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Si dice che al momento di congedarsi dagli alpini che vivono all’estero si viene colti da un turbine di sentimenti che, condensati, si traducono in grande ammirazione e uno struggente desiderio di tornare da questi nostri connazionali che abbiamo nel cuore e che con il loro lavoro e soprattutto con il loro comportamento hanno fatto e continuano a fare onore all’Italia dovunque si trovino: in Canada o in Germania, in Argentina o in Australia, paese dal quale è tornato da poco il nostro presidente nazionale Corrado Perona, accompagnato dal consigliere Ferruccio Minelli, delegato ai contatti con le Sezioni all’estero.

Domenica particolare per la popolazione dell’Alta Valle Roya. La giornata è iniziata con una cerimonia al colle di Tenda, dove alpini della sezione di Mondovì e chasseurs alpins dell’amicale 22° BCA hanno deposto una corona al cippo che reca la scritta bilingue: “A la mémoire de nos compagnons d’armes - In ricordo dei nostri Caduti”.

La collina di Alassio è stata adottata da un manipolo di volenterosi alpini che, negli anni, hanno cercato di salvaguardare l’integrità, la percorribilità e la vita di questo habitat tipico. E poiché le risorse locali sono esigue, a dare una mano ci sono i volontari delle valli lombarde e i volontari delle squadre antincendio boschive che lavorano a fianco degli alpini di Alassio.

Anche quest’anno la festa del tesseramento del gruppo di North York, sezione di Toronto, è stata un successo. Circa 350 i partecipanti, tra familiari e amici, con la partecipazione di Adriana Fracasso, presidentessa del “Club abruzzese” di Toronto e di Mauro Di Giovanni della Royal Canadian Mounted Police.

Organizzato da diverse istituzioni locali si è svolto nelle sede dell' Istituto di Formazione di Lobos, provincia di Buenos Aires, un gemellaggio via internet fra la citta di Lobos e la città di Teggiano, provincia di Salerno.

Da quindici anni gli alpini delle sezioni di Belluno e di Conegliano ritornano a Milovice, nella Repubblica Ceca, per ricordare i nostri connazionali internati in quel campo di prigionia durante il primo conflitto mondiale. Vi morirono in 5.276, per malattie e denutrizione, ed ora riposano nel cimitero militare internazionale di guerra, assieme a soldati di altre nove nazioni. Angelo Dal Borgo della sezione di Belluno e Lino Chies della sezione di Conegliano sono i promotori di questa annuale trasferta, avvenuta anche ai primi del mese scorso, e conclusasi con una breve ma intensa cerimonia.

Il destino talvolta si presenta beffardo riservando una morte misera a uomini dal vissuto valoroso. Al generale Luigi Reverberi accadde così. Morì a sessantuno anni, il giorno del suo onomastico dopo una vita dal sapore leggendario. Ce ne parla il figlio, ingegner Bruno Reverberi, generoso ad accoglierci nella sua elegante dimora milanese.

Ci avevano messo in guardia. Il ventuno del mese scorso, stando alle profezie maya, sarebbe dovuta accadere la fine del mondo. Per fortuna i Maya stanno bene dove sono. Ci hanno anche fatto sapere che loro se la ridono nel vedere gente che prende sul serio tanta stupidità, liquidando i buontemponi delle catastrofi come segugi scoppiati alla ricerca del nulla. Un nuovo anno ci obbliga agli auguri reciproci. Soprattutto ci obbliga alla speranza. Cosa diversa dall’ottimismo. Questo, come il suo opposto, il pessimismo, fiorisce da un atteggiamento razionale. Se il mondo lo leggessimo solo in termini crudamente logici non avremmo molto da rallegrarci.

Il DNA alpino

L’articolo de L’Alpino (novembre 2012) sui canti alpini mi suggerisce alcune considerazioni. Premetto che quando si parla di cori alpini (...e di fanfare...!) il barometro dell’umore va subito verso il “sereno”! Evidentemente il DNA non può tradire: i canti alpini sono parte integrante del nostro Essere.

Le recenti abbondanti precipitazioni che hanno colpito, nei primi giorni del mese di novembre, con particolare intensità alcune aree territoriali del nostro paese, hanno determinato l’intervento di volontari della nostra Associazione. La prima attivazione di nostri volontari si è svolta in Toscana in particolare nella provincia di Massa, coinvolti come supporto dell’organizzazione Provinciale, e con l’intervento di una squadra di volontari ANA con idrovore (inviata per un giorno dalla Regione Emilia Romagna).

Pastori con le stellette

Una famiglia, un mentore, un riferimento. Per i ragazzi di vent’anni, in guerra lontano da casa, era questo il loro cappellano. Pregavano insieme alle Messe, celebrate al fronte davanti ad un altarino da campo poco prima dell’attacco, restituiva loro uno sguardo di tenerezza ed era accanto nel momento dell’addio. E una volta a casa, portava una parola di conforto per alleviare la disperazione di genitori e fratelli. Nel loro servizio in guerra i cappellani militari furono uno dei più alti esempi di carità cristiana, uno spirito che sopravvive forte anche oggi, nella loro missione in tempo di pace. Lo sono in modo differente perché diversi sono gli scenari sociali, culturali e di riferimento.

Nei Paesi cristiani, specie in Italia, li chiamarono direttori di spirito, poi preti al campo e infine, cappellani militari. Padre Generoso da Pontedecimo era uno di loro. Beffardo il destino che nel 1934 indica “rivedibile per debole costituzione” quel chierico, frate cappuccino, con il naso sottile e aguzzo a sostenere piccoli occhialetti tondi.

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