Tra memoria e nuove scoperte

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    “Abbiamo avuto anche una violenta operazione il giorno… ai Laghi di Presena a 2.900 metri di altezza – tutto il battaglione. Noi siamo stati sfortunati – tutto ci fu nemico. Un giorno e una notte continua di marcia per i ghiacciai, legati alle corde manilla – sempre in mezzo alla tormenta – abbiamo avuto perdite forti e molto dolorose. Io ho sempre qualche gran stellone che mi protegge”. Con queste parole, scritte alla famiglia in una lettera del 20 giugno 1915, il tenente Mario Felice Comune rievocava il tragico combattimento del 9 giugno tra i suoi alpini del battaglione Morbegno e i Landesschützen del 2º reggimento. Una vicenda ritenuta dagli storici il primo combattimento della Guerra Bianca, sulla quale nell’ultimo periodo sono avvenute nuove e decisive rivelazioni.

    Dapprima la pubblicazione di alcuni importanti documenti di guerra che hanno finalmente stabilito con precisione il numero delle perdite italiane, poi il ritrovamento del luogo esatto dove era stata celebrata una Messa, da un cappellano austriaco, in segno di ringraziamento per la vittoria e di suffragio per i Caduti italiani. Proprio in seguito a quest’ultima scoperta il Museo della Guerra Bianca in Adamello di Temù, a cui va il merito del ritrovamento, ha organizzato già lo scorso anno una cerimonia sullo stesso luogo, della quale era stata data notizia anche su L’Alpino. Quest’anno, malgrado il difficile periodo, si è deciso di ripetere l’iniziativa. Venerdì 7 agosto nella Conca del Presena sono convenuti numerosi gagliardetti di Gruppo insieme al labaro del Nastro Azzurro della Sezione di Lecco. Inaspettata e quanto mai gradita è stata la partecipazione di una rappresentanza di alpini in servizio del battaglione Morbegno, di stanza a Vipiteno.

    La presenza del maggiore Francesco D’Aniello con il luogotenente Rolando Rossignoli, il Primo maresciallo Cristiano Esposito e il caporal maggiore scelto Gabriele Mirandola, centocinque anni dopo, con le stesse nappine bianche di allora, ha costituito un gesto di grande valore simbolico, molto apprezzato da tutti. Tra le varie letture, ha suscitato grande emozione la commovente testimonianza, scritta nel 1929 dal frate cappuccino padre Atanasio da Grauno – all’anagrafe Attanasio Cristofori – il quale più volte durante il conflitto fu in zona Tonale per portare conforto spirituale ai soldati: “Nella ascesa tra il Monticello ed il passo Paradiso, m’incontrai colla Croce rossa austriaca che trasportava verso l’interno cinque o sei feriti alpini.

    Domandai ed ottenni che si deponessero le lettighe sui ghiacciai per poter dire due parole di conforto nella loro lingua a quei poveretti e mi fermai più a lungo presso un avvenente e tarchiato giovane, che mi sembrava più sofferente e più gravemente ferito degli altri. Interrogato, mi rispose che era di Milano, figlio unico di madre vedova: le sue parole e il suo aspetto lo dicevano di famiglia agiata. Gli domandai se volesse confessarsi ed il poveretto mi rispose di non aver niente che gli rimproverasse la coscienza, che s’era accostato ai Sacramenti quindici giorni prima, tuttavia, trovandosi in fin di vita, voleva rinnovare il suo dolore sopra alcuni peccati veniali della vita trascorsa.

    Fece in brevissimo spazio la sua edificante confessione, e per un istante trattenne il fiato; poi là, in mezzo a quei ghiacciai perpetui e deserti, esclamò con quanta forza aveva ancora in petto: Oh! Povera mamma mia! E due grossi lagrimoni gli caddero dalle sue guance smorte”. Sono stati poi ricordati i nomi e i paesi d’origine dei ventuno alpini che quel giorno persero la vita ed è stata posta una targa in loro ricordo. È seguita la Messa, celebrata da don Antonio Leoncelli e accompagnata dai canti dei cori Vallecamonica e La Pineta, diretti da Francesco Gheza. La lettura della Preghiera dell’Alpino, da parte di un ufficiale del battaglione Morbegno, e il “Signore delle Cime” hanno chiuso l’incontro.

    Dopo un momento conviviale con gli alpini del Morbegno e i saluti rituali, un piccolo gruppo ha deciso di approfittare della magnifica giornata per perlustrare il terreno circostante e andare alla ricerca di un’altra importante testimonianza, finora mai ritrovata. Si tratta del masso, riprodotto in una foto d’epoca e pubblicata anche sulle pagine de L’Alpino del mese di giugno, dove i soldati austriaci avevano riportato con vernice nera i nomi di alcuni caduti del Morbegno nella battaglia del 9 giugno 1915. E quel masso è stato finalmente ritrovato; ovviamente le scritte sono scomparse ma tutto è rimasto tale e quale a un secolo fa. Con grande meraviglia, un più attento esame ha portato a un’ulteriore scoperta: su una lastra di pietra liscia abbiamo rinvenuto questa incisione: “9-VI † 1915 S.Ten. Petterino Edoardo 5° Alp.”.

    Il sottotenente Giuseppe Edoardo Petterino, della 44ª compagnia del battaglione Morbegno, era uno dei quattro ufficiali caduti nell’azione del 9 giugno, poi decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nativo di Gattinara, fece la gavetta come sottufficiale nel 4º Alpini e partecipò alla guerra di Libia con il battaglione Ivrea. Decorato con encomio solenne a Derna, pochi mesi dopo fu promosso sottotenente. Trasferito al battaglione Vestone in Cirenaica, tornò in patria allo scoppio della Prima guerra mondiale, assegnato al Morbegno con cui partecipò alla sfortunata azione dei Laghi di Presena. Nell’iscrizione sul masso, i soldati austriaci lo avevano riportato erroneamente come Petrani. Probabilmente l’incisione, risalente forse al primo dopoguerra, voleva ristabilire la sua memoria e non a caso era stato indicato con il nome abituale di Edoardo anziché Giuseppe, un dettaglio che la fa ritenere come un’iniziativa di qualche familiare.

    Ma ad attenderci un’altra sorpresa: una fotografia di guerra, anch’essa di provenienza austriaca, indicava la presenza in zona di un solitario cimitero di guerra (forse il primo luogo di sepoltura dei caduti del battaglione Morbegno) del quale non si era mai avuta notizia. Sullo sfondo si può riconoscere un preciso riferimento alla Val Presena. Anche in questo caso le prime ricerche hanno consentito di circoscrivere l’area dove indirizzare i futuri sopralluoghi. Si è chiusa così una giornata davvero memorabile e un altro importante frammento di storia è stato aggiunto all’appassionante vicenda della Guerra Bianca.

    Walter Belotti e Massimo Peloia