Invecchiamento inarrestabile

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    Abbiamo letto con piacere il suo editoriale del mese di febbraio, e al termine ci siamo detti: finalmente! Finalmente qualcosa si muove pensando ad una frase del suo articolo: “…perché il consenso prossimo venturo verrà da quei giovani”. Così le scriviamo come Consiglio direttivo ricordando qual è, nel nostro Gruppo, il nemico giurato: la carta d’identità. Anche lei crediamo che pensi a questo, quando afferma che: “…nessuno dissenta sulla necessità di non disperdere il patrimonio di valori, tradizioni e capacità…”. Ma per fare e mantenere tutto ciò, necessita agire velocemente. Ecco, è di questo che stiamo parlando, ma pare che quando si solleva il problema, si facciano orecchie da mercante e si tenti di rimandare l’argomento. Prendiamo ad esempio il nostro Gruppo, con circa 120 iscritti tra alpini, amici degli alpini, Protezione civile, aggregati. La maggioranza ha un’età tra i 65 e i 75 anni con punte di 90/95; ogni anno si perdono tra chi “va avanti” e chi non rinnova la tessera – altro punto dolente – tra le 5 e le 8 persone. Il tesseramento comporta notevoli disagi nel contattare persone che, digiune dei metodi di pagamento on line e refrattari per via dell’età, devono essere raggiunti a casa uno a uno, riducendo gli addetti a un vero e proprio tour de force, con notevoli esborsi economici personali. Lo facciamo con consapevolezza e continueremo a farlo, per non perdere quello che queste persone hanno contribuito a dare. In più, e questo è quello che ci frena per il futuro, lo Statuto prevede di inserire nel Consiglio direttivo del Gruppo con diritto di voto solo alpini. Ergo tra 10 anni non ci sarà più un Gruppo, perché non ci sarà più un direttivo. E allora ci chiediamo, perché non modificare lo statuto e dare la possibilità a chi vuole, di entrare nei nostri Gruppi anche a coloro che non hanno fatto il militare, come i ragazzi della Protezione civile o altri, che possono dare un contributo di ideali. A meno che non si sia già pensato di accorpare 4/5 Gruppi, tanto per tirare avanti; se questo succedesse si perderebbe il 50% degli iscritti, a parer nostro, e relativi bollini. Lei poi sostiene che “…ci sono forme giuridiche che consentirebbero di tramandare il patrimonio di valori, senza snaturare l’essenza di associazione d’arma”. Ebbene se queste formule esistono divulgatele ai Gruppi il prima possibile, perché il tempo sta scadendo.

    Il Consiglio direttivo di Savignano sul Panaro, Sezione di Modena

    Toccate un tema assai dolente, amici di Savignano. L’invecchiamento delle schiere alpine è inarrestabile e destinato a creare problemi strutturali negli organici dell’Ana. Non ho ricette in tasca, ma so che la dirigenza nazionale tiene in primo piano la questione e studia ogni possibilità che tramandi i nostri valori senza dover abdicare alla natura di associazione d’arma: una di queste potrebbe essere la creazione di una fondazione a cui aderiscano quanti in noi si riconoscono, che possa poi operare in sinergia con Gruppi e Sezioni. È un’opzione, ma, credo, meritevole di essere esplorata, come pure quella di avere un ruolo come Ana nella istituenda riserva dell’Esercito con ruoli di protezione civile. Una cosa è certa: dovremo sempre più puntare sulla qualità che sulla quantità, anche se oggi i numeri non sono ancora disastrosi: stando alla nostra anagrafe, infatti, circa 29mila soci alpini hanno meno di 50 anni e 49mila meno di 60.