Nostra madre Terra. O matrigna ?

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    Il clima sta cambiando: fenomeni sempre più violenti e sempre più frequenti sconvolgono i continenti La Natura presenta il conto.

    di Lorenzo Danieli

    Nel 2001 un rapporto dell’IPCC, l’istituto delle Nazioni Unite che studia i cambiamenti climatici, sentenziava: La maggior parte del riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni è probabilmente da attribuire alle attività umane (leggi: tramite l’emissione dei gas, quali l’anidride carbonica, che incrementano l’effetto serra). Anche se da allora non è trascorso molto tempo, riguardo al clima si sono accumulati molti altri studi e molte osservazioni, potremmo quasi dire: molti altri indizi . Proprio nello scorso mese di settembre le misure effettuate dai satelliti hanno stimato l’estensione di ghiaccio marino dell’oceano artico, che è risultata essere la minima di sempre.

    Di questo passo nell’Artico la copertura di ghiaccio estivo potrebbe scomparire completamente, prima della fine del secolo. La passata stagione degli uragani nell’Atlantico tropicale, come hanno ampiamente riportato le cronache, è stata eccezionale e calamitosa. Il caso ha voluto che, praticamente in contemporanea, due studi pubblicati su riviste scientifiche prestigiose dimostrassero una relazione tra la potenza dei cicloni e la temperatura superficiale del mare, che sta aumentando. I cicloni tropicali, come il famigerato Katrina, sono un esempio semplice e illuminante di cosa significhi avere a che fare con un sistema non lineare quale il complesso oceano atmosfera: questi vortici si sviluppano solo se la temperatura superficiale dell’oceano supera una certa soglia, circa 26 27 gradi, non un grado di meno.

    Se il sistema climatico fosse rappresentabile da un pacco contenente della merce, sull’involucro troveremmo scritto maneggiare con cautela . Sfortunatamente, in pochi sembrano averlo capito e gli uomini, per lo più, si comportano come se avessero una scorta inesauribile di pianeti di riserva, anziché una sola Terra e una sola atmosfera. L’estate del 2003 ha rappresentato una grande lezione, in parte già dimenticata, per i cittadini europei, e un enigma per la comunità degli studiosi dell’atmosfera. Mai, prima di allora, in Europa si erano misurate temperature tanto alte e per tanti giorni consecutivi.

    In una sola estate è andato perso dal 5 al 10 del ghiaccio alpino e si sono contate decine di migliaia di morti premature tra la popolazione anziana. Un frutto avvelenato del riscaldamento globale o l’ennesima singolare coincidenza? Il 16 febbraio 2005 nel disinteresse generale e soprattutto dei politici italiani, grazie alla ratifica della Russia è entrato finalmente in vigore il protocollo di Kyoto. Il trattato in questione, pure se seguito alla lettera, non farà neppure il solletico al sistema climatico, ma molti credono e sperano che la sua applicazione possa dare l’avvio a dei processi virtuosi, stimolare le pratiche di risparmio energetico e lo sviluppo di fonti alternative (ad esempio tramite la compravendita delle emissioni di carbonio). In ogni caso, anche se non fosse reale l’incubo del cambiamento climatico, da tempo abbiamo ottimi motivi per cambiare rotta.

    I satelliti, quando sorvolano il sud est asiatico, fotografano un fenomeno soprannominato Nube Marrone Asiatica . Si tratta di una gigantesca massa di fuliggine, estesa quanto un continente, originata dai camini, dagli incendi delle foreste e dell’immondizia. La prossima volta che sentiamo parlare del miracolo economico dell’Asia, ricordiamoci anche della sua nube marrone. Che poi non è tanto diversa dalla cappa di ossidi di azoto, di ozono e polveri sottili varie che staziona sui cieli delle valle padana, e che risale le valli alpine insieme alle brezze. La lotta al cambiamento climatico ci aiuta anche a sconfiggere l’inquinamento.

    I nostri amministratori, e gli economisti, per lo più, ignorano o fingono di ignorare tutto questo: sostengono che un po’ di inquinamento tanto male non fa; concetti come quello di efficienza energetica, di riduzione degli sprechi, sono a loro quasi sconosciuti. Parola d’ordine è consumare, bruciare combustibili per produrre, per poi consumare e sprecare: così cresce la produzione, viva la produzione