VARESE Festa a Cassano Magnago per i 20 anni del Coro alpino Orobica

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    L’Orobica mostra il suo Coro. E il suo oro. Sì, perché seppure l’anniversario è soltanto il trentesimo di fondazione (10 anni della compagine in armi più un ventennio di cantori in congedo), e dunque non ha ancora raggiunto la cifra canonica cui s’attribuisce tradizionalmente il metallo più prezioso, ebbene quella di sabato 29 marzo nel teatro di Cassano Magnago (Varese) è stata davvero un’occasione da podio.

    Il coro alpino più alto d’Europa (ha cantato infatti agli oltre quattromila metri della Capanna Margherita, sul Monte Rosa) e il primo per fondazione tra i gruppi canori ex militari ha avuto il la nel marzo 1987 ed è ora felicemente imitato da analoghe formazioni delle altre Brigate ha presentato il meglio della propria maturità in due forme: scritto e orale, ovvero un libro e un (doppio) Cd.

    E per tenerli a battesimo il presidente del coro Dimitri Simeoni e il fondatore direttore a vita don Bruno Pontalto sono riusciti a radunare insieme a una folta pattuglia dei 560 coristi transitati nel tempo per la caserma Battisti di Merano una batteria di personalità amiche: dal prefetto di Varese Roberto Aragno al vicario episcopale mons. Marco Ferrari (che ha anche celebrato la messa di ringraziamento), dal sindaco Aldo Morniroli ai generali Carrara, Scozzaro e Tiragallo, al presidente Ana varesino Francesco Bertolasi, nonché i due notissimi compositori di cante alpine Mario Marelli e Bepi De Marzi.

    Quest’ultimo giocava anche in veste di ispirato presentatore del concerto, che è risultato mixaggio di nostalgia e di sorpresa, di novità e tradizione com’è nello stile del cappellano don Bruno il Brupon delle armonizzazioni più audaci e popolari, capace persino di unire la commossa compostezza di Nikolajewka con l’allegria di un Happy day .

    Del resto, ambedue i prodotti promossi dal semicerchio canterino nella suddetta serata approfittavano proprio del medesimo segreto: Il coro dell’Orobica. 10 anni di naja nel canto, 20 anni di coro in congedo ovvero il libro, folto di documenti ed immagini, così come il disco Alpini dell’Orobica , si compongono infatti di una parte rivolta al ricordo del passato in armi e di un’altra che deriva dall’esperienza attuale, già ricca di 280 partecipazioni a concerti e concorsi, e soprattutto della fatica e dei sacrifici nel tener unite una trentina abbondante di voci sparse per origini e obblighi di vita in varie province lombarde.

    Ecco il miracolo del coro: questo non solo iritrovarsi quindicinalmente in un comune punto di mezzo comasco per aggiustar gli accordi sotto la bacchetta esigente del pensionato don Bruno; né semplicemente il coinvolgimento di pazienti figli e mogli, in trasferte che diventano sovente occasioni familiari. Ma ancor più la sfida di star uniti per affetto cresciuto di gioventù, per passione, gratis e con la voglia di restituire a qualunque pubblico la voglia ascoltare la felicità di una musica che conquistò un giorno i cantori che non hanno certo chiuso il loro spartito all’arrivo del congedo. E l’alchimia si direbbe riuscita. Coro e Orobica, il risultato è sempre oro.

    Roberto Beretta