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Gentile direttore, le scrivo in relazione alla lettera contenuta nel numero di ottobre di Giovanni Galeazzi di Milano e ripresa da Renzo Ronzani di Lusiana nel numero di dicembre. Sono nato a Santa Caterina di Lusiana nell’Altopiano di Asiago e nonostante avessi espresso nel colloquio di fine visita di leva ad un colonnello il desiderio di assolvere il servizio nelle truppe alpine, motivando questa mia volontà per avere uno zio reduce dalla Russia nella mitica Julia, ho svolto il servizio militare nell’Aeronautica Militare.
Dopo sette anni dalla posa della prima pietra, in occasione del 90° anniversario di fondazione del Gruppo, a Castelveccana è stato ultimato e inaugurato il museo degli alpini. Dopo l’alzabandiera e l’omaggio floreale al cippo di Giacomo Albertoli, martire della libertà, al quale è dedicata la sede del Gruppo, quattro reduci hanno tagliato il nastro tricolore, inaugurando ufficialmente il museo, poi benedetto dal diacono alpino Armando Caretti. Ecco i loro nomi: Stefano Passera classe 1923, Bruno Spozio del 1922, Germano Comini classe 1924 e Livio Dellea del 1917.
Il prossimo 2 febbraio gli alpini di Colico celebreranno il 71° anniversario della battaglia di Nikolajewka. La cerimonia sarà preceduta dal concerto della fanfara della Brigata alpina Julia in programma sabato 1° febbraio, alle ore 21, nel teatro “De Andrè” di Mandello del Lario.
Studiare l’impatto economico e sociale dell’Adunata degli Alpini sul territorio è lo scopo del progetto di ricerca curato dal prof. Paolo Rizzi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Alla presentazione, a Milano, erano presenti il vice presidente vicario dell’ANA Adriano Crugnola, il sindaco di Piacenza Paolo Dosi, il presidente della provincia Massimo Trespidi e il già presidente della sezione ANA di Piacenza Bruno Plucani.
Mi chiamo Laura, ho 21 anni e studio all’Università di Torino. Vi scrivo semplicemente per ringraziare gli alpini per il bellissimo evento che organizzano ogni anno: il ritrovo dei Babbi Natale! Purtroppo non ho mai partecipato direttamente, ma sono molto vicina all’evento per una doppia ragione. In primis, anche io sono stata ricoverata al Regina Margherita quando avevo 12 anni, per un brutto male. Restai in ospedale nel periodo natalizio, e fu davvero un momento buio che ricordo con timore ma anche con l’orgoglio silenzioso di chi ce l’ha fatta.
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La tecnica di “scavare” sotto i piedi del nemico per farlo crollare è stata sfruttata dal III secolo a.C. in avanti, anche se è diventata una componente importante nella guerra moderna, con l’impiego degli esplosivi. Va tuttavia detto che, per rilevanti che siano stati gli episodi sui due fronti, occidentale e orientale, non hanno in alcun caso costituito elemento determinante per le sorti del conflitto. Questo interessante volume, scritto dal generale del Genio aeronautico Basilio Di Martino documenta questa guerra sotterranea costata migliaia di vite. |
Gentile Direttore, mi permetto di scriverle per comunicarle con entusiasmo quanto hanno fatto gli alpini per il paesino di cui sono parroco. In data 9 novembre, infatti, nella piccola chiesa parrocchiale, il coro sezionale ANA “Monte Saccarello” ha tenuto un bellissimo concerto-spettacolo in ricordo dei caduti di Oliveto. Durante il concerto, l’esecuzione di brani tratti dal repertorio alpino relativo alla guerra di Libia e alle due guerre mondiali, si è alternato alla lettura di testimonianze originali (lettere di guerra e pagine di Rigoni Stern).
Caro don Bruno, sono l’alpino Padre Roda: dopo 22 anni di Brasile sono tornato in Italia per gravi motivi di salute. Quest’anno, dopo tanti anni, ho potuto partecipare all’Adunata nazionale a Piacenza. È stata un’esperienza bellissima, ho potuto respirare quell’aria di alpinità che anche da lontano non mi è mai mancata.
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Quarant’anni di servizio militare, dal tempo dell’Accademia al congedo. E, in mezzo, la vita in 49 “sfumature in grigio verde”, tanti sono i racconti autobiografici del generale degli Alpini Villi Lenzini. Non ci si annoia, nella lettura, anche perché la prosa è molto fluida, effervescente ed i racconti sono divertenti, a volte amari, spesso critici e pungenti. Ma, come nota Toni Capuozzo nella sua bella prefazione, i suoi suggerimenti sono fatti per costruire e non per distruggere. A Lenzini non vanno certi politici che non hanno il senso dello Stato e non ha timore a scriverlo; ha un grande senso dell’onore e del dovere, del sacrificio e del rispetto e ama la sua vita con le stellette. Non ha rimpianti, ricordi sì, tanti. |
La guerra sui social network continua quotidianamente senza esclusione di colpi per nessuno. Ma c’è un limite a tutto dettato dalla ragione del buon senso per un utilizzo serio. È anche vero che la natura umana è limitata e sempre più incuriosita verso le novità ma, come dice giustamente Lei, ci vuole il senso della misura per tenere sotto controllo certi fenomeni.
Caro Bruno, leggendo la lettera “Capitano quaquaraqua” su L’Alpino di novembre, mi sono sentito in dovere di scrivere quello che è successo a me. Alpino del 1°/69, btg. Saluzzo, 4ª Compagnia, caserma Fiore, borgo San Dalmazzo (da Bra e da Torino).