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Dodici vessilli, delle sezioni di Milano, Bergamo, Piacenza, Alessandria, Torino, Trento, Brescia, Pavia, Casale Monferrato, Parma, Salò e trentasei gagliardetti hanno partecipato all’inaugurazione della nuova sede, a due passi dal Torrazzo. All’importante evento c’erano il presidente nazionale Corrado Perona, il consigliere nazionale Cesare Lavizzari ed il past president Giuseppe Parazzini. C’era anche la pioggia, che non ha impedito lo svolgimento del programma.

Festa di colori e di popoli doveva essere, festa di colori e popoli è stata. Il torneo multietnico di calcio a 5, organizzato dagli alpini nell’ambito delle celebrazioni per il 50° del gruppo “Vincenzo Periz” di Settecà, ha visto trionfare la Costa d’Avorio. Ma, alla fine, hanno vinto un po’ tutti. Accantonati distinguo religiosi, superate le differenze sul colore della pelle, archiviate vecchie ruggini, una decina di nazionalità si sono affrontate sotto il solleone, tra i cori e le danze dei tifosi e gli sguardi divertiti degli stessi organizzatori.

Questa è la storia di cinque croci, su altrettante bellissime vette delle Dolomiti bellunesi, e di due eroi, uccisi dalla montagna che era la loro palestra di coraggio e generosità. La storia comincia quando tre alpini della Julia – Giorgio Dal Pos, Renato Sartor, Gino Barazza e un amico degli alpini, Giorgio Ottavia, tutti iscritti alla sezione di Conegliano, da sempre amanti delle montagne che circondano San Vito di Cadore, decidono di donare una croce alle cinque vette più amate: il superbo Pelmo, l’Antelao “re delle Dolomiti”, il Sorapis e il Marcora che non sono da meno e infine il Bel Pra, nel gruppo delle Marmarole.

Con delibera del CDN del 7 luglio 2012, la sezione Balcanica Carpatica Danubiana, guidata da Stefano Benazzo, ha un nuovo Gruppo che ha sede a Budapest negli uffici della Camera di Commercio Italo-Ungherese.

Devo, senza alcun dubbio, evidenziare l’operosità dei volontari della Protezione Civile della sezione ANA Massa Carrara, in particolare del loro trascinatore Carlo Sforzi, coordinatore sezionale. Merito naturalmente ascrivibile anche al presidente sezionale Alessandro Rolla che condivide e supporta le scelte operate dai suoi più stretti collaboratori. Veniamo ai fatti. Il Comune di Carrara in località Avenza, nell’ambito di un consolidamento e sviluppo delle attività di P.C., ha recuperato dall’abbandono un ampio padiglione.

Con la raccolta periodica di carta e ferro da riciclare e altre attività alle quali il Gruppo di Tenno dedica molto tempo, è stato possibile ogni anno mettere da parte un gruzzoletto da devolvere in beneficenza. Su indicazione di padre Franco Maronese dei Verbiti di Varone, il Gruppo ha preso a cuore le sorti di Chilcabamba, una piccola comunità nella provincia Ecuadoregna di Cuenca.

Che fare quando servono medicinali e le farmacie sono tutte chiuse? A Trino Vercellese ci hanno pensato gli alpini. L’idea di questo servizio chiamato “Sportello festivo medicinali” è venuta all’alpino Sergio Tricerri, d’intesa con gli alpini del gruppo ed alla fine, superate le non poche difficoltà burocratiche e… pratiche, il servizio è iniziato. Si svolge così: nei fine settimana e nei giorni festivi, quando le due farmacie del paese sono chiuse, chi ha bisogno di un medicinale porta la ricetta (in busta chiusa) alla sede degli alpini.

L’ANA al femminile

Prima ancora che nell’Esercito, le donne sono state arruolate, meglio, accolte, nell’Associazione Nazionale alpini. Una presenza spontanea e generosa, di supporto e aiuto in tanti momenti: per fare la cuoca o il medico, l’infermiera professionale o l’istruttrice di cani da ricerca, la centralinista o nei tanti altri compiti che un intervento di Protezione Civile o di vita associativa comporta. Ne abbiamo tratto lo spunto per dedicare alle donne dell’ANA una serie di servizi, che non sono certo esaustivi dell’attività delle nostre compagne, ma una sia pur parziale presa d’atto della loro presenza in Associazione. Per non parlare del difficile ruolo di moglie e di madre, spesso assolto anche in vece del marito quando “va con gli alpini” lasciandole a casa. E poi ci sono le alpine, con le stellette e il cappello in testa, che svolgono gli stessi compiti dei commilitoni, in Patria e nelle missioni all’estero. E che dire delle giovani che sono venute fra noi attraverso la mininaja, dimostratesi subito in sintonia con i nostri valori. A tutte diciamo: “grazie”.

Sotto la pioggia battente, moltissimi alpini della sezione hanno voluto comunque sfilare per onorare l’impegno con la gente di Lecco. A scaldare le penne nere ci aveva pensato il cappellano militare don Diego Gabusi pronunciando nel Santuario della Vittoria un’omelia così appassionata da venire salutata, alla fine, da un’ovazione.

Missione umanitaria

In Giordania, al confine con la Siria, è dislocato dai primi del mese scorso un poliambulatorio dell’ospedale da campo ANA: accoglie i profughi che provengono dalla Siria, la maggior parte donne e bambini. La decisione di stanziare un posto di prima assistenza umanitaria e sanitaria ai profughi è stata presa, in cooperazione con le Nazioni Unite, dal nostro Consiglio dei ministri su proposta del ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata. La richiesta è stata comunicata al Dipartimento nazionale di Protezione Civile il quale ha assegnato questo compito alla nostra Associazione.

Sono stato richiamato ad un comportamento più corretto per aver partecipato all’ammainabandiera in ciabatte. Questo è successo a Finale Emilia al termine di una giornata di lavoro come volontario P.C. ANA. A 68 anni sinceramente la cosa non mi ha fatto piacere.

Le donne degli alpini: come definirle fuori dalla retorica? Sì, perché è passato un secolo e mezzo da quando Giuseppe Mazzini le definì “L’Angelo della Famiglia” e da allora la storia ha fatto passi da gigante. Loro, le donne, sono passate da eroine risorgimentali a coraggiose portatrici nella Grande Guerra, da staffette partigiane nel secondo conflitto mondiale a madri, sorelle e spose di alpini che in tempo di pace hanno continuato a portare la penna nera come un distintivo d’onore mai sbiadito. Oggi alcune di loro portano la penna sul cappello in caserma. Nell’ANA le donne sono presenza attiva, non solo nella Protezione Civile, ma anche nella vita quotidiana del Gruppo.

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