La presenza del Labaro ha conferito ulteriore solennità alle celebrazioni del 77º anniversario dell’affondamento della nave Galilea e della campagna greco-albanese. L’evento, di Massimo Cortesi promosso come da tradizione dal Gruppo di Sala Baganza e dalla Sezione di Parma, intende ricordare il tragico siluramento del piroscafo Galilea, avvenuto nella notte tra il 28 e 29 marzo 1942 ad opera del sommergibile britannico Proteus: il Galilea riportava in Italia 642 alpini del battaglione Gemona e altri 643 militari in forza a reparti reggimentali, Carabinieri e Regia Marina. Per quasi mille di loro non ci fu scampo. Un destino terribile quanto beffardo per quei soldati, che, sopravvissuti all’inferno greco-albanese, confidavano nel ritorno alla casa e agli affetti. Una celebrazione che si è snodata su due giornate, con la Messa, il sabato, nella chiesa di Maiatico, seguita dalla deposizione di una corona al cippo locale che ricorda quei Caduti. Domenica la tradizionale sfilata, presenti una quindicina di vessilli sezionali e una settantina di gagliardetti di Gruppo, lungo le vie dell’antico borgo parmense, dominato dalla splendida Rocca, che chiude verso l’alto la grande piazza Gramsci, dove si sono tenuti i discorsi ufficiali. «Venire qui, a Sala Baganza – ha sottolineato il Presidente Sebastiano Favero, che scortava il Labaro con il vice Presidente Lorenzo Cordiglia e numerosi consiglieri nazionali – è stata una scelta in linea con il fare memoria, principio per noi irrinunciabile. Ci sono solo tre parole sulla Colonna Mozza in Ortigara ‘Per non dimenticare’ ed è per rendere doveroso omaggio alla memoria di quegli alpini e di quei militari che oggi siamo qui. E fa enormemente piacere trovare in piazza i ragazzi delle scuole medie, perché è soprattutto a loro che è rivolto il messaggio che viene dalla nostra storia. Perché un popolo senza memoria è un popolo senza futuro». Certo, l’affondamento del piroscafo Galilea non evoca nel grande pubblico le dolorose e leggendarie suggestioni del fronte russo, a cui sono stati dedicati monumenti della letteratura, «ma non possiamo non considerare che quei ragazzi – ha detto il Presidente della Sezione di Parma, Roberto Cacialli – stavano tornando in Patria dopo aver combattuto sul fronte greco-albanese, un teatro di operazioni costellato di altrettanta sofferenza e valore. Una parte della Seconda guerra mondiale non meno terribile, per quanto sia ingiusto stilare classifiche della tragicità di una guerra rispetto ad un’altra». Sul bastione della rocca, accolti dall’affetto e dalla riconoscenza non solo delle penne nere, anche due reduci alpini parmensi, ormai non lontani dal secolo di vita. Una presenza sempre più rara quella dei reduci, ma che testimonia il loro straordinario attaccamento alla missione del fare memoria. A rendere omaggio alla cerimonia alpina anche le istituzioni locali, a cominciare dal sindaco di Sala Baganza, Aldo Spina e dal Presidente della Provincia di Parma, Diego Rossi, che è anche sindaco di Borgotaro. In particolare, Spina ha sottolineato il profondo legame che lega Sala Baganza agli alpini, che sono sempre pronti e disponibili ad operare a favore della comunità di cui sono parte integrante ed asse portante. Una realtà, questa, che ha trovato conferma nella festosa conclusione conviviale della cerimonia, conclusione che ha ripagato gli sforzi e l’impegno del Gruppo di Sala Baganza.
Massimo Cortesi