Alpino nell'animo

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    Gentile direttore, le scrivo in relazione alla lettera contenuta nel numero di ottobre di Giovanni Galeazzi di Milano e ripresa da Renzo Ronzani di Lusiana nel numero di dicembre. Sono nato a Santa Caterina di Lusiana nell’Altopiano di Asiago e nonostante avessi espresso nel colloquio di fine visita di leva ad un colonnello il desiderio di assolvere il servizio nelle truppe alpine, motivando questa mia volontà per avere uno zio reduce dalla Russia nella mitica Julia, ho svolto il servizio militare nell’Aeronautica Militare.

    Sono orgoglioso di appartenere a questo gruppo, ma nel mio profondo mi manca qualcosa: la famiglia alpina. Mi sono iscritto come socio simpatizzante nel gruppo di Santa Caterina ma cambierei il mio basco blu con un cappello alpino. Ho vissuto la mia infanzia tra giochi e i racconti degli alpini reduci dalle guerre e pensavo fosse naturale vestire quella divisa.

    Adesso mi permetta anche una piccola critica. Nei vostri articoli parlate dell’Inno nazionale come cosa vostra. Volevo dire che anche l’Aeronautica ha avuto le sue vittime e che anche oggi si trova (come voi alpini) in luoghi di guerra e sorveglia giorno e notte gli spazi aerei per la nostra sicurezza. Forse l’episodio più famoso riguarda la guerra del Golfo con la cattura del maggiore Gianmarco Bellini e del suo navigatore, capitano Maurizio Cocciolone. Penso che l’Inno unisca tutti noi e che altre canzoni in realtà celino solamente un malcontento generale, che certe persone non vogliono o fanno finta di non vedere.

    Nereo Pozza – Romano d’Ezzelino

    Caro alpino (nell’animo), il tuo desiderio di portare un cappello con la penna dice quanto profonda e radicata sia, nel tessuto sociale delle nostre terre, la cultura degli alpini, quasi una lingua della vita, parlata con le tradizioni e coi fatti. È comunque una cultura che si può fare propria, come già stai facendo, perché gli alpini non sono escludenti ma includenti. Con loro si è sempre di casa. Hai ragione a dire che l’Inno non è solo nostro. Ma noi non è che ne vogliamo l’esclusiva. Soltanto c’è che quando lo cantiamo lo riempiamo della nostra storia.