Dieci anni di Penne Nere in rosa

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Anno 2000: con l’approvazione della legge n. 38 del 20 ottobre 1999, che ha sancito l’istituzione del servizio militare volontario femminile, l’Esercito Italiano ha affrontato un cambiamento epocale, con l’ingresso in caserma delle donne.

Il corpo degli Alpini non ha fatto eccezione e da oltre dieci anni a questa parte, è un fatto comune trovare tra le file delle penne nere donne che si addestrano alla montagna, al tiro e alla disciplina. Attualmente la quota rosa nelle Truppe Alpine ha raggiunto quota 808, circa il 10% della forza totale, e ricoprono i più svariati incarichi operativi e logistici: dal fuciliere al radiofonista, dal pilota di mezzi blindati all’osservatore meteomont, da alpiere a conduttore di automezzi.

Tra le ‘alpine’ ci sono pure 10 ufficiali e 17 sottufficiali che comandano alcune delle compagnie e dei plotoni dei reggimenti delle brigate Julia e Taurinense, in Patria come all’estero. Nella missione in Afghanistan, che ha visto impegnate negli ultimi dodici mesi la Taurinense e la Julia le Alpine hanno svolto un ruolo fondamentale nell’assistere la popolazione civile, in particolare interfacciandosi con le donne afgane, attraverso la distribuzione di medicinali e di generi di prima necessità. Il tutto a latere dei normali compiti operativi, uscendo cioè ogni giorno in pattuglia, sulla torretta del mitragliere dei Lince, alla radio o nei team sanitari.

Tra le sfide raccolte dalle donne c’è anche quella di superare le difficilissime prove fisiche e attitudinali per diventare ‘Ranger’ del 4° reggimento alpini paracadutisti: attualmente sono tre le giovani alpine entrate a far parte delle forze per operazioni speciali dell’Esercito. Nessuna differenza di trattamento rispetto agli Alpini maschi, dunque, se non quelle legate all’uniforme da cerimonia – che è di foggia femminile così come le scarpe – e naturalmente per quanto riguarda gli alloggi, che sono stati adattati alle esigenze femminili.

Anche l’aspetto esteriore è regolamentato ed è previsto che i capelli debbano essere sempre raccolti mentre il trucco non è ammesso e non si possono indossare monili, con l’eccezione della fede nuziale. E a proposito di matrimonio e famiglia, l’integrazione delle donne nelle forze armate sta procedendo anche attraverso l’istituzione di servizi forniti alle madri in uniforme, il cui numero è in crescita, come ad esempio l’asilo nido recentemente inaugurato a Torino presso l’ex-ospedale militare Riberi.

Caporal maggiore Beatrice Miceli