La leva del futuro

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    Romano Prodi, ai tempi del suo ultimo Governo, lanciò l’idea di rendere obbligatorio un servizio di sei mesi alla nazione. Civile o militare, a scelta dei giovani. La proposta, molto interessante, non ebbe seguito. Ora la ripropone Matteo Salvini (dopo che Renzi aveva auspicato un servizio civile obbligatorio) e io la condivido appieno, pur non essendo leghista. Il ripristino del servizio obbligatorio (civile o militare) non è un’idea di destra né di sinistra.

     

    È un’idea (secondo me valida) su cui la collettività dovrebbe confrontarsi. Nessuno deve essere obbligato a portare le armi, ma può essere obbligato a compiere un dovere, anche senza armi, verso la società. Come esiste l’obbligo scolastico, si potrebbe prevedere anche quest’altro dovere sociale. Mentre un paese neutrale come la Svezia reintroduce la leva militare obbligatoria, è opportuno riflettere su quanto ha dichiarato il generale Bertolini: la “nuova” leva avrebbe un alto significato etico ed educativo e inoltre, poiché i soldati di carriera invecchiano, si sopperirebbe anche alla necessità di un ricambio generazionale. A parte questo mi piace ricordare che i padri costituenti vollero un esercito di popolo, per evitare che le Forze Armate rischiassero di diventare un “corpo separato”. E non dimentichiamo quanto afferma solennemente l’art. 52 della nostra Costituzione: “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. Non di una categoria professionale, ma di ogni cittadino.

    Rino Bonora

    È da tempo che vado sostenendo che saranno i fatti a obbligarci a ripristinare la leva obbligatoria. Diamo tempo al tempo; peraltro in tempo per vedere realizzata questa speranza.