Da Cima Vallona invito alla pace
Cima Vallona, 46 anni dopo. E sembra ieri. Sembra ieri che sia stato ucciso da una mina l’alpino 22enne Armando Piva, del battaglione Val Cismon, e dilaniati da altri ordigni il capitano dei carabinieri Francesco Gentile, il sottotenente Mario Di Lecce e il sergente Olivo Dordi, entrambi paracadutisti incursori del 9° reggimento d’assalto “Col Moschin”.
La casa degli alpini
Ne aveva studiato aspetto e passaggi. Ne conosceva la conformazione, differente dalle altre Dolomiti. Immaginava il suo piede puntato in una fessura e le sue mani aggrappate alla roccia fino a raggiungere quelle placche levigatissime, prive di ogni asperità. L’aveva già salita mille volte, con il pensiero. Era il suo sogno, la sua Regina: la Marmolada. Egli credeva fermamente che per conquistare qualcosa, bisognasse prima sognarlo. Lo aveva fatto: per Arturo Andreoletti essa rappresentava l’ascesa, qualificata all’epoca come ‘la più difficile delle Alpi’.
La Grande Guerra, in 38×27
C’era una volta… la Grande Guerra. Combattuta nelle trincee non meno che nelle retrovie del Paese. Non c’era ancora la televisione a portare la gente nel fuoco dell’inferno e la radio era privilegio di pochi. Gli Stati Maggiori coinvolsero i migliori grafici per tappezzare il Paese di manifesti che demonizzavano il nemico e spronavano i cittadini alla vittoria. I giornali – quotidiani e riviste – non furono da meno, avendo sottomano una schiera di giornalisti dell’area futurista che glorificavano la guerra come unica igiene e motore del mondo. Gli stessi giornalisti che, una volta andati alla guerra, scoprirono che era brutta e cattiva, lo scrissero e furono emarginati dal regime per tutto il periodo del Ventennio. A anche un po’ dopo.
“Raccontare una guerra non è meno importante che combatterla, specialmente se dura 41 mesi e coinvolge milioni di uomini e milioni di famiglie delle quali è indispensabile conquistare il consenso. Era una guerra diversa da quelle del Risorgimento, che si svilupparono e conclusero nell’arco di qualche settimana o qualche mese, ed ebbero un impatto territoriale limitato.
Con gli alpini mai freddo!
E l’estate, intanto, tarda ad arrivare. Gli acquazzoni e i temporali che bagnano città e campagne, salendo di quota, si trasformano in pioggia battente, grandine e neve. Proprio così. È arrivato luglio eppure, per gli amanti dell’alpinismo è come fosse primavera: pioli, cavi e chiodi delle vie ferrate riposano inutilizzati sotto abbondanti centimetri di neve. Impraticabili. Dal monte al piano, aria fredda. La stessa che tirava domenica 30 giugno al rifugio Contrin, in val di Fassa. L’ultima nevicata risale a due giorni fa. E il calore del sole non ha ancora vinto la sua battaglia.
Ritorniamo a Rossosch
Il 19 settembre 1993 l’Associazione Nazionale Alpini inaugurò un asilo a Rossosch (Russia), nello stesso luogo in cui durante la seconda guerra mondiale era insediato il comando del Corpo d’Armata Alpino. Nel cantiere dell’Asilo sorriso, così chiamato a testimonianza del rinnovato sentimento di pace e fraternità tra i popoli, lavorarono oltre 600 volontari alpini. Grazie alle numerose offerte libere e di materiali l’opera fu completata in soli due anni. Vennero successivamente realizzate alcune parti esterne come la piscina, il piazzale e il giardino. Seguirono le manutenzioni quasi annuali.
Il libro Ritorniamo a Rossosch “Operazione Sorriso” è la riedizione, aggiornata e ampliata, della bella storia di solidarietà scritta a più mani da Lino Chies, Sebastiano Favero, Cesare Poncato e dalla generosità di tante penne nere - le “mani parlanti” come vengono chiamate dagli autori - senza le quali il Sorriso non sarebbe potuto apparire. Tra le novità rispetto all’edizione del ’97 c’è una consistente documentazione fotografica, rivista e aggiornata, i “nuovi incontri” con le testimonianze e i racconti successivi al 1995, mentre la parte finale riporta documenti e atti sullo sviluppo costruttivo dell’opera. Inoltre, i testi introduttivi sono stati tradotti in alfabeto cirillico, perché il libro possa restare un documento a memoria anche per il popolo russo.
Una bella novità per il giornale
Sulla rivista L’Alpino ho letto un bellissimo articolo, scritto da Mariolina Cattaneo, intitolato “Essere direttori”. Questa giornalista descrive molto bene le caratteristiche dei tre direttori. Il generale Cesare Di Dato, che sono orgogliosa di conoscere, essendo di Como, è veramente “signore”.
La poesia che scalda il cuore
Ieri stavo mangiando in una trattoria e mi è capitata in mano la vostra rivista L’Alpino dedicata alla sfilata di Piacenza. Ho fatto l’alpino anch’io, prima ad Aosta e poi da sottoufficiale al 7° reggimento Alpini di Belluno come esploratore. Ma non ho mai partecipato ad una sfilata, nemmeno quando è stata qui da noi a Bassano del Grappa.
I sindaci alle nostre Adunate
Anche quest’anno ho partecipato all’Adunata. Indimenticabile come sempre. Solo, con spirito propositivo, le segnalo come molte persone fra il pubblico si chiedevano il motivo della presenza di tanti sindaci non alpini alla sfilata.
Il bersagliere, morto da eroe
Un eroe. È Giuseppe La Rosa capitano dei Bersaglieri, che in Afghanistan si è gettato su una bomba a mano lanciata a bordo del “Lince”, facendo scudo ai suoi compagni, salvandone la vita. Il nostro mensile arriva in ritardo con questa tragica notizia, per comprensibili tempi di stampa, ma ciò non diminuisce lo sconcerto e il dolore per quanto è avvenuto in quella terra dove si trova anche la brigata Julia e dove sono caduti tanti nostri alpini.
Alpinità, cioè famiglia allargata
Carissimi Alpini, grazie! Con la vostra allegria e spensieratezza avete ravvivato la mia città di Piacenza. Grazie alla vostra Adunata nazionale avete portato gioia dove prima vi era solamente monotonia. Mi sono divertito moltissimo a cantare i vostri cori accompagnati dalle fanfare. A volte improvvisando. Mi avete insegnato molte cose tra cui la fratellanza umana e la volontà di aiutare il prossimo.
Quando la vita ti sorride
Il 20 maggio 2012 lo ricordo come fosse oggi… il 29 è stato peggio. È arrivato il terremoto e ha scosso tutto: la terra, le case, i pensieri e la vita delle persone. Tanta paura, preoccupazione per il futuro e convinzione che mai più nulla sarebbe stato come prima… mai più. Le belle e floride provincie emiliane in pochi secondi si sono inginocchiate davanti alla potenza della natura e con loro, a tratti, la forza di credere in un futuro. Settimane trascorse in tenda, in camper, al mare ed in montagna sfollati come ci fosse la guerra al paese.
Ciao, Nardo
Leonardo Caprioli si è spento il 2 luglio a Bergamo, dove era nato il 24 novembre 1920. È stato presidente della sezione di Bergamo dal 1969 al 1984, anno in cui viene eletto alla guida dell’Associazione Nazionale Alpini: è stato l’ultimo presidente nazionale ad aver partecipato alla guerra e con uno dei mandati più lunghi, interrotto soltanto da una malattia.