Una spontanea dimostrazione di amor di Patria

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    Avranno sicuramente un lungo seguito le celebrazioni del 150º dell’Unità d’Italia, un anniversario che possiamo ben dirlo ha lasciato un segno certamente positivo, ma con variabili e sfumature critiche che sarebbe opportuno approfondire. Il 17 marzo ufficiale si è svolto tutto, o quasi, come previsto. Cerimonie con l’intervento del Capo dello Stato, il suo splendido discorso a Camere riunite, il suo appello all’unità del Paese nel corso del quale ha ricostruito la storia partendo dai primi moti del Risorgimento per arrivare ai nostri giorni.

     

    Per contro, l’ostentazione di una indifferenza ideologica ha avuto, anche in esponenti delle istituzioni, un riscontro appena dovuto, se non addirittura apatico della celebrazione. Ma l’aspetto più importante, insperato per contenuti e condivisione, è stato quello della partecipazione della gente, degli italiani e, in particolare, dei giovani, la cui spontaneità non ha avuto nulla di costruito, di partitico.

    Eppure, con la crisi che li colpisce e il futuro incerto che li attende, potevano essere i primi a nutrire qualche riserbo sull’attuale condizione sociale ed economica dell’Italia e non avere troppo desiderio di festeggiare. Il loro genuino sentire è stato contagioso e suggerisce speranza. È esemplare quanto è avvenuto a Padova, all’austera inaugurazione dell’anno accademico dell’antichisissima università (istituita nel 1222): cinque docenti si sono appuntati sull’ermellino la coccarda tricolore per onorare il contributo dato dagli studenti nell’insurrezione del 1848. Siamo veneti hanno spiegato ma prima di tutto italiani. E orgogliosi di esserlo . Non è mancata nemmeno la voce della Chiesa, che ha espresso l’augurio sincero al popolo italiano.

    E gli alpini?Ancora una volta, in cento e cento paesi, sono stati un riferimento che ha attraversato l’Italia da Nord a Sud, da Est ad Ovest. E all’estero, dovunque ci sia un gruppo ANA. Uno per tutti: la pattuglia alpina della sezione Balcanica Carpatica Danubiana guidata da Stefano Benazzo, ambasciatore d’Italia a Sofia, si è riunita davanti al monumento ai Caduti italiani nella Grande Guerra, per l’alzabandiera e deporre una corona. Da Aosta a Trieste, da Torino prima capitale dell’Italia unita a Roma, da Trieste a Napoli, da Cagliari a Catania un coinvolgente fermento patriottico ha percorso tutto lo Stivale.

    Non è stato un patriottismo retorico, nessuno ha costretto centinaia di migliaia di cittadini a mettere il tricolore alle finestre, ad andare nelle piazze, a far ala a chi celebrava questa storica data. Spesso sono stati gli stessi cittadini a partecipare alla ricorrenza organizzata dagli alpini e alla presenza di scolaresche, conclusasi con la lettura del messaggio inviato ai Gruppi dal nostro presidente nazionale Perona.

    È stata una lezione di storia patria.

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