Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    UN GRAZIE DA BASSANO

    Imiei sentimenti di gratitudine e di stima a tutti i soci alpini che, sul nostro mensile, hanno voluto esprimere le loro impressioni e valutazioni sulla recente Adunata Nazionale di Bassano del Grappa. Per me e per quanti hanno lavorato alla riuscita di questo evento destinato a restare negli annali della nostra città è un motivo di grande soddisfazione e orgoglio aver raccolto il plauso e il consenso della base alpina. Ho riscontrato con vivo piacere che la maggior parte delle lettere esprimono lusinghieri apprezzamenti sulla riuscita di questa manifestazione. D’altra parte posso assicurare che i gruppi della nostra Sezione hanno lavorato con impegno per più di un anno allo scopo di preparare una degna accoglienza agli alpini provenienti dall’Italia e dall’estero. A loro va il nostro ringraziamento da estendere all’amministrazione comunale cittadina e a tutti gli altri enti e associazioni che hanno collaborato. Qualche disguido si è verificato e me ne scuso, ma rientra nella gestione di manifestazioni del genere tanto più in una città di modeste dimensioni come la nostra. Si poteva fare di più e meglio, ma la perfezione non è di questo mondo. Ringrazio anche quelli che hanno voluto calcare la mano sui difetti riscontrati. Sapevamo di non poter accontentare tutti, tuttavia il loro parere è prezioso e costituisce uno stimolo a curare ancor di più certi dettagli che avrebbero potuto evitare qualche disagio. A questi soci la Sezione Monte Grappa e gli organizzatori porgono le loro scuse se proprio non fossero riusciti ad evitare loro dei disagi tali da guastare il piacere di un’Adunata. Voglio infine ringraziare anche per l’apprezzamento che le lettere a ‘L’Alpino’ hanno voluto esprimere nei confronti della popolazione bassanese. Qui devo riscontrare che c’è stata unanimità nel cogliere il carattere ospitale della nostra gente che, del resto, è stato ricambiato con tanta simpatia da parte degli alpini. Ancor oggi in tutto il Bassanese si continua a parlare dell’Adunata come di un grande evento rimasto nel cuore della gente per i sentimenti positivi che gli alpini hanno saputo suscitare e per aver richiamato alla memoria, nel 90º anniversario della fine della Grande Guerra, il sacrificio di quanti sono caduti sul Monte Grappa. A tutt’oggi tanti tricolori sventolano nelle nostre case. Grazie a tutti quelli che ci hanno onorato della loro presenza facendo vivere al nostro territorio giornate indimenticabili.

    Carlo Bordignon
    presidente della sezione di Bassano del Grappa

    UN VIBRATO BATTITO D’ALI

    Leggo sull’ultimo numero de L’Alpino, fra gli altri, tre interventi capaci di suscitare insolito entusiasmo. L’Editoriale 2 Giugno , a firma di g.g.b., coglie pienamente il segno nell’individuare quel sentore di decadimento civile, sociale, morale di cui tutti abbiamo sempre più chiara percezione: i punti di riferimento, ai quali si era soliti approdare nei momenti di difficoltà o semplicemente di incertezza, sono ora sbiaditi e ridotti a concetti pericolosamente svuotati di significato. Ha preso il sopravvento, e va dominando, la ricerca sfrenata della gratificazione edonistica, strettamente in dividualistica, fatta di attimi fugaci e monetizzabili. L’altro, il mio simile, in siffatta perversa interpretazione culturale, è usato in quanto e fin quando serve in vista di un effimero tornaconto personale, poi gettato , quasi fastidioso oggetto di rifiuto. Hanno smarrito efficacia e presa sulle coscienze il senso di appartenenza, la fiducia nelle istituzioni, il rispetto e la condivisione di valori e di ideali. Illuminata e sagace conclusione, quella del direttore, che risponde alla ragazza di 19 anni, con il sostenere che la responsabilità di tanta avvilente defezione è di chi si è trovato alla guida del Paese pur non possedendone i requisiti necessari, consentendo dunque che si venisse a creare un clima di rilassatezza, di trascuratezza e di disimpegno tale da autorizzare persino molti, fra le nuove leve di genitori, a convincersi, sulla falsariga di promesse chimeriche e fuorvianti, che i Comandamenti si riducano in sostanza ad uno solo: carpe diem, e a concedere ai propri figli gratuite licenze di credere se stessi al centro di tutte le attenzioni e al di là di ogni dovere. Ma il segnale che mi ha fatto veramente sussultare di orgoglio è stato quello lanciato dal nostro presidente, alpino Corrado Perona, nel corso della presentazione della relazione morale 2008. Non esagera, il presidente, nell’affermare che i nostri tempi sono tristemente segnati dall’agonia del bene comune. Non esagera quando sostiene il diritto ad esprimere con forza il dissenso di fronte a situazioni sociali deprecabili. Ha pienamente ragione nell’enunciare che continuare a stare zitti, quale che sia il motivo di tale decisione, a nulla serve, anzi può essere assai nocivo. Ciò che ci si richiede, oggi, è una vigorosa capacità di reagire, un vibrato battito d’ali, come l’aquila che vola alto e non teme le sferzate dei venti avversi. Tutto ciò che ho appena scritto mi porta ad una considerazione d’obbligo inerente alla sacralità dei nostri princìpi e dei nostri simboli, sulla quale non mi è possibile tacere. Ci hanno insegnato, i nostri padri, ad amare la patria, ad onorare la bandiera, a professare con entusiasmo le parole e le note dell’inno nazionale. Sono trascorsi ormai alcuni anni da quando un onorevole ebbe la svergognata sfrontatezza di mandare la nostra bandiera in un luogo indecente soltanto a nominarlo, con termini volgari buttati in piazza al cospetto di numeroso pubblico e dei canali mass mediali. Ora nuove voci blasfeme si levano ad insultare il nostro inno nazionale. Arrossisco all’idea che tutti assistiamo, attoniti e inermi, a tale nefandezza, mentre chi si è coperto del crimine di vilipendio, disprezzando per buona misura Roma capitale, a Roma s’inchina quando viene l’ora di percepire il lauto favoloso stipendio italiano con tutti i privilegi ivi connessi. Si provasse qualcuno ad usare un atteggiamento oltraggioso, ma anche soltanto irriverente, nei confronti della bandiera nazionale in qualsiasi altro Stato del mondo: riuscite ad immaginarvi la fine che farebbe?E qui la parola privilegi richiama quell’altro provvedimento normativo che garantisce l’immunità alle quattro più alte cariche dello Stato. Ma come! Chi è stato chiamato a coprire quelle posizioni di così alta responsabilità deve essere per antonomasia persona al di fuori di ogni sospetto, irreprensibile dunque, degna della massima rispettabilità e garante di onestà in tutti i propri atteggiamenti. E i nostri figli stanno a guardare.

    Mario Bruno Barge (Cuneo)

    Pubblicato sul numero di novembre 2008 de L’Alpino.