Insieme da sempre

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    Il mese scorso ha scritto in redazione la signora Ada e ci ha raccontato con passione una parte della sua vita da crocerossina, suggerendoci di pubblicare un articolo che parlasse proprio di loro. Nelle sfilate delle nostre Adunate spiccano sempre per fierezza, compostezza e allineamento perfetto: sono le Infermiere Volontarie della Croce Rossa, le Crocerossine, che operano da sempre in sinergia con gli alpini, in tutte le calamità e situazioni di emergenza, ma non solo, in cui la loro competenza sanitaria si rivela preziosissima. Abbiamo chiesto ad una di loro, la dottoressa Loretta Forelli, con 40 anni di militanza tra le Infermiere Volontarie, che a Brescia è stata Capogruppo e Ispettrice, prima, e Presidente della Cri poi, di raccontarci qualcosa della loro storia, aggiungendo un contributo di esperienze personali a contatto con le penne nere.

    Nel 1902 alla conferenza internazionale della Croce Rossa a San Pietroburgo, venne sottolineata la necessità di fornire una preparazione professionale alle infermiere volontarie. L’esigenza si evidenziò drammaticamente nel conflitto russo-giapponese (1904-05): 8mila donne russe e 3mila giapponesi, mobilitate per curare i feriti, si rivelarono fondamentali per entrambi i Paesi. Anche in Italia, nel 1906, la Croce Rossa organizzò corsi di formazione. Il primo fu a Milano, con 327 allieve e per volere della regina Elena di Savoia si aprì a Roma il 1º corso con 260 allieve. Così, nel 1915, la Grande Guerra non ci colse impreparate: guidate dalla duchessa Elena d’Aosta ben 4mila infermiere volontarie erano pronte a partire. Nella Seconda guerra mondiale, poi, in ogni reparto furono inserite infermiere volontarie, su tutti i fronti: Africa, Russia e Grecia-Albania (dove caddero anche tre crocerossine bresciane: Maria Federici Beretta, Wanda Sechi ed Ennia Tramontani).

    Saltando all’oggi, troviamo le Crocerossine a fianco delle associazioni d’Arma, in particolar modo degli alpini, sempre in prima linea ovunque ce ne sia bisogno. Con loro ho collaborato per tutto il mio mandato, lungo 40 anni, prima come Capogruppo, con l’allora Ispettrice contessa Bettoni, poi come Ispettrice delle Infermiere volontarie e infine come Presidente provinciale Cri Brescia, dal 2004 al 2013. Quanti bei ricordi, tutti basati su solidarietà, generosità e collaborazione, all’alpina. Con la presidenza della Sezione di Brescia di Alessandro Rossi, ho vissuto l’esperienza della Casa dell’Alpino a Irma, in Val Trompia, in luglio e agosto. Ricordo ancora la telefonata di Rossi: «Forelli ho bisogno delle Infermiere Volontarie a Irma». Sono passati quasi trent’anni e le Crocerossine stanno continuando là il loro servizio sanitario 24 ore su 24, a fianco degli alpini bresciani. All’Adunata nazionale a Brescia, nel 2000, il Presidente Nardo Caprioli non voleva le Crocerossine in sfilata, ma Rossi insisteva. Sorella Betti, ispettrice Cri di Palazzolo e nipote di Caprioli, gli strappò l’assenso «…purché siano solo 20».

    Raddoppiammo il numero, diventammo 40 infermiere, da tutta la Lombardia. L’Ispettrice regionale, Sorella Garghentino, si mise le mani nei capelli. Ma sapete marciare? Tre interi giorni, intensi, di addestramento formale al Club Azzurri di Brescia e fummo pronte: in sfilata, una nuvola bianca crociata di rosso marciò perfettamente “con i suoi alpini” al comando di Sorella Betti. Sul palco Sorella Garghentino e io con il ministro della Difesa applaudimmo. Caprioli vide la nipote al comando, si commosse e pianse. Anni dopo, verso Catania per l’Adunata nazionale, partimmo in sei crocerossine con una tradotta e centinaia di alpini bresciani. A Bologna Sorella Omodei mi disse: «Ispettrice mi gira la testa! Gli alpini mi hanno offerto un caffè strano». Nella moka quei birichini avevano messo metà acqua e metà grappa!

    E poi quanti pellegrinaggi in Adamello con la Sezione Vallecamonica, a fianco del Presidente Gianni De Giuli. E che dire dell’impegno della Sezione di Salò presso la Casa famiglia Cri di Salò: 10.000 metri di giardino con ulivi da potare, un asinello, due capre, tre pecore, un pappagallo per allietare i bambini (40 da 0 a 16 anni), tutto curato dalle penne nere. E non ci siamo fermate neanche adesso, a fianco del Presidente Turrini. Un giorno, nella giunta di Confindustria a Brescia, in cui siedo, prendo la parola: «Come è possibile non aiutare i disabili ospiti della scuola Nikolajewka? I nostri alpini stanno ampliando l’edificio, autotassandosi. E noi?». In poco tempo vengono raccolti circa 700mila euro: dire alpino è per tutti una garanzia. Ho dato, sempre, con le mie Sorelle, ma ho di certo ricevuto di più dagli alpini: perché la nostra missione, come la loro, è dare concretezza al volontariato, a fianco di chi ne ha bisogno, portando avanti valori che partono da lontano, ma che tracciano, attraverso la testimonianza, una via importante per i nostri giovani.

    Loretta Forelli