Sfila il Cividale , carico di gloria

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    Se quest’anno, nonostante il tempo inclemente, i veci del Cividale si sono incontrati a migliaia, tanti e tanti di più si ritroveranno il prossimo anno, il 2009, nel quale ricorre il centenario di fondazione del battaglione. Nel 1995, in una atmosfera di mestizia e di rimpianto, nella caserma di Chiusaforte il Cividale chiudeva la sua gloriosa storia. Fu in quell’occasione che fra coloro che avevano, in tempi lontani e vicini, composto le fila del Reparto, si concretizzò la volontà di ricompattare, in forma associativa, il battaglione: da dodici anni dunque, nella città ducale, si rinnova l’incontro del Cividale .

    Arrivano da tutto il Friuli Venezia Giulia, dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Liguria, dall’Emilia, dall’Abruzzo, dal Lazio, dalla Sicilia . Per il 12º raduno, nella giornata di sabato 12 gennaio, sotto una pioggia battente, una nutrita delegazione (tra cui tutti i 9 sindaci della vallata) ha preso parte ad una cerimonia a Chiusaforte. Nella serata dello stesso giorno, al teatro Ristori di Cividale, incontro di musica alpina e di solidarietà; si sono esibite, in una sala gremita che non ha potuto purtroppo accogliere tutti quelli che volevano entrare, la fanfara della Julia e la fanfara alpina dell’ANA di Cividale.

    Sono stati raccolti fondi da destinare, come in altre occasioni, alla Fondazione Don Gnocchi per il progetto Mostar , in Bosnia. È stato presentato anche l’annuale volume della collana storica dell’Associazione Fuarce Cividat : la ristampa di 7 anni nella Julia del sergente magg. Noacco, che è anche la storia del Cividale nelle campagne di Grecia e di Russia. La festa, quella grande, si è svolta nella giornata di domenica.

    Con un mare di alpini che, dopo la solenne cerimonia dell’alzabandiera, la deposizione della corona al monumento ai Caduti del Cividale , del Val Natisone e del Monte Matajur , hanno assistito alla Messa e infine si sono raccolti e schierati per la sfilata. Sotto una pioggia incessante e fra due ali di folla che non ha mai cessato di applaudire, gli alpini hanno raggiunto il cortile della caserma Francescatto, sede dell’8º Alpini.

    La sfilata era aperta dalla fanfara della Julia, seguita da un picchetto armato della 115ª compagnia (una delle storiche compagnie del Cividale , recentemente ricostituita), dai gonfaloni della Città Ducale e di Chiusaforte, dal Labaro dell’Associazione Fuarce Cividat e dal vessillo della Sezione. Numerose, come sempre, le autorità (parlamentari, rappresentanti di Regione e Provincie e tanti sindaci), seguiti dai vessilli e gagliardetti di tantissime sezioni e gruppi.

    Poi la rappresentanza dell’Associazione Internazionale dei Soldati di Montagna con le insegne delle varie nazioni. Sulle camionette militari, i pochi reduci del Cividale delle campagne di Albania, Grecia e Russia. Dopo i comandanti di Battaglione ecco, in blocchi scanditi da cinque fanfare, le vecchie compagnie i cui nomi ancora oggi fanno battere i cuori e inumidire gli occhi: la Cacao la Bella la Valanga la Marina la Tormenta .

    Ad ogni passaggio la voce appassionata dello speaker sottolineava le vicende dei vari reparti, il sacrificio dei troppi Caduti, il ritorno in Patria dei pochi superstiti. Nel cortile della caserma, dopo il benvenuto dato dal col. Covelli, comandante dell’8º, il momento dei discorsi: il sindaco di Cividale, il rappresentante della Regione, il presidente della sez. ANA Rino Petrig, il vicepresidente nazionale ANA Ivano Gentili, il comandante della Julia, gen. Paolo Serra.

    Il presidente dell’Associazione Fuarce Cividat , gen. Maurizio De Stefani (riconfermato per un altro triennio), organizzatore dell’incontro, ha ricordato il fatto storico che ha determinato la festa di Corpo. Fronte russo: 4, 5 e 6 gennaio 1943. Le compagnie del Cividale si susseguono in sette sanguinosi ed eroici attacchi che porteranno alla conquista di quota Signal, una collina che, in riconoscimento del loro eroismo, verrà rinominata dal comando tedesco Quota Cividale . Continuava a piovere, ma nessuno sembrava accorgersene.

    Arrivavano dritti al cuore invece, fatti risuonare da un reduce della Campagna di Russia, i mesti rintocchi della campana, posta ai piedi del monumento che ricorda i Caduti del Reggimento. Un addio a quanti non sono tornati ed un ricordo per chi vorrà tornare, negli anni a venire, a Cividale del Friuli.

    Enzo Driussi