato non arriva”. Quindi voglio proporre un’idea perché quei pochi soldi dell’ANA, si spendano in Italia per gli italiani.

    Pietro Bendi – Meldola (Forlì Cesena)

    Caro Pietro, teoricamente potresti avere qualche ragione. Praticamente… Io, a differenza di te, vedo alcune ragioni che mi fanno pensare in senso opposto. Tu sai che la ricchezza di un Paese si nota nei suoi vertici (le oligarchie economiche, quelle che vengono ad arricchire la Riviera Adriatica e non solo) ma si quantifica realmente nelle condizioni di vita della gente. Ed è guardando alle sacche di miseria che ancora si vedono tra il popolo russo, quello delle campagne e delle terre lontane dalla capitale e dalle zone industriali, che si devono tirare le conclusioni. In secondo luogo, le nostre iniziative non sono un atto di beneficenza, ma un gesto di amicizia e di fratellanza, che hanno l’unico scopo di annullare eventuali superstiti distanze che la guerra ha creato. Ne sarebbero contenti anche i nostri alpini caduti, ne sono sicuro. Loro hanno voluto bene alla gente del luogo e quasi sempre ne sono stati ricambiati.