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Si è disputata in ottobre la 12ª edizione del Kalahari Augrabies Extreme Marathon gara di marcia in 6 giorni su un percorso di 250 chilometri. Gli unici due italiani che hanno partecipato sono due alpini dell’8° reggimento di Cividale del Friuli (Udine), il 1° maresciallo Leandro Salomone e il 1° caporal maggiore Ingrid Qualizza, che si sono qualificati rispettivamente 7° e 8° nella classifica generale e secondi assoluti nella classifica degli europei in gara che ha visto 28 nazioni partecipanti.
Il generale Alberto Primicerj si trova ormai da tre anni a Bolzano, al vertice delle Truppe alpine. È tempo di porgli qualche domanda sulla sua esperienza di militare e di comandante. Ufficiale che si contraddistingue per la propensione alla concretezza, all’operatività, alla linearità dei rapporti, manifesta la sua vocazione alpina fin da giovane, senza incertezze, tanto che ai tempi dell’Accademia quando gli viene sottoposto un foglio per la scelta della specialità scrive nelle tre caselle di opzione: alpini, alpini, alpini. È facile quindi parlare della vita militare con franchezza. Ma sentiamolo.
Una bella sezione quella sarda, forte e coesa, nonostante l’esiguità numerica (circa 400 soci). Per la seconda volta Nuoro ne ha ospitato il raduno e l’allestimento di un centro operativo e di ristoro con bandiere e manifesti ovunque. È iniziato con l’alzabandiera nella piazza principale e il ricordo dei Caduti alla presenza del prefetto Pietro Lisi, del sindaco Alessandro Bianchi, del consigliere nazionale Cesare Lavizzari, di numerose autorità militari e civili e di molti cittadini.
Dall’armistizio alla ricostruzione
LA LOTTA DI LIBERAZIONE
Dopo l’8 settembre 1943 (quando le truppe italiane, sparse su tutti i fronti della guerra, furono lasciate senza ordini e senza indicazioni, esposte alla rappresaglia tedesca) e sino alla conclusione del conflitto, la storia degli alpini si fraziona in tante storie individuali, come quella di tutti gli altri Corpi dell’esercito: venti mesi di tribolazioni, di lotta, di resistenza, molti con i gruppi partigiani al nord, alcuni con i reparti alleati che risalivano la penisola, altri nei campi di prigionia russi o dietro il filo di ferro dei lager di internamento in Germania: venti mesi carichi di sofferenze e di speranze, che riscattavano gli anni bui della dittatura e preparavano l’Italia repubblicana. Di queste esperienze sono state lasciate numerose testimonianze, ma è impossibile distinguere, nei movimenti convulsi di quel periodo, ciò che è patrimonio degli alpini in quanto Corpo dell’esercito, da ciò che è patrimonio collettivo della nazione.
L’Alpino di agosto/settembre (pagg. 4-5) riporta più volte l’importanza del cappello alpino consegnatoci durante il servizio militare. Mi commuovo nel leggere: “Lacrime sul cappello rubato” di Baggio, da Treviso, così come è chiara, e un po’ severa la risposta data a Pezzolato, di Avigliana, che rivendica il diritto di portare il cappello alpino, negato, nonostante la sua passione.
Mombercelli è stata avvolta nel tricolore per l’80° anniversario di fondazione del locale Gruppo e di quello di Belveglio. Nonostante l’inclemenza del tempo, sono giunti numerosi Gruppi da tutta la provincia di Asti, Alessandria e Savona, ognuno con il proprio gagliardetto, accolti da striscioni di benvenuto. Il ritrovo è stato alla Cantina Terre Astesane, poi le autorità militari, civili e religiose, la banda di Mombercelli, gli alpini ed i simpatizzanti si sono trasferiti nella chiesa di San Biagio, dove la cerimonia è entrata nel vivo con gli interventi del capogruppo di Mombercelli Giuseppe Aresca, del sindaco Chiara Castino, e del consigliere nazionale Stefano Duretto. Erano presenti, tra gli altri, per la sezione di Asti Mario Aresca, Giorgio Carrer, Elio Poncibò.
Sogno un Natale, dove mettendosi per un minuto ad ammirare l’universo con la sua infinita grandezza, ci trasmetta quell’energia positiva di immaginare e pensare. Sogno un Natale, dove fermandosi un secondo ad osservare il sole con i suoi raggi colorati, riesca ad illuminare le nostre idee e ci trasmetta tanto umano calore.
Cinquant’anni non sono pochi, per un piccolo gruppo come quello di Carnago guidato da Pasqualino Sottoriva. Cinquant’anni di storia, di solidarietà e di alpinità, come ricordano il fondatore Antonio Venturini e il primo capogruppo capitano Erminio Carabelli. La ricorrenza si è trasformata in una festa tipicamente alpina, con la partecipazione del vessillo sezionale con il presidente Francesco Ber tolasi e il vessillo di Vicenza con il segretario della sezione Gian Piero Golin, del sindaco Maurizio Andreoli e diversi assessori, tanti alpini da tutta la sezione, le madrine e rappresentanti delle associazioni d’arma. Completato lo schieramento e dopo l’alzabandiera si è formato un corteo che, accompagnato dalla banda di Vivaro Dueville, ha raggiunto il monumento ai Caduti al quale è stata deposta una corona.
Dopo un impegno personale a Milano, avendo terminato lo stesso per tempo, ho sentito il dovere di fare una visita a Gravellona Lomellina nel cantiere dove i nostri volontari alpini della sezione di Pordenone, con l’assistenza tecnica del nostro consigliere nazionale Antonio Munari, stavano completando la loro seconda settimana consecutiva di lavoro. Li ho raggiunti all’ora di pranzo nella splendida sede del gruppo di Vigevano che ci ospita per questo nostro impegno.
Si sono ritrovati a Malles Venosta i “vecchi” del Tirano, per il loro terzo raduno dopo quello del 2005 sempre a Malles e del 2008 a Tirano, come già era stato stabilito nella riunione che l’Associazione Battaglione Alpini Tirano (ABAT) aveva svolto a Brescia nel mese di giugno: il raduno è stato dedicato al generale Aldo Rasero, il mitico “Ras” (scomparso nel 1988) primo comandante del Tirano nel 1953 dopo la ricostituzione dello stesso nel dopoguerra. Anche se già alcune notizie erano filtrate, grande è stata l’emozione nel vedere che la caserma Wackernell era scomparsa abbattuta dalle ruspe per fare posto ad alcune strutture comunali. In piedi è rimasta solamente la palazzina comando attualmente sede della Polizia di frontiera e le palazzine dell’autosezione occupate dalla stazione Carabinieri.