Tocca a noi

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    Ho letto il tuo editoriale di febbraio (bello) e volevo fornire qualche ulteriore spunto di riflessione. L’argomento è la comunicazione, il luogo è la scuola, l’oggetto è la nostra storia. Ma vorrei provocatoriamente asserire che noi non dobbiamo parlare della “nostra” storia, noi dobbiamo parlare di loro, in termini attuali portando ad esempio la nostra esperienza nella Protezione civile per fornire esempi di comportamenti virtuosi di cittadinanza attiva e raccontare la nostra storia che è la storia d’Italia vista dalla gente. E per farlo dobbiamo dire chi sono gli alpini e perché facciamo quello che facciamo perché non tutti sanno chi sono gli alpini. L’Ana vive ancora un periodo di splendore, ma l’evoluzione va gestita, perché dal soprannumero delle Adunate al depauperamento dei Gruppi il passo è breve. Dobbiamo adattarci ai tempi e gestire i problemi; la vita è adesso e non possiamo aspettare il ripristino della leva. La nostra Associazione ha un’immensa credibilità che diventa impegno e responsabilità sociale. Se abbiamo qualcosa da tramandare, dobbiamo comunicare coi giovani e ciò è utile anche per noi perché è un modo di aggiornarci e metterci alla prova. Abbiamo avuto la fortuna di andare a parlare nelle scuole della figura di Teresio Olivelli. Abbiamo sempre avuto il massimo dell’attenzione dicendo: “la vita va vissuta in maniera intensa – non prendete scorciatoie – pensate ai sacrifici di chi ci ha preceduto e se ce l’hanno fatta loro voi dovete riuscire”. Qualcuno di noi ha fatto un corso per andare a parlare nelle scuole, adesso abbiamo una squadra di comunicatori accreditata anche nella Campagna nazionale IoNonRischio: siamo all’inizio, ma fino a ieri sembrava ci credessimo solo noi. Che dite se ogni Sezione avesse un nucleo di comunicatori, che durante le manifestazioni sia sezionali sia dei gruppi (che ne fanno richiesta) si mettano a disposizione. Perché i Gruppi sono oberati da incombenze, ma le persone interessate potrebbero diventare nostri sostenitori. Quante occasioni abbiamo perso? Pensiamoci, ma comunque… tocca a noi.

    Renzo De Candia, Gruppo di Vigevano, Sezione di Milano

    Caro Renzo, la comunicazione è ormai il perno di qualunque attività. Comunicare nei modi e nei tempi giusti è fondamentale, soprattutto con i giovani, i quali, però, sono molto reattivi, in senso positivo, a stimoli corretti, più di quanto non si creda: per questo trovo più che condivisibile la proposta di incentivare la creazione a livello sezionale di “unità” di comunicatori, che potrebbero rivelarsi assai utili in non poche occasioni. Certo, non è facile, perché in alcune realtà scarseggiano potenziali candidati a tale ruolo, ma ci si può lavorare: in questo credo che sia importante per le Sezioni rivolgersi a chi, ad esempio come voi, ha già sperimentato con successo tale strada, per ottenere supporto e indicazioni.