Con il cuore a Udine

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    È nuovamente Adunata e Udine apre le braccia alle penne nere: non è una città molto grande, nel senso dell’estensione geografica, ma di grandi ha sicuramente tradizione e cuore alpino. Verranno da tutto il mondo e, anzi, quest’anno è segnalato in notevole aumento l’afflusso di chi raggiungerà l’Italia da ogni parte del pianeta, anche dagli antipodi, segno di incredibile attaccamento alla Patria, per cui il sentimento di nostalgia aumenta in modo direttamente proporzionale alla distanza.

    Si rinnova così un evento che da oltre un secolo è tanto semplice da ammirare per la sua maestosa dimensione quanto difficile da definire nella genesi: difficile, per chi non vive la realtà della nostra incredibile Associazione, è comprendere che cosa porta tante persone a spostarsi anche su distanze enormi e con ogni mezzo per convenire in un sol luogo. La fratellanza alpina è un cemento formidabile che non attenua la sua saldezza neanche a mezzo secolo, o più, di distanza: le amicizie nate durante il servizio militare di leva nelle caserme degli alpini sono di una bellezza commovente e ad esse si possono aggiungere anche quelle nate, sviluppate e mantenute nei nostri Gruppi, in cui ogni settimana si ricrea il più puro spirito cameratesco, non foss’altro che per la intensità con cui si tende ad obiettivi comuni.

    Molte cose sono cambiate, ovviamente, in un lasso ultrasecolare, ma lo spirito, no. Siamo un po’ meno giovani e forse dormire in branda, sotto una tenda, anche se come sempre ci affascina e ci tenta, cozza con qualche scricchiolio strutturale: ma lo spirito non cambia e il rinnovarsi degli incontri, la ricerca degli amici, le puntatine negli accampamenti sempre accoglienti, anche i più spartani, restano il lato più umanamente coinvolgente e divertente delle nostre Adunate. E poi, anzi, soprattutto, c’è la parte quasi carismatica: ovvero gli appuntamenti con l’essenza e la storia di questo glorioso ed invidiato Corpo.

    L’arrivo, il venerdì, della Bandiera di guerra che aprirà la sfilata della domenica rimane forse il momento più intenso delle nostre cerimonie, quello che nessuna Sezione e nessun Gruppo vuole perdere, testimoniando col proprio vessillo e gagliardetto una presenza che è vicinanza e unità di sentimenti con i nostri fratelli in armi. Ma è forse inutile fare classifiche di importanza tra le manifestazioni: il cuore dell’Adunata sta nella plastica dimostrazione di una memoria storica condivisa, che si tramanda da oltre un secolo, nel nome e nel solco tracciato da quanti ci hanno preceduto ed in particolare di quelli che hanno sacrificato la vita.

    La grande sfilata costituisce così una apoteosi di questa condizione dello spirito che accomuna sotto il cappello alpino uomini di età, estrazione e condizione tanto diverse. Gli alpini che sfilano, quelli sono gli alpini dell’Adunata, che passano in riga davanti alle tribune per mostrare con fierezza di essere una cosa sola, su cui si può contare: qualcuno non può partecipare, per condizioni di salute o per impedimenti stringenti, ma sappiamo che sono quelli che soffrono di più.

    L’Adunata è un caleidoscopio, è un turbine di sentimenti e festeggiamenti (che non devono mai, proprio per i valori di civiltà e solidarietà che rappresentiamo, sfociare nella maleducazione e nella prevaricazione, malcostume contro cui tutti siamo chiamati a vigilare) ma si concretizza lì, in quelle dieci ore, in cui diciamo un corale “eccoci, ci siamo, pronti e disponibili”.

    Massimo Cortesi