VERONA Gardaland: concerto di cori dei congedati

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    La sezione ANA di Verona, sabato 23 ottobre, ha chiuso le manifestazioni per il suo 90º anniversario con un finale pirotecnico : un concerto con i cori dei congedati delle brigate alpine Cadore, Julia, Orobica e Tridentina. I primi tre cori si erano già esibiti il giorno prima presso i gruppi alpini di Oppeano, Rivoli Veronese e San Bonifacio. Al Gardaland Theatre, capiente di 1.300 posti, i coristi hanno avuto modo di esprimersi su un palcoscenico prestigioso. Il programma della serata si è sviluppato fuori dal classico schema, volgendo uno sguardo alle problematiche sociali: si è voluto così inserire il coro Do Re Mi Fa 21 Happy formato da 13 ragazzi down, accompagnati dal gruppo vocale Happy Music Band , che si è esibito in un entusiastico coinvolgimento. I momenti iniziali hanno rispecchiato la tradizione con l’esecuzione di Fratelli d’Italia mentre i ragazzi reggevano un tricolore.

    L’alpino Bruno Doardo ha recitato la Preghiera dell’Alpino, e la tromba di Gianni Rudari è squillata sulle note del Silenzio in ricordo di quanti ci hanno preceduto e dei quattro alpini del 7º reggimento che di recente sono caduti in Afghanistan. La direzione dell’evento è stata affidata a Eles Belfontali, che ha proposto alcune riflessioni sulle vicende degli alpini e rivolto alcune domande alle quali rispondeva una voce fuori campo: la voce del vecio alpin, la voce della saggezza accumulata in 90 anni di storia.

    Di grande effetto l’esibizione di tutti i coristi, diretti del maestro decano dei cori sezionali Renato Amedeo Buselli, riuniti per cantare Benja Calastoria e, come di consuetudine, il sempre commovente Signore delle Cime . La conclusione ha visto unirsi anche i ragazzi alle 200 voci dei coristi, per l’ultima canzone: Volare , con un collegamento ideale alla targa monumentale, inaugurata il 19 ottobre 1924 e collocata sulle mura di piazza Brà, dove nel bronzo è scolpita la scritta: Alle aquile del 6º Alpini per un più libero volo , con l’intento di onorare i Caduti e guardando con fiducia al futuro con un’attenzione particolare ai meno fortunati.

    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.