Uniti, forti e grintosi

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    Il mese scorso si è svolto a Gardone Riviera il convegno della stampa alpina. È
    l’incontro dei responsabili delle tante testate alpine oltre cento, considerando
    i giornali delle sezioni e quelli dei gruppi che avviene ogni anno ma che questa volta ha lasciato l’impressione d’essere stato un momento importante: per il contenuto del dibattito, per la vastità degli argomenti che hanno spaziato dalla salvaguardia del patrimonio degli alpini ai rapporti con le istituzioni, dalla difesa dei reparti alpini all’arruolamento regionale, al recupero associativo di chi, avendo fatto l’alpino, non è tuttavia ancora iscritto.
    La società sta vivendo un momento di transizione, e non soltanto la società italiana. Questa transizione interagisce in vario modo nell’attività sociale ed economica dei Paesi non solo occidentali, soprattutto della Comunità europea. E si inserisce negli annosi problemi dell’Italia, sul ruolo del nostro Paese nella comunità internazionale, sul contributo italiano ad una politica comune che si esercita anche attraverso lo strumento delle missioni di pace disposte nel quadro delle Nazioni unite e della NATO.
    Era comprensibile rivedere la nostra struttura di difesa. Ciò che non è comprensibile è il ridimensionamento e lo stravolgimento dei valori che sono sempre stati caratteristici dei reparti che più di tutti ci stanno a cuore: gli alpini.
    Truppe che, alla luce della difficile realtà dell’oggi, si dimostrano le più adatte a concorrere alla costruzione della pace nelle regioni più difficili, che altri abbandonano.
    La sospensione della leva obbligatoria, frettolosamente decisa e ancor più frettolosamente anticipata, ha fatto, sta facendo il vuoto non soltanto nelle caserme ma anche nella tradizione alpina. È incredibile come la minaccia alle nostre truppe più stimate all’estero provenga proprio dal nostro Paese, ed è da questa constatazione che nasce il nuovo impegno della nostra Associazione. Perché a questo fattore è legata una serie di circostanze che impongono all’ANA un comportamento preciso, univoco e chiaro nei riguardi delle istituzioni, la classe politica, lo Stato Maggiore. Il convegno della nostra stampa ha fatto chiarezza su molti argomenti, istituzionali e associativi, che il nostro presidente nazionale, tracciando le conclusioni del dibattito di due giorni, ha individuato in alcuni punti fermi: la salvaguardia del patrimonio di valori che costituiscono il nostro essere alpini, la difesa dei reparti alpini quali truppe con particolari caratteristiche, reclutate nelle zone a tradizione alpina e addestrate per l’alta montagna, determinazione nei rapporti con il mondo politico, nazionale e locale, nonché con i vertici delle Forze Armate.
    Sul piano più propriamente associativo: la gioia di stare insieme e di essere ciò che siamo, il recupero degli alpini non iscritti, demandando questo importantissimo compito ai capigruppo che sono la struttura portante dell’ANA. E, soprattutto, l’unità dell’Associazione.
    Perché, come ha detto il presidente Parazzini, bisogna far vedere che siamo uniti e forti, che siamo decisi e grintosi. Perché noi siamo dalla parte della ragione .