Ritorno in Abruzzo

    0
    163

    L’attesa dopo gli anni di sospensione imposti dalla pandemia, la solennità dell’ottantesimo anniversario e una bellissima giornata di sole hanno contribuito alla eccezionale riuscita della celebrazione della battaglia di Selenyj Jar, a Isola del Gran Sasso, in Abruzzo. Oltre cinquemila penne nere, provenienti in larga maggioranza da tutta la regione, ma anche da altre regioni italiane e varie delegazioni dall’estero hanno sfilato divisi per Gruppi, preceduti dai vessilli di oltre venti Sezioni, per quasi un’ora e mezzo davanti al Labaro collocato a fianco del palco delle autorità, allestito davanti al santuario di San Gabriele dell’Addolorata, in una cornice di pubblico davvero imponente e con sullo sfondo il massiccio innevato del Gran Sasso.

    Un vero spettacolo, che è iniziato di buon mattino con l’arrivo degli alpini: anche il loro afflusso è diventato una sorta di gioioso prologo di sfilata, grazie alle strade del percorso che alternavano salita e discesa dando profondità al colpo d’occhio, punteggiato da miriadi di penne nere e dai loro familiari in cammino verso l’ammassamento. Sul palco, con il presidente Sebastiano Favero, il gen. Nicola Piasente, comandante della brigata Taurinense e il presidente della Sezione Abruzzi Pietro D’Alfonso, c’era tra le molte autorità anche il presidente della Regione Marco Marsilio: è stata quindi questa anche l’occasione per ringraziare pubblicamente gli alpini per il grande sostegno dato in tutta Italia durante la crisi pandemica.

    Dal corteo delle penne nere, poi, attraverso decine e decine di striscioni portati dai Gruppi, si è visivamente levato un coro unanime a favore della pace, con esplicito riferimento alla guerra in Ucraina. Quindi la celebrazione della Messa nel grande santuario, in suffragio dei Caduti della campagna di Russia, presieduta da monsignor Orlando Antonini, arcivescovo aquilano, già Nunzio apostolico vaticano.

    Prima del rito religioso il gen. Piasente, dal cui comando dipende il 9º reggimento alpini de L’Aquila, ha commemorato il sacrifico degli alpini di quel reparto, che nel 1943 a Selenyj Jar, sul “quadrivio maledetto”, si immolarono contro forze soverchianti per coprire la ritirata del resto del contingente alpino dal fronte russo, pochi giorni prima della tragica quanto salvifica battaglia di Nikolajewka e ha ringraziato tutti per la partecipazione e la vicinanza all’Esercito e agli alpini, impegnati su fronte orientale anche in questi mesi difficili.

    Gli ha fatto eco il presidente Favero, ricordando il riconoscimento pubblico che il Parlamento ha tributato all’Ana istituendo il 26 gennaio come “Giornata della memoria del sacrificio degli alpini”, proprio per evidenziare che in quei giorni del 1943 a prevalere fu il desiderio di tornare a casa per far cessare quella follia; ha poi sottolineato il fatto che l’Associazione, sempre impegnata per la pace, “facendo memoria del passato pensa al futuro, soprattutto dei giovani e che per questo da due anni, ha esteso con un successo crescente a ragazzi e ragazze dai 16 ai 25 anni i proprio Campi scuola”.

    Una presenza di eccezione, nelle giornate del raduno di Isola del Gran Sasso, anche quella dell’ultimo reduce abruzzese della campagna di Russia, Alfredo Di Pasquale, classe 1922, che lo scorso ottobre ha festeggiato i 100 anni. La grande sfilata era stata preceduta, il pomeriggio del sabato, nel salone Stauross del santuario, dal convegno su “Il 9º reggimento alpini nel quadrivio maledetto”, dedicato ai battaglioni L’Aquila, Vicenza e Val Cismon (un reparto eroico, di fatto annientato a Selenyj Jar su cui esiste una produzione letteraria limitatissima) con le appassionate relazioni del ten. col. Pietro Piccirilli, aiutante maggiore del 9º, che ha parlato di quelle giornate come di una intensa storia di uomini e di fratellanza e degli storici alpini Manuel Grotto e Fulvio Aviani, che si sono alternati nei toni e nell’esposizione, ricostruendo nei dettagli i feroci e tragici scontri di ottant’anni fa sulle balze del Don.

    Le relazioni sono state precedute da un ricordo della figura di Cesare Lavizzari, già vicepresidente dell’Ana, “andato avanti” nel gennaio di quattro anni fa, a soli 54 anni: un ritratto affettuoso di un grande alpino, tratteggiato da un commosso past president dell’Ana, Corrado Perona, splendidamente sempre lucido nei suoi 90 anni.

    ma. cor.

    Francesco Fagnani
    SELENYJ JAR – IL DESTINO HA SCELTO
    Dalle memorie di Valentino Di Franco 9º rgt. alpini

    La memoria dell’intervento italiano in Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale si sviluppa attraverso i temi della ritirata, delle condizioni ambientali proibitive, del cattivo rapporto con i tedeschi e di un equipaggiamento ed armamento non adeguati. La nostra guerra contro la Russia e l’impiego del Csir prima e dell’Armir poi, evoca il tragico tema dei dispersi. Ancora oggi, dopo ottant’anni, ci sono famiglie che non hanno smesso di cercare una piastrina, una sepoltura, un ricordo tangibile. In un certo senso la Penne mozze di Russia, la cui immagine è fissata per sempre in un ultimo scatto in bianco e nero in uniforme, per sempre giovani, ancora oggi parlano ai loro discendenti. Questo volume contiene le memorie di Valentino Di Franco, della compagnia 108ª, battaglione L’Aquila, divisione Julia. Di Franco che sarebbe potuto facilmente svanire come tanti in un punto ignoto fra la Valle della Morte e Krinitschnaja, è tornato pagando un enorme prezzo, solo per una serie di circostanze fortuite. A grandi linee il volume può essere diviso in tre parti. I primi cinque capitoli forniscono al lettore una serie di elementi sufficienti per comprendere il quadro storico. La seconda parte del volume indaga diversi aspetti: la comprensione del substrato antropologico e culturale delle genti di montagna d’Abruzzo di allora, quel mondo patriarcale da cui Di Franco proviene; la sua esperienza in Unione Sovietica, Selenyj Jar e il ruolo svolto di capo arma; il suo rientro in Abruzzo e la “sua” guerra, fino ai giorni nostri. La terza e ultima parte del libro è costituita da una serie di contributi di esperti sui temi toccati nell’esposizione. Il testo è arricchito da un notevole corredo fotografico, una nutrita sezione di mappe e carte militari, anche tedesche e sovietiche, fra cui una in particolare inedita. Arricchisce la valenza dell’opera la prefazione della professoressa Maria Teresa Giusti, una delle maggiori storiche sui temi della campagna di Russia.

    Pagg. 181 – euro 15 – Edizioni Menabò – In tutte le librerie