STORIA SEZIONI ESTERO Uruguay, piccolo Paese, grandi alpini

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    Anche in Uruguay, piccolo Stato del Sud America che conta oggi 3 milioni e mezzo di abitanti, ci sono i nostri alpini. La sezione nasce nel 1963 per naturale distacco dalla sezione Argenti na, di cui era Gruppo sin dal 1957. I primi presidenti furono Ferrari e Sgaravatti, ma a dare maggior impulso ed espansione alla Sezione fu Rinaldo Testoni, reduce dei fronti russo e greco albanese con il 5º alpini e della prigionia in Germania. Originario di Bignanico (Como) emigrò subito dopo l’ultima guerra. Testoni fu la vita per la se zione Uruguay: ebbe un grande ascendente sui nostri connazionali e ricoprì parecchie cariche in seno alla comunità italiana, tra cui quella di membro del consiglio di ambasciata. Infaticabile e presente in ogni circostanza, resse la Sezione con amore e mano salda. Nel settembre 1964 esce il bimestrale ‘Tradotta Alpina’ vivace testata sezionale, la cui redazione era composta dallo stesso Testoni, Casati, Maggi, Bravin e Pirovano.

    Quest’ultimo, forte della sua esperienza di linotipista di un quotidiano di Montevideo, con l’aiuto della consorte Esterina, curò la composizione, la stampa e la diffusione. La testata arrivò al settimo anno e cessò, per motivi economici, nel dicembre ’71. Nel 1972 anche la sezione Uruguay volle festeggiare in modo speciale il 1º centenario di fondazione delle Truppe alpine e lo fece collocando sulla cima più alta (si fa per dire: poco più di 500 metri, ma è pur sempre il rilievo maggiore) dell’Uruguay, il Cerro San Antonio, una originale Madonna in ferro battuto, opera dell’alpino di origine trentina Mirko Prati.

    L’opera, alta circa due metri, si presenta con grandi ali a forma di penna d’aquila ed è collocata con lo sguardo rivolto verso l’Italia: riassume la passione, la speranza, la fede dell’italiano, dell’alpino emigrato. La massima espansione della Sezione si realizzò in coincidenza con i festeggiamenti per il 10º anniversario della sua costituzione, nel 1973, festeg giamenti ai quali partecipò l’allora presidente nazionale Franco Bertagnolli, accompagnato da un buon numero di alpini e famigliari, in quella che fu la prima organizzazione di un volo ‘charter’ per la visita delle Sezioni d’oltreoceano.

    In quell’anno gli iscritti su tutto il territorio (grande quanto un terzo dell’Italia, ma con allora solo due milioni e novecentomila abitanti, dei quali un milione e trecentomila nella capitale, Montevideo) erano 202 tra cui 150 Cavalieri di Vittorio Veneto suddivisi in 7 gruppi: Mon tevideo (capogruppo Testoni) Las Piedras (Torchio) Pando (Bacchetti) San Josè (Segnana) Colonia Valdense (Zambelli) Colonia del Sacra mento (Bernardi) Dolores (Favout). A Testoni è poi succeduto il bellunese Bruno Vignaga, che vedrà purtroppo l’inesorabile assottigliamento del numero degli iscritti: alto il numero degli alpini andati avanti non controbilanciato da ulteriori emigrazioni.

    L’esiguità del numero dei soci non ha però scalfito lo spirito alpino. Ed è in questo periodo siamo nel 1988 che si lavora al miglioramento strutturale e didattico di una scuola di istruzione primaria di Montevi deo chiamata Italia , frequentata da pronipoti di emigranti italiani. Perchè chiamarla Italia ?È presto detto. L’Uruguay ha pensato di intitolare le scuole, mano a mano che sorgevano, alle nazioni amiche. I nostri alpini hanno scoperto per ca so che esisteva anche una scuola Italia , nata nel 1927 da quella che era una guarnigione militare in progressiva espansione alle porte di Montevideo. Quando è stata scoperta dai no stri alpini, le strutture erano ancora esattamente come allora. II primo appello lo lanciò con una lettera al presidente nazionale Caprioli l’allora presidente Rinaldo Testoni.

    Fu accolto dalla sezione di Milano che inviò un milione di lire per un primo intervento urgente. La nostra moneta quando arriva nel sud del mondo ha un certo peso e con soltanto un milione di lire gli alpini uruguayani hanno dotato tutte le aule di plafoniere fluorescenti, indispensabili durante le giornate nuvolose. Ma non si sono limitati a questo. Erano necessari altri interventi di risanamento, soprattutto alle pensiline che facevano da quadrilatero al cortile interno proteggendo dalle intemperie l’accesso alle aule, che erano a dir poco fatiscenti.

    Nel frattempo il cuore generoso di Testoni cessò di battere e gli succedette Vignaga che seppe bussare alle porte giuste. Con gli oltre sette milioni, messi a disposizione da una banca italiana, si fecero i lavori di copertura di mezzo corti le, con capriate metalliche e materiale plastico translucido. Per questi avamposti alpini il nostro superfluo poteva costituire la sopravvivenza. Nel 1989 grande festa a Dolores, a 300 km dalla capitale, sulle sponde del rio Salvador, per il centenario della Società Italiana . Con l’occasione la commissione direttiva della società italiana ha ottenuto di intitolare lo slargo dove sorge il monumento a Garibaldi Piazza Italia . Poi la festa: sotto un tendone rancio alpino per 500 persone allietato dalla banda municipale, dal coro e da un gruppo folkloristico.

    E siamo all’8 dicembre 1991, con l’inaugurazione, sul Cerro San Antonio, della nuova ‘Madonna degli Alpini’. L’immagine originale infatti non aveva resistito alle ingiurie del clima e della salsedine; la nuova è stata realizzata con materiali che sfideranno il tempo ricordando ai posteri il presidente Ugo Merlini in memoria del quale fu eretta e il compianto presidente Rinaldo Testoni, che volle l’opera originale. L’opera ha richiesto, da parte dei pochi e vecchi alpini della Sezione, uno sforzo ingente.

    Non sarebbe stato possibile affrontarlo senza la collaborazione economica degli alpini d’ltalia, fra i quali è doveroso segnalare Giovanni Buttiero e Pier Carlo Gabba della sezione di Casale Monferrato. Alla cerimonia hanno assistito numerosi connazionali, convenuti da Montevideo e da tutti gli angoli della Repubblica. Nel 2004 una delegazione italiana guidata dall’allora presidente nazionale Parazzini, dal suo vice Fabio Pasini e dai consiglieri Giancarlo Zelli, Giovanni Franza e Vittorio Brunello visita in aprile le sezioni di Argentina, Uruguay e Cile. A Montevideo il presidente sezionale Luigi Facchin accoglie gli ospiti presso la sede dei Combattenti e reduci, fondata dai garibaldini. Pranzo alla presenza dell’ambasciatore Ruben Diaz e deposizione di una corona al monumento ai Caduti presso l’ospedale italiano Umberto I. Nella vicina Piriapolis analoga cerimonia davanti alla statua della Madonna degli alpini.

    Qui un marmetto ricorda il compianto Testoni la cui figlia Adriana dirige attualmente la scuola italiana a Montevideo. Trascorrono gli anni, sempre densi di impegni e, nel 2007, ecco la visita del presidente nazionale Perona accompagnato da Ornello Capannolo, allora delegato ai contatti con le sezioni all’estero e ora vice presidente nazionale, e dal consigliere nazionale Antonio Cason. Un viaggio breve che ha toccato prima l’Argentina e poi, il 20 marzo, l’Uruguay. Accoglie la delegazione Luigi Libralesso, nel frattempo diventato presidente sezionale, carica che ricopre tutt’ora. Fraterno il clima della visita, cena conviviale e visita della città. Commovente il commiato e un arrivederci all’Adunata nazionale alla quale Libralesso appena può partecipa anche per tornare al paese natale, Quinto di Treviso, dai suoi affetti più cari.

    In ottobre 2010, in occasione del gemellaggio della città di Feltre con la città di Colonia di Sacramento, una delegazione del Comune feltrino, accompagnata dal coro ANA Piave, ha portato musica e tradizioni alpine in quella lontana terra. Qui non vengono mai dimenticate le date importanti per la la patria italiana: l’anno scorso per il 4 Novembre c’erano tutti, con famigliari e amici, a una Messa celebrata a Montevideo dal nunzio apostolico monsignor Pecorari presenti il console d’Italia Danese l’ambasciatore Scalici, seguita dalla deposizione di una corona al monumento ai Caduti. Possiamo davvero dire che nonostante i numeri in calo: 15 soci, 7 aggregati e 3 Gruppi (Montevideo, Colonia e Colonia Valdense), la Sezione continua ad esserci e a tenere vive le tradizioni e le ricorrenze legate all’Italia. Si dice lontano dagli occhi, lontano dal cuore , ma non è così per i nostri alpini che risiedono oltre oceano, che nel cuore hanno l’Italia sempre viva e presente.

    a cura di Giuliana Marra

    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.