Per i naufraghi di ogni tempo

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    L’81º anniversario dell’affondamento del Galilea, avvenuto la notte tra il 28 e 29 marzo 1942, è stato ricordato in forma solenne, alla presenza del Labaro, dei vessilli di molte Sezioni, di decine di gagliardetti di Gruppi e della banda alpina di Orzano domenica 12 marzo nel cimitero di Chions, paese che ha pagato il tributo più alto di vittime nella Destra Tagliamento.

    Alla presenza del ministro per i rapporti con il parlamento Luca Ciriani, del Capo di Stato Maggiore del Comando Truppe Alpine generale di brigata Matteo Giacomo Spreafico, di un picchetto armato dell’8º reggimento alpini con il comandante colonnello David Colussi, di decine di sindaci col primo cittadino di Chions Renato Santin e il capogruppo ospitante Danilo Zucchet, il presidente della Sezione di Pordenone Ilario Merlin ha esortato: «È doveroso insistere affinché tutte le salme dei Caduti possano finalmente tornare a casa. Hanno fatto il loro dovere di soldati e cittadini italiani, dobbiamo spenderci in tutti i modi perché tornino in patria».

    Un appello rilanciato dal presidente nazionale Sebastiano Favero: «Trasmettere la memoria ai giovani è nostro dovere – ha esordito – in ricordo di coloro che sono caduti perché potessimo vivere in pace». Pace che «si costruisce giorno dopo giorno» preservando «la nostra identità che significa studiare la storia, anche recente, l’educazione civica a scuola, ma significa anche trasmettere i valori degli italiani veri, pronti a dare».

    Il presidente nazionale ha concluso: «Recuperiamo i Caduti e portiamoli a baita». Ricordare «non è fare retorica bellicistica, ma monito ed insegnamento», ha esordito il ministro Ciriani affiancato dall’onorevole alpino Emanuele Loperfido. Fuori protocollo, è tornato sulle accuse di presunte molestie: «Ci vogliono malafede e cattiveria per dipingervi così. Alle Adunate ho visto sfilare un mare immenso di generosità, di amicizia e di patriottismo ». Al centro del camposanto si trova il monumento alle vittime del Galilea.

    La Messa di suffragio è stata concelebrata dal vicario generale don Roberto Tondato e dal parroco don Gianfranco Corazza: «Il Mediterraneo continua a vedere uomini e donne che perdono la vita. Nessuno può restare indifferente. La priorità per tutti è salvare le vite umane». L’invocazione delle vittime del Galilea – quella notte perirono 1.050 dei 1.329 soldati imbarcati, di cui 12 di Chions, che registrò anche tre sopravvissuti – ancor oggi sarebbe stata: «Non muoiano altri, come siamo morti noi».

    Recitata la Preghiera del naufrago, letti i nomi dei Caduti, commemorato l’ultimo reduce scomparso proprio l’anno scorso, Onorino Pietrobon, i bambini delle scuole elementari e medie hanno cantato Stelutis alpinis, l’Inno degli alpini e l’Inno nazionale. Un coro che ben presto si è allargato a tutte le penne nere.